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04 Ott
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Intervista all'autore - Pietro De Leo

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono il terzo di sette figli di genitori semplici ed onesti che ci hanno cresciuto con sacrificio e valori, mia madre casalinga, mio padre operaio alla giornata.
Non ho mai deciso di diventare scrittore, ma la scrittura è diventata un bisogno primario. Ho sempre avuto mille idee e ho fatto cose vent'anni fa che molti pensano di creare oggi, ma per me sono già vecchie. Mi sono sposato molto giovane e sono arrivati presto quattro figli, mi sono buttato a capofitto nel lavoro e in breve tempo ho aperto 4 attività commerciali, solo con la forze delle mie idee, nel campo della ristorazione, dove ho occupato tutti i ruoli, difatti sono un esperto di ristorazione, sono bravo in cucina come in pizzeria, amo il lavoro di sala e sono un appassionato di vini, champagne e distillati tutti.
Ad un certo punto della mia vita ho deciso di abbandonare tutto e rimettermi a studiare. Lavorando e studiando tra il 2003 e il 2011 ho conseguito tre lauree presso l'Università degli studi di Macerata: Scienze Politiche Internazionali, Scienze Giuridiche e Giurisprudenza. Ho creato dal nulla uno studio di migrazione per dare consulenza agli immigrati.
Ho molto da dire e da scrivere, ma non ho il tempo per farlo, spero di trovarlo presto.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento della giornata in particolare che dedico alla scrittura, a volte mi capita persino di accostare con la macchina e scrivere perché qualcosa mi ha colpito, può essere una notizia, un evento o quello che mi capita durante la giornata, l'ispirazione arriva quando arriva, comunque se c’é un momento in cui prediligo scrivere è la mattina presto appena alzato, poiché durante la notte qualcosa mi è frullato nella testa e fino a quando non scrivo non passa.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo un po' di tutto, ma quello in assoluto mi piace leggere è Luciano De Crescenzo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
É nata perché doveva nascere, scrivo quello che sento da sempre e negli ultimi anni il bisogno di scrivere è sempre più forte, quando non lo faccio sto male, mi sembra di non aver fatto il mio dovere.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso molto, sono un osservatore attento della realtà, mi accorgo delle contraddizioni profonde nel nostro tessuto sociale nel quale vivo e ho vissuto per cui tutto nasce dalla realtà osservata.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Tutte e due, quando scrivo evado e racconto la realtà dal mio punto di vista e cerco di farlo con un linguaggio più semplice possibile affinché possa arrivare a tutti.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Abbastanza, ma molto nasce dalla realtà osservata, tante poesie sono scritte su situazioni altrui dalle quali mi lascio condizionare e in situazioni che non mi appartengono, ma che potrebbero benissimo appartenermi.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, ma la mia compagna Laura che è molto severa nei suoi giudizi è quella alla quale faccio riferimento.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Le mie poesie, non le faccio leggere a nessuno prima, ho bisogno di decantarle all'interno di me stesso, poi passo a chiedere un giudizio alla mia compagna Laura.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io sono all'antica, chi ha bisogno di leggere sceglie il cartaceo, chi ha bisogno di distrarsi e passare il tempo altrimenti oziato sceglie l'ebook. Quindi no categorico.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche in questo caso è una cosa passiva, il piacere di leggere si riduce di molto; è né più né meno che guardare la televisione.
 
 

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Giovedì, 04 Ottobre 2018 | di @BookSprint Edizioni

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