1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un siciliano doc nel senso che amo la mia terra fino al "midollo" per rimanere in tema. Viaggio molto e questo mi fa apprezzare ancora di più le bellezze e l'unicità della mia isola. La "Sicilianità" è una cosa che non si riesce a spiegare. I luoghi, i profumi, la gente, il mare tutti ingredienti che fanno della Sicilia una terra unica al mondo. Orgoglioso della mia terra.
Non ho deciso di diventare scrittore e non ho neanche la pretesa di aver scritto un best-seller. Ho solo riportato tutte le esperienze vissute con persone speciali, con pazienti speciali che hanno un segno importante.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Gli impegni di lavoro e il mio status di paziente, condizionano non poco i momenti da dedicare alla scrittura. Gli unici momenti della giornata da utilizzare sono quelli notturni. Durante la notte riesco a scrivere e a meglio rappresentare ciò che provo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Paulo Coelho.
4. Perché è nata la sua opera?
Questa "opera" nasce quasi come una richiesta da parte dei pazienti. Raccontavo loro le mie esperienze a seguito degli incontri con malati affetti da patologie simili e percepivo dai loro sguardi una richiesta di aiuto. Sono anch'io un paziente, so perfettamente cosa chiedere ad un altro paziente: la CONDIVISIONE della mia malattia, delle mie ansie, delle mie paure ma anche la voglia di uscire dal tunnel, l'energia necessaria per contrastare il mostro ed allo stesso tempo alimentare la speranza di guarigione. Avrei regalato a loro tutto ciò realizzando questa piccola opera.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho vissuto la mia vita per il sociale e nel sociale. Prima con i bambini disabili che assistevo sin dalla tenera età di 10 anni. Poi come donatore di sangue. Sempre in prima linea per i diritti dei pazienti specialmente i più piccoli e indifesi.
Poi da paziente ho avuto modo di sperimentare delle cose straordinarie. Per essere un paziente occorre molta pazienza e una forza notevole. Io riesco a prendere energia da ognuno di loro trattenendone una piccola dose e destinandone la maggior parte agli altri.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
É assolutamente raccontare la realtà. La mia realtà che coincide con quella, purtroppo, di tanti pazienti.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Praticamente tutto. Aver deciso di scrivere un libro sulla vita vuol dire accettare di condividerla con il lettore. Mi auguro che questo possa contribuire a migliorare le condizioni psicologiche di molti pazienti e consentire loro di affrontare e superare le ansie legate alla loro patologia.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie e la mia famiglia. Ho chiesto a loro il "nulla osta" per scrivere di me e ovviamente anche di loro. Anche i medici Ugo Consoli e Stella Impera, due angeli.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A due amici pazienti che hanno poi deciso di regalarmi la prefazione.
É un onore per me leggere quanto hanno scritto su di me. Se tutto ciò che hanno scritto corrisponde alla loro visione di tutto quello che ho realizzato nella mia vita, vuol dire che il messaggio è passato. Amelia e Giuseppe, due amici straordinari hanno scritto delle cose che non mi sarei mai aspettato. Mi descrivono come un "Giullare instancabile" un "portatore sano di sorrisi".
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ho sempre apprezzato la lettura di un libro cartaceo e la percezione del profumo della carta. sensazione che l'ebook non potrà mai regalarti.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Occorrerà ancora del tempo per poterne valutare l'efficacia.