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BookSprint Edizioni Blog

19 Lug
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Intervista all'autore - Roberto Ponchia

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Come si può rispondere in poche frasi ad una domanda così complessa...
"Sono figlio di mille esperienze", ho viaggiato molto "vivendo molti luoghi" e qualche volta ho anche visto la morte da vicino.
Ora abito in una vecchia casetta di campagna, nella "Bassa-padovana", con mia moglie, i miei due figli e molti animali.
 Quand'ero piccolo, credo in quarta elementare, un dì raccontai alla maestra di un lungo sogno che avevo fatto quella stessa notte, così lungo e complesso che ci si poteva fare un romanzo, e le dissi che temevo di dimenticarmelo. -"Allora scrivilo, il tuo romanzo!"- mi rispose lei.
Da allora ho sempre scritto tutto ciò che mi veniva in mente: idee, storie, discorsi ecc.
Ancora oggi trovo bigliettini o pagine di appunti sparsi in giro, dentro i libri o nascosti nei cassetti, ma dopo 40 anni ho finalmente dato ascolto alla mia maestra delle elementari ed ho pubblicato il mio primo romanzo!
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sono le ore serali o notturne, le più propizie e complici alla scrittura, almeno per quella più impegnativa. Tuttavia, ogni momento di pausa che inframmezza le varie attività della giornata, mi offre una preziosa opportunità per scrivere, anche fossero solo 5 o 10 minuti al massimo, bastano comunque per "buttar giù un'idea": la traccia di un capitolo o il profilo di un personaggio...
Molte persone sentono il bisogno di "spezzare", facendosi la pausa-sigaretta; io invece Scrivo o disegno!
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Cercare di capire quale sia il mio autore preferito è un po' imbarazzante, come quando per gioco, ti chiedono di scegliere un libro da portare nella "famosa isola deserta": In realtà non si tratta mai di scegliere, ma piuttosto ti si chiede di escludere gli altri cento libri, che vorresti portare con te...
... perché ogni autore che abbiamo letto, può aver avuto un particolare valore, per un particolare periodo delle nostre vite.
Io leggo moltissimi saggi: antropologia, religioni, medicina naturale ed altere scienze. Ma se devo pensare alla narrativa, mi vengono in mente Paulo Coelho e Carlos Castaneda, fra gli autori che più mi hanno fatto riflettere. Con Wilbur Smith invece, ho fatto piacevoli viaggi in mondi esotici, e con Dan Brown ho vissuto avvincenti avventure.
 
