3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Il libro cartaceo ha il suo fascino. Inutile negarlo. Certo, leggere Dante su e-book potrebbe sembrare una bestemmia per molti, potrebbe apparire una stonatura di vecchio e nuovo, e probabilmente c'è del vero in questo. Credo sia importante non tanto preoccuparci di una possibile estinzione del cartaceo (che spero non avvenga mai) quanto di una possibile estinzione della lettura. Se l'e-book favorisce la lettura, se si offre come alternativa e non come sostituto al libro, allora la sua è una vocazione degna della mia fiducia e approvazione.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura è un bisogno, che lo si esaurisca in un colpo di fulmine o in maniera ponderata resta pur sempre un bisogno intimo.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Avevo iniziato a scrivere a ruota libera ciò che mi passava per la testa, ciò che vedevo; annotavo il tutto di qua e di la su fogli, su post-it... Poi un giorno, per caso, mi accorsi che tutto poteva ruotare attorno ad un tema unico. Questo significava non avere più calzini spaiati sparsi per casa, ma avere finalmente un cassetto con l'etichetta "calzini". La voglia di mettere in ordine questi calzini e il vedere come ci fosse spazio per ognuno di loro ha fatto il resto.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Al lettore dico semplicemente che vale la pena leggere questo libro, non perché ne sono l'autore, ma per i temi che tratta. Dopo averlo letto potrebbe anche decidere di buttarlo, questo a me non interessa, purché lo legga. Chiedo, con molta umiltà, al lettore di fidarsi.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Fin da piccolo ho sempre letto molto e questo mi ha formato sia lessicalmente che culturalmente. Inevitabilmente, leggendo molto ho sempre parlato molto. E il genere di lettura si rifletteva poi sul mio modo di vedere le cose. Solitamente, chi parla molto, non ha grandi difficoltà nello scrivere anche molto. Non posso definire la scrittura come un sogno che si realizza, ma come frutto di un processo antropologico inscritto nella mia storia personale.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Certo! Quando decisi di organizzare tutto in un libro, avevo in mente un grande progetto. Pian piano che lo scrivevo quel grande progetto crollava. Iniziavo un capitolo e lo mettevo da parte, nel mezzo della stesura di un capitolo lo abbandonavo per iniziarne un altro. In università tra una lezione e l'altra mi appuntavo elementi che non vedevo l'ora di inserire in capitoli che avevo considerato conclusi, ma spesso mentre tornavo a casa mi accorgevo di non avere abbastanza materiale e ricominciavo da zero. Il libro non è realmente nato in un momento preciso, è frutto di esperienze ancora in corso, è come se stessimo assistendo ad un parto e questo libro è solo la testa di una vita che deve ancora venir fuori tutta.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Più che essere preoccupato di non portarlo a termine, la mia unica paura era non comprendere quale sarebbe stato il termine, il momento giusto per mettere una fine, decidere l'ultimo capitolo, le ultime considerazioni.
10. Il suo autore del passato preferito?
Mi è difficile scegliere un autore. Posso dire che mi sono formato e ho amato autori del passato quali Agostino d'Ippona. Molti altri hanno contribuito, ma l'incipit è suo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia un'ottima frontiera che può venir in contro a tutti coloro che per varie vicissitudini non possono assaporare un libro con gli occhi.