4. Perché è nata la sua opera?
La Storia è un argomento che mi ha interessato fin dai tempi del liceo e quindi ho dato vita ad alcuni testi storici, compreso quello da voi pubblicato "Lo schiavo cristiano", che vanno dall'epoca romana fino al secolo scorso.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Le origini contadine della mia famiglia, con le tristi vicende di miseria e fame dei miei nonni, mi hanno dato lo spunto per molti racconti riguardanti la vita grama di quella generazione. I loro sacrifici di semianalfabeti, come quelli di mio padre e mia madre, approdati solo alla 5° elementare, mi hanno permesso di conseguire una laurea.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Cerco di raccontare la verità, anche se non mancano momenti di evasione per non essere monocorde e noioso.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nei primi libri c'era molto di me, di quello che ero e di quello che avrei voluto essere. Scrivevo comunque per me, perché dovevo esternare ciò che provavo, senza pensare ad eventuali lettori, come accade tuttora. Con il trascorrere del tempo ho cercato di essere più distaccato, oserei dire asettico, specialmente nella descrizione di personaggi storici del passato.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie. Mi aiuta molto nelle ricerche storiche e soprattutto corregge le bozze dei miei libri. Alla fine di ogni stesura di un testo mi sento esaurito e non voglio più rileggerlo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Sempre mia moglie che talvolta corregge il romanzo con aggiunte e cancellazioni.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Credo di no, ma