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20 Giu
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Intervista all'autore - Andrew J. Sax

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Innanzitutto Andrew J. Sax è uno pseudonimo che ho dovuto usare per salvaguardarmi da eventuali conseguenze in quanto la prima stesura del libro è avvenuta totalmente sul posto di lavoro (nei momenti di pausa che offriva la mia mansione). Sono nato a Rapallo (GE) dove ho vissuto fino a 18 anni e dove ho stretto un legame indissolubile con il mare. Nel 1990 mio padre si è trasferito a Vicenza (dove vivo tutt'ora) per motivi di lavoro. Ho terminato gli studi all'istituto tecnico nautico di Venezia diventando macchinista navale. Ho una moglie ligure e due figli, una femmina di 17 anni e un maschio di 14. La famiglia è il mio primo pensiero e il mio più grande successo. Nel tempo libero sono responsabile di reparto in un’ azienda alimentare. Ho passioni per la lettura (soprattutto fantascienza) disegno, la fotografia. Sogno da anni una muscle car americana, guardo il football americano (che ho anche praticato per un breve periodo) e prima o poi farò surf e proverò il flyboard (se non sapete cos'è guardate su you tube). Ah, ovviamente mi manca il mare... sempre.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Beh, per esperienza posso dire che la fantascienza è un buon inizio per la lettura in quanto non pone vincoli e non è triste e pesante come i classici che costringono a leggere a scuola (tipo Primo Levi & company) di sicuro valore, ma difficili da digerire a quell'età. Il rischio è quello di spezzare un albero quando il tronco è ancore tenero. Gli unici classici (che io adoro) che posso consigliere sono l'Iliade e l'Odissea di Omero, ovviamente in versione di prosa;sono veramente fantastici ed avventurosi. Poi passo alla fantascienza e consigliare il ciclo dei robot di Asimov ( che nonostante la fama a mio giudizio non è poi chissà quale fenomeno). I primi 2 o 3 libri della serie di Dune di Frank Herbert più altri autori come Jack Vance, Robert Silverberg o Robert Heinlein. Il famoso Philip K. Dick , dai cui libri sono tratti il 90% dei fil di fantascienza che vediamo oggi (da Blade Runner a Minority Report etc...) lo consiglierei un po’ più avanti perché più impegnativo come concetti. Giunti a questo punto non si può non leggere Farenheit 451 di Ray Bradbury con un significato fantastico tenendo conto che è stato scritto negli anni 50. Ovviamente non deve essere un monologo di fantascienza. Ho spesso spezzato questo tema con libri come L'importanza di chiamarsi Ernesto o Il marito ideale di Oscar Wilde. La capacità di Wilde di parlare con leggerezza del futile ed al tempo stesso di interessare il lettore è impareggiabile. Altra variazione sul tema possono essere libri di autori non scrittori professionisti . In questo caso consiglierei Leadership di Rudolph Giuliani ex sindaco di New York. Alla base di tutto comunque c’è la ricerca di individuare il genere che più stimola o la fantasia o l'interesse.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

La bellezza e l'indelebilità della carta è insostituibile ,per non parlare poi della praticità. Un libro cartaceo è meno delicato, più facile e veloce da aprire e chiudere, non richiede energia e, quando dopo anni lo vedi invecchiato e lo riapri, ti tornano alla mente tanti ricordi. In un libro cartaceo, ogni giorno che passa, ci sono sempre più tracce di storia.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Senza dubbio un colpo di fulmine. Non ho mai pensato di poter scrivere un libro fino a quando, a seguito del crescente bisogno di esternare i miei pensieri, non ho preso una penna ed ho pensato: "Posso scriverli, cos'e che me lo impedisce?" La risposta ovviamente è stata "Niente". E così ho cominciato. Senza sapere che strada seguire e tanto meno dove mi avrebbe portato .Ho scritto fino a quando non avevo più nulla da dire.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?



All'origine di questo manoscritto c’è la concomitanza di più stimoli. Innanzitutto la necessità ed il desiderio di esprimere le mie prospettive e le domande sui comportamenti umani all'interno della società in cui viviamo. Così facendo ho anche placato il turbinio di pensieri e teorie che mi tormentavano il cervello. Al tempo stesso il desiderio di lasciare traccia delle motivazioni che mi hanno portato a determinate scelte in modo che i miei figli, nel caso mi fosse successo qualcosa, avrebbero potuto capire in che modo avevo vissuto. In ultimo la disponibilità di una quantità di tempo al quale non riuscivo a dare un valore ma che non volevo sprecare.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Il messaggio principale destinato al lettore è l'analisi di ciò che ci circonda e di come ci comportiamo sotto un altro punto di vista in modo da porsi domande diverse dalle solite che ci vengono indotte da stimoli esterni calcolati. L'ideale sarebbe poi potersi confrontare con i lettori in modo da poter confermare, implementare o confutare le conclusioni alle quali sono giunto mediante la "mia " logica.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

È maturata all'improvviso come naturale e logica conseguenza di una mia evidente ed innegabile difficoltà a comunicare direttamente con le persone. La scrittura ti da la possibilità di esprimere le tue opinioni (a mio avviso uno dei più grandi privilegi che si possa avere) senza doverti rapportare direttamente con le persone.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

La soddisfazione dell'opinione della prima persona che lo ha letto (mio fratello, divoratore seriale di libri di ogni genere) che coincideva perfettamente con il risultato che volevo ottenere. Parlare di eventi reali oggettivi e soggettivi in maniera poliedrica, cioè un po’ pragmatica, cinica, ironica, spiritosa (a tratti divertente), diretta, semplice e, a volte, anche un po’ poetica.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Da un lato no in quanto è finito quando ho scritto più o meno tutto quello che avevo da dire al di là del numero di parole o altri parametri che non ho mai preso in considerazione. Dall'altro, essendo alcuni pensieri in costante evoluzione, ha rischiato di essere un "work in progress" senza una fine.



10. Il suo autore del passato preferito?

Avendo letto quasi esclusivamente fantascienza direi Jack Vance o Omero che, a mio avviso, con opere come l'Iliade e l'Odissea ne è stato il precursore. Come fluidità di scrittura direi, senza dubbio, Oscar Wilde.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Già il nome è un controsenso. Detto ciò un libro si legge con gli occhi e la mente. Se si ascolta un discorso ma gli occhi e la mente vagano altrove mentre si compie una mansione come si fa ad analizzare ed apprendere un concetto o ad immaginare uno scenario o un personaggio nel quale immedesimarsi ? N.C.S. cioè non ci siamo; io personalmente non lo comprerei mai. Ha tutte le caratteristiche dell'ennesima soluzione moderna alla sempre minore disponibilità di tempo cioè sovrapporre più cose nello stesso momento; un po’ come mangiare mentre ci si veste e si parla al telefono. Il solito tentativo di risolvere l'effetto e non la causa.

 


 

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