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27 Dic
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Intervista all'autore - Giuseppe Marino

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato e cresciuto in Sicilia, poi ho vissuto diversi anni ad Urbino dove mi sono laureato in psicologia e, oltre agli studi, la città ducale mi ha dato tanto dal punto di vista personale, relazionale e esperienziale. Sono stati anni fondamentali per la mia crescita e la mia consapevolezza. Da qualche anno vivo a Trieste, definita la città letteraria, la quale influisce anche lei, attraverso ciò che vivo, alla stesura delle mie poesie.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Dipende non ho un orario fisso, per quanto riguarda le poesie non ci perdo molto tempo. Le poesie nascono nelle mia mente mentre faccio tutt’altro e solo quando sono pronte mi siedo e scrivo e non sto li a pensare cosa scrivere; scrivo come se scrivessi sotto dettatura. Posso stare settimane o anche mesi senza scrivere nel frattempo qualcosa matura nella mia mente e capita che ne scrivo due, tre di getto una dietro l’altra. Diverso è il discorso se devo scrivere ad esempio un racconto, in questo caso ho bisogno di essere più sistematico e costante, ho bisogno di immergermi nella storia che voglio raccontare.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho un autore preferito, mi piacciono diversi autori anche completamente differenti per generi e stile. Mi piacciono: Dostoevskij, Bulgakov, Henry Miller, ma anche Bukowski per citarne alcuni. Riguardo alla poesia mi piace molto Ungaretti, Caproni, Alda Merini, tra gli stranieri Baudelaire, Neruda e tanti altri che non ho letto ma che sicuramente mi piacerebbero se li leggessi.



4. Perché è nata la sua opera?

Ma non c’è stata una chiara intenzione di arrivare al risultato che mi ha portato a voler pubblicare, semplicemente scrivevo quando avevo qualcosa da dire da raccontare, quando sentivo il bisogno, come una forma di catarsi a volte, e nel tempo rileggendo le mie poesie mi sono accorto che seguivano il mio percorso evolutivo personale. Da una poesia o da una serie di poesie si percepisce il vissuto di quel momento e tutte sono percorse da un filo conduttore che riguarda la sempre maggiore consapevolezza di me e di me in relazione agli altri.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il contesto è stato ed è fondamentale per la mia opera letteraria, sia quello della Sicilia del contesto familiare, degli amici, la scuola, sia quello dell’università con tutte le esperienze fatte e le persone conosciute e sia adesso il contesto della città di Trieste e di quello che sto vivendo qui.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è un modo per raccontare la realtà, per lo meno la mia. È anche un modo per prendere le distanze da ciò che ho dentro per oggettivarlo ed essere anche osservatore di ciò che vivo; questo mi aiuta a comprendere di più.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C’è molto di me, viene da me, da ciò che sento, che provo e che esperisco.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

No, nessuno nello specifico. Fondamentali sono stati tutti coloro che ho incontrato, che hanno attraversato la mia vita, io la loro e mi hanno lasciato qualcosa.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

L’intera opera delle mie poesia a nessuno, ho fatto leggere a qualche amico intimo e alla mia ragazza alcune delle poesie.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?

Non so, è vero che pian piano diventiamo sempre più tecnologici ma il fascino del cartaceo…



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Per rispondere dovrei provare ad esempio ad ascoltare un intero romanzo, forse per le poesie sono più propenso, anche se il piacere di leggere è al primo posto.



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