4. Perché è nata la sua opera?
É stato un impulso irrefrenabile: il racconto era già tutto formato nei miei ricordi ma era composto da situazioni apparentemente scollegate fra di loro.
Così è bastato dare spazio alla fantasia ed è nato il personaggio di Roger che ha legato insieme tutti i fatti, dando loro una consequenzialità logica e coerente.
Quando parlo di ricordi, mi riferisco a quelle "esperienze oniriche" che ho vissuto come fossero vere, da "testimone onnisciente", in seguito ad una malattia che mi ha fatto sfiorare la morte, durante un periodo di coma e successivamente, di semi-coscienza.
Comunque per me era chiaro che quelle storie dovessero essere raccontate, anche il titolo era già stampato a chiare lettre nella mia mente, e nonostante sia un po' enigmatico ed ambiguo nel suo significato, è rimasto così fino alla fine.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il mio background culturale è una strana miscela, composta dall'educazione perbenista e conservatrice della mia famiglia di origine, con tutti i relativi pregiudizi, ed il ribaltamento di tutti gli schemi di valutazione della realtà, maturati con le esperienze di lavoro all'estero, durante le quali sono venuto in contatto con persone di etnie ed estrazioni culturali diverse.
Anche ciò che sono diventato è uno strano "ibrido", quello che si ottiene tra un nerd ed un complottista, la qual cosa potrebbe sembrare quasi un ossimoro ad una valutazione un po' superficiale, ma solo perché della scienza, si conosce in generale esclusivamente ciò che è ufficialmente accettato.
Infatti io preferisco definirmi un "Diversamente Informato".
Da qui nasce forse il mio desiderio di condividere con gli altri ciò che imparo o che deduco... Poi però penso che ognuno dovrebbe fare da solo il proprio "viaggio di scoperta", così nel mio libro, mi limito a dare qualche spunto di riflessione, o a mettere qualche piccola pulce nell'orecchio del lettore.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che scrivere sia prima di tutto, mettersi di fronte a se stessi, affrontando le proprie paure e confrontandosi con le proprie passioni:
Poi, scrivendo, ognuno racconta la propria personale visione della realtà, o indugia ancor più, creandone una dove poter evadere.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Penso che sia come nei sogni:
Il nostro subconscio si immedesima in tutti i protagonisti del sogno stesso, facendosi interprete di tutti i ruoli, quasi a volerci raccontare qualcosa di noi.
Allo stesso modo fa il romanziere, anche se non vuole, perché lascia sempre una traccia di sé in ogni suo personaggio, così come in ognuna delle scene che descrive, c'è sempre un po' delle esperienze che ha vissuto; anche per me è stato lo stesso.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non qualcuno, bensì qualcosa:
Fondamentale è stata la lunga convalescenza che mi ha costretto all'inattività lavorativa, a seguito di un grave Ictus celebrale. Subito dopo aver recuperato un minimo di lucidità mentale, ho avuto l'opportunità di dedicare tutto il tempo a questo progetto.
Scrivere il libro e realizzare personalmente anche tutte le illustrazioni, sono state entrambe, delle eccezionali pratiche riabilitative!
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A parte i miei due figli, Emma e Giacomo rispettivamente di 15 e 8 anni, che mi costringevano a legger loro ogni capitolo appena completato, l'unica persona che ha letto il libro per intero prima della pubblicazione, credo sia stata proprio la valutatrice della BookSprint edizioni e poi successivamente il correttore di bozze della stessa casa editrice.
Credo che farlo leggere a qualcuno in corso di lavorazione, avrebbe significato probabilmente farmi scoraggiare, o almeno così temevo. Avrei rischiato forse di non portarlo a termine ed io, non volevo proprio perdermi la soddisfazione di vederlo finito!
Ed è stata una grande soddisfazione, ve lo assicuro.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo che per qualche anno ancora il successo dell'e-book aumenterà, perché è più conveniente per le tasche dei lettori ed anche perché è comodo da portare con sé.
Tuttavia io, che probabilmente sono un romantico, preferisco la sensazione di tenere il libro fra le mani, leggerlo sotto una luce giusta, dovendo forse anche usare gli occhiali certo, (sempre meglio che la luce dello schermo sparata sulla faccia) e cercandomi per leggere, un posticino tranquillo, comodo e rilassato.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che mi lusingherebbe molto "ascoltare le pagine" del mio libro, lette ed interpretate da qualche professionista o dalla voce familiare di qualche interprete famoso...
L'audiolibro è inoltre indubbiamente uno strumento importantissimo per permettere di avvicinarsi alla lettura anche a coloro che per svariati motivi non possono leggere in autonomia, magari a causa di qualche handicap.
Purtroppo manca ancora una vasta scelta per questo scopo.
Io sarei tuttavia propenso a spingere lo sviluppo dell'audiolibro soprattutto nel settore della saggistica, perché diventerebbe comodo potersi informare ed acquisire una gran mole di contenuti, anche durante la guida o svolgendo il proprio lavoro; una bella comodità!
Certi libri tuttavia vanno assaporati, soprattutto per quanto riguarda la narrativa. Ci si prende il tempo di riflettere magari, fra una pagina e l'altra; Un libro si medita, si immagina, forse si sottolinea anche, o ci si fanno le orecchie se serve! e poi, un libro se non piace si può anche "relegare allo sgabello del bagno" per assolvere ad altre funzioni, o se è sottile, si può sempre utilizzare per sostenere la gamba corta di un tavolo che traballa...

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Giovedì, 19 Luglio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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