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27 Feb
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Intervista all'autore - Riccardo Gaffuri

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La mia è una storia un po’ anomala, non sono la classica persona innamorata della scrittura ad ogni costo e soprattutto non mi considero un gran lettore, come d’altra parte si dice sia la maggior parte degli italiani; nonostante ciò, da circa sei anni, è subentrata una vera e propria esigenza di esprimere dei pensieri, delle storie, delle emozioni attraverso le parole scritte. Se però analizzo la mia vita, che di fatto è già pervasa da molte componenti artistiche quali l’architettura, la pittura e la musica, non dovrei stupirmi più di tanto di questo avvicinamento, visto che la scrittura è essa stessa arte. Ad ogni modo, tutto è iniziato verso il 2011 quando scrissi il mio primo romanzo “Salvate Marilyn!”, un libro completamente diverso da “Le pagine nascoste” ma, a detta di tanti, emozionante e vorticosamente intrigante; purtroppo non è stato ancora pubblicato, ma penso che mi attiverò al più presto per farlo.


 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di solito scrivo nei ritagli di tempo. Fortunatamente lavorando come libero professionista posso gestire il mio tempo in maniera libera, inserendo qua e là qualche frase in più durante un progetto e l’altro.


 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Anche se in precedenza ho indicato di non essere un grandissimo lettore posso comunque indicare alcuni scrittori che mi hanno particolarmente colpito, come ad esempio: Nicholas Sparks, John Grisham ed anche Margaret Mazzantini, “Non ti muovere” è un romanzo molto emozionante.


 

4. Perché è nata la sua opera?
“Le pagine nascoste” è nata grazie a mio zio Franco a cui l’opera è dedicata, anche se non è un romanzo biografico. Trae spunto da un diario che scrisse molti anni fa, le famose pagine nascoste per l’appunto, quando decise di fare un cambio di vita a dir poco sconcertante. Anni sessanta, un buon lavoro, un buon futuro davanti a sé e poi la voglia irrefrenabile di stravolgere tutto, abbandonare quella vita piena di promesse ma per lui vuota ed insensata, per rifugiarsi in un bosco, lontano dalla civiltà e dalle comodità, per ricominciare da capo alla ricerca di se stesso. Questa cosa mi ha a dir poco affascinato per il semplice fatto che molta gente asserisce di voler intraprendere la stessa scelta, dichiarando di odiare questa vita ossessiva, ma, alla fine, pochi, se non addirittura nessuno, lo fa veramente; invece lui ci è riuscito ed ha vinto! Penso sia veramente un grande.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso che molto dipende dal contesto in cui nasciamo, cresciamo ed impariamo. Certo, il cosiddetto DNA è gioia e dolori di ognuno di noi, ma “il liquido” in cui siamo immersi è fondamentale come lo è per un pesce che ci nuota dentro. Per quello che mi riguarda penso di aver avuto molte ispirazioni positive, ottimi genitori, ottimi amici, buone occasioni.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non penso sia necessario evadere dalla realtà, anzi la realtà stessa è fonte ed ispirazione di molte opere, in senso generale. Certo la realtà può non piacere, soddisfare, ma esiste sempre un modo per cambiarla … quello che ha compiuto mio zio ne è l’emblema più calzante.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
A parte alcune componenti legate alle vicende di mio zio ed un piccolo “cameo” all’interno del capitolo n. 10 il romanzo è completamente inventato e racconta una storia inedita.


 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Devo ripetermi ancora … mio Zio Franco, fratello di mia madre.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ovviamente mio zio è stato il primo in assoluto! Addirittura, durante la stesura, gli portavo capitolo per capitolo, come una specie di romanzo a puntate. La sua era un’attesa spasmodica e se ritardavo troppo tra una consegna e l’altra non mancava di riprendermi.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook è un grande veicolo di diffusione, pratico, maneggevole ed estremamente capiente.

E’ indubbiamente il futuro, come potrebbe essere il contrario? Peccato che andremo a perdere molte cose intrinseche nell’oggetto fisico stesso … in ogni modo il futuro è inarrestabile.

 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io adoro l’audiolibro, mi fa venire in mente quei vecchi programmi radiofonici dove la voce corposa e cadenzata del lettore proponeva stralci di romanzi o racconti brevi. Soprattutto nel caso di persone che non amano particolarmente leggere … un nome a caso … è un ottimo metodo di diffusione letteraria.


 

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Martedì, 27 Febbraio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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