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30 Dic
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Intervista all'autore - Manuel Surian

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo da Mariano Comense, una piccola città tra Milano e Como. Fin da piccolo ho sempre amato la lettura, coltivata tramite una vecchia collezione di classici senza tempo (il Giornalino di Gian Burrasca e simili). Crescendo mi avvicinai al fantasy, ed essendo da sempre un sognatore iniziai a dar vita ad una storia immaginaria ambientata in un mondo interamente creato da me. In principio erano solo racconti brevi, qualche avventura di poche pagine abbandonata per mancanza di esperienza, poi però iniziai una storia che non riuscivo a smettere di scrivere. A scuola, ogni momento libero era dedicato alla stesura di qualche riga, e dopo anni di lavorazione terminai il mio primissimo romanzo, Le Cronache di Haerya - Il Tormento!



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Per quanto non ami ammetterlo sono un vero e proprio vampiro, la mia piena attività mentale inizia dopo le 23, e se sono particolarmente ispirato son capace di scrivere fino alle 5 o alle 6 di mattina! Nonostante ciò, a seconda degli impegni cerco di ritagliare qualche ora di scrittura quando capita, in ogni orario della giornata.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho mai avuto uno scrittore contemporaneo preferito, anche se di recente sto apprezzando particolarmente Steven Erikson. I miei veri idoli assoluti, nonché fonti di ispirazione sono il Maestro Tolkien, ed il tenebroso Lovecraft. Sono entrambi unici nel loro modo di scrivere!



4. Perché è nata la sua opera?

Praticamente per gioco. In ogni romanzo che io abbia letto avrei affrontato diversamente certe decisioni, o certe scelte fatte dai personaggi. Poi mi resi conto che se avessi scritto io una storia avrei potuto averne il pieno controllo, come se il mondo prendesse forma sotto la mia penna (o per meglio dire la mia tastiera, dato che ho scritto tutto al computer).



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Ogni singolo contesto viene trasposto nella mia scrittura, questo perché la vita reale è un continuo scambio di impulsi ed influenze, ed è normale che finisca per condizionare il modo di scrivere, di pensare, di vivere. Molti personaggi ad esempio verranno mostrati in difficoltà in un mondo inadatto ad ospitarli, e nel descrivere le loro sensazioni ed il loro stato emotivo penso di aver riflesso la mia disoccupazione, la mia instabilità economica e le mie stesse difficoltà sociali.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Per come la vivo io è un'evasione. Non essendo mai stato un tipo troppo socievole trovavo nelle mie storie un modo per creare viaggi, avventure, relazioni interpersonali e contesti altrimenti impossibili da vivere. D'altronde il fantasy è proprio questo, no?



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tanto, anzi, tantissimo. Un lettore attento potrebbe leggere la mia persona tra le pagine, anche nella crescita che ho avuto durante gli anni. Il libro è stato scritto nell'arco di circa quattro anni, e secondo me si capisce in maniera evidente che l'inizio del libro appartiene ad un sedicenne inesperto. Nel tempo spero di esser migliorato, di aver maturato un modo diverso e più fluido di scrivere, e questo si riflette in quello che penso sia un buon finale!



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

In primis i miei amici. Con la loro inarrestabile curiosità hanno spinto perché finissi il libro, in modo da poterlo leggere in anteprima! La verità è che impiegai una settimana prima di convincermi a mostrarglielo, questo perché temevo che non sarebbe stato apprezzato... Voglio dire, erano abituati a Martin, Rollins, King, ed altri grandi scrittori! Come potevo io anche solo sperare di intrigarli? Eppure (nonostante le numerose ed utilissime critiche) mi hanno convinto che Le Cronache di Haerya meritassero di esser lette da più persone, e mi han reso orgoglioso del mio lavoro. In secondo luogo invece, la persona più determinante è stata Michael, mio fratello. Al momento ho 25 anni, ed il libro è rimasto in una cartella del mio pc per quasi tre anni. Una mattina mi ha svegliato e ha detto: "Dobbiamo contattare qualche casa editrice, secondo me troveremo qualcuno interessato a pubblicarlo!", e quindi eccomi qui!



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Come dicevo poco fa ai miei amici, ed alla sorella di uno di loro. Sono stati preziosi, e Marco R. ha addirittura scritto un foglio di testo con annotato ogni singolo errore da lui rilevato, ed alcuni commenti, il che mi ha aiutato a capire bene come rivisitare il testo.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Io reputo che sia un'ottima tecnologia per chi come me ha sempre apprezzato le novità tecnologiche. Il costo ridotto dei formati e-book, ed i vantaggi ecologici ne fanno un'ottima punta di diamante della tecnologia utile dei giorni nostri. Tuttavia non posso biasimare i tradizionalisti, i romantici da sempre affezionati all'odore della carta ed alla libertà offerta dal poter liberamente sfogliare le pagine. Un esempio? In ogni libro fantasy che si rispetti c'è una mappa del mondo, e negli e-book è davvero scomodo consultarla!



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L'audiolibro è un'invenzione eccezionale. Chiunque, anche chi non ama leggere, o chi ad esempio sta svolgendo altre attività, ha occasione di ascoltare una storia nella sua interezza, ed apprezzare un ambito che da sempre è associato a noi "topi di biblioteca".



 

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Sabato, 30 Dicembre 2017 | di @BookSprint Edizioni

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