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27 Feb
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Intervista all'autore - Gemma Andronico

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è quel meccanismo che permette di lasciar fuoriuscire le mie emozioni e far sì che prendano forma su un pezzo di carta, trasformandosi in racconti o in una sorta di autoterapia. Quando ascolto i miei pensieri e li riporto su un foglio è come se li lasciassi andare via, come se mi svuotassi da un intreccio di sensazioni positive e negative.

L'emozione che prevale mentre scrivo è la gioia di riuscire a trasferire con semplicità ciò che provo o le idee che si accavallano nella mia mente.

 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Gli unici collegamenti con la mia vita reale sono alcuni luoghi descritti come Torino, città in cui sono nata ed ho vissuto fino a dieci anni fa, e Settimo Torinese, paese in cui vivo ora.


 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Nonostante quest’opera non sia autobiografica, è stata scritta dopo una grande sofferenza personale. Ho trasformato così il mio dolore in un’angoscia differente. Ho tirato fuori un grande mostro che abitava dentro me e per questo motivo è stato liberatorio.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata più semplice del previsto. Mentre il mio racconto prendeva forma nella mia immaginazione è venuto fuori da sé.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei con me il libro “Mangia, prega, ama” di Elizabeth Gilbert, perché parla di una donna alla ricerca della felicità ed in questa ricerca la scrittrice fa molte riflessioni, che, secondo il mio punto di vista, sono importanti e che potrebbero aiutare chiunque ad affrontare momenti bui e magari, chissà, trovare anche quella serenità tanto ambita.


 

6. Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo. Non rinuncerei mai a sfogliare un libro, annusare le sue pagine e riempire la mia libreria personale. Anche se, devo ammettere che in alcuni casi, l’ho utilizzato.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ci tengo a precisare che non mi sento una scrittrice, forse un’aspirante.

Più che intraprendere una carriera, ho provato a credere in un’opera completata in età già adulta e cercare qualcuno che la pubblicasse, credendo in me.
Da piccola parlavo molto poco, mentre scrivevo tantissimo.
Ho sempre avuto due sogni nel cassetto: insegnare come maestra nella primaria e diventare una scrittrice. Il primo sono riuscita a realizzarlo, chissà per il secondo…

 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
I miei scritti nascono quasi sempre al mare, mia musa ispiratrice.

Sulle spiagge di Borgio Verezzi, mentre leggevo un libro, la mia attenzione venne richiamata da una mamma che cercava disperatamente la figlia. Una volta accertatami del ritrovamento, un’idea prese vita dentro di me.
La sera stessa mi recai ad una sagra e mentre la gente parlava, ballava e si divertiva, io cercai di sistemare le mie fantasie come se fossero un puzzle.

 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Tanta soddisfazione. Una volta finito ci si sente pienamente leggeri.


 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia mamma, accanita lettrice. Mi ha aiutata a correggere e cambiare alcune parti.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia un’ottima soluzione per i non vedenti.

Ma non credo possa sostituire il piacere della lettura.
Lo trovo geniale, invece, per i bambini che non sanno ancora leggere.

 

 

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Martedì, 27 Febbraio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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