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BookSprint Edizioni Blog

06 Lug
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Intervista all'autore - Giuseppe De Santis

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere è un tentativo per mettere in ordine i pensieri. È la continua ricerca delle parole adatte per decodificarli ma, allo stesso tempo, è la delusione che cresce con la consapevolezza di poter utilizzare strumenti non completamente adatti per restituire emozioni che si cortocircuitano tra la mente e il cuore. I pensieri ai quali cerco di dare forma, per loro natura, corrono veloci, si accavallano, si inseguono e le parole possono solo dare un senso vago del fermento che fa vibrare il cuore.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Questo libro è una raccolta di racconti e di emozioni. Dentro c’è la mia vita e la vita di chi ha lasciato un segno indelebile nella mia. Nel libro ci sono i miei ricordi e i ricordi di altre vite.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Questa raccolta è stata scritta in diversi momenti e ogni momento è stato conseguente all’emersione di un ricordo, un sorriso, un profumo che mi ha catapultato verso episodi appartenuti al mio passato o al passato altrui che mi è stato raccontato. Ho sempre scritto per me stesso perché scrivere mi rasserena e quando racconto riprendo tra le mani i miei ricordi e arresto lo scorrere del tempo. Raccontare è un po’ una liturgia apotropaica. Se non posso nulla per combattere la morte cerco di fare qualcosa per far allungare la vita ai miei pensieri decodificandoli in una frase, in un racconto che spero saprà sopravvivermi.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

No. In un primo momento avevo pensato “Briciole” che avrei usato se non mi fossi fermato a riflettere che somigliava molto al titolo di un CD inciso da mio fratello Mino. “Fotogrammi” è stato il titolo che mi è venuto in mente subito dopo e mi sembra il titolo giusto perché racconto fotogrammi di memoria.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

È una domanda complicata. In realtà ho sempre pensato che mi piacerebbe vivere una parte della mia vita in un contesto simile. Sono sempre stato incuriosito da tutto. Amo i libri di storia, soprattutto quella Greca, Romana, Egizia. Amo la letteratura e so che non mi basterà la vita per leggere tutte le cose straordinarie che sono state scritte. Per una serie di ragioni legate alla mia giovinezza, vorrei portarmi sull’isola deserta i libri di Pavese che mi hanno scolpito dentro, più che per le storie raccontate , per la musicalità della sua prosa e della sua poesia. Se fosse possibile poi fare qualche strappo alla regola chiederei l’autorizzazione di portarmi dietro anche Steinbeck, che ho divorato quando avevo circa vent’anni, e Madame Bovary di Flaubert che ho letto che ero ancora ragazzino.



6. E-book o cartaceo?

Sono un irriducibile romantico. La carta resta impregnata per sempre dal profumo della storia che custodisce. La carta è scolpita dal tempo che scorre, dal tratto di una matita, dalle glosse delle emozioni, dall’indirizzo di una persona che ti torna alla mente. La carta non potrà mai essere sostituita da un surrogato e in un e-book non si potrà mai custodire un foglia o il petalo di una rosa.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Non ho mai pensato di essere uno scrittore. I miei racconti sono preceduti da una nota ammazza equivoci che non lascia alcun dubbio. Scrivo per non consegnare la mia vita alla banalità del quotidiano, per non perdere il filo col passato e per continuare ad esserci nella memoria di chi mi vuole bene anche quando più non ci sarò.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Per quanto non siano mai mancati gli stimoli a raccogliere questi miei ricordi sparsi nei racconti che ho disseminato nella rete, non ho mai pensato davvero di pubblicare un libro. Hanno insistito tanti amici, la mia compagna e i miei figli in particolare, ma ho sempre resistito. Ho guardato sempre i libri come scrigni del sapere e della conoscenza e, una sorta di timore riverenziale ha sempre arginato le lusinghe, che immaginavo partigiane. L’inversione di tendenza è nata all’improvviso, come quasi sempre accade per tutte le cose. Mio figlio mi ha regalato i miei racconti, il giorno del mio compleanno, raccolti in un volume fatto stampare in cinque copie. Qualche settimana dopo è arrivata la proposta di BookSprint…ci ho pensato ancora un po’, ho sottoposto il testo del mio libro alla mia amica Cristina, che ha sedato le mie preoccupazioni, e finalmente ho detto sì.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Mi commuove perché ho confezionato un dono con le mie mani per tutte le persone che amo, per quelle che ho amato e quelle che amano ascoltare.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Nella forma definitiva, per come oggi lo possono leggere i lettori, Cristina Mottura che è stata il detonatore e che ha scritto una bella prefazione.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

È una cosa che apprezzo e che va coltivata il più possibile ma sono selettivo in modo maniacale. Se la voce di chi legge non mi piace non riesco a proseguire nell’ascolto.


 

 

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Giovedì, 06 Luglio 2017 | di @BookSprint Edizioni

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