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22 Set
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Intervista all'autore - Martina Acconcia

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono una ragazza molto semplice e vengo dalla Sicilia. Non penso che ci sia stato un momento nel quale ho detto: “Voglio diventare scrittrice!” anzi da piccolina ero molto negata nella scrittura, quindi, è stato un processo molto lento che ho coltivato con insistenza in questi ultimi tre anni. Devo confessare che la scrittura è iniziata come un gioco, come tutto del resto, e sicuramente non pensavo che alla sola età di sedici anni avrei già pubblicato un libro.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c’è un momento preciso nel quale scrivo o mi dedico a mettere nero su bianco le mie idee. Dipende tutto da ciò che ho intorno. L’ispirazione può arrivare anche guardando una semplice parola di un giornale o di un altro libro, è imprevedibile, almeno per me.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo preferito, ma mi piace molto Alda Merini.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Volevo sperimentare. Inizialmente scrivevo solo piccoli testi o piccole opere, ma ho sempre avuto il desiderio di espandermi e voler provare la poesia e così ho fatto. Quest’opera era solo un racconto in poesia di due innamorati, molto basilare e semplice, ma successivamente ho compreso che volevo renderla più mia e cercare di far cogliere chi è veramente Martina, e spero di esserci riuscita.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi moltissimo, dato che il mio intento è quello di raccontare la vita di un adolescente nel contesto sociale in cui vive, sottolineando gli aspetti negativi e positivi. Era molto difficile i primi tempi poter scrivere inserendo il contesto, anche perché dovevo scegliere attentamente le parole per poter arrivare dritta al punto. Adesso, invece, è più semplice di quanto pensassi.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo per raccontare la realtà, sicuramente. È importante mettere in rilievo la realtà in cui viviamo.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo oserei dire. Quando ancora ero alle prime armi, quindi si parla del primo anno, credevo di poter mettere e di voler mettere solo una piccola parte di me, non sbilanciandomi troppo per paura di espormi troppo. Adesso non ne posso fare a meno. Credo sia importante mettere una parte di sé nelle proprie opere: piccole e grandi che siano.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
È limitato potersi riferire solo ad una persona in particolare, quindi, no. Mi piace inserire tutte le persone che ho incontrato in questi miei anni di vita, da quella che mi ha lasciato il segno a chi invece è stato indifferente. Mi piace esprimere più sentimenti possibili ed essere illimitata.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Le primissime poesie credo alla mia migliore amica, dato che volevo un confronto netto e crudo. Le altre le ho pubblicate in una piattaforma fatto apposta per gli scrittori emergenti o per chi ha la passione per la scrittura e vuole, ovviamente, coltivarla (questo sito si chiama Wattpad), quindi i primi a leggere erano sempre i lettori della piattaforma.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di sì, dato la facilità e comodità che possiede, anche se devo ammettere che non abbandonerei mai un libro cartaceo, poiché significherebbe rinunciare a poter sottolineare le parti che più mi hanno colpito e poter farlo mio, in un modo o nell’altro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una scoperta. Non ho mai provato, devo essere sincera, ma deve sicuramente essere una scoperta per chi ha estremamente bisogno di leggere e, in quel momento, non può.
 

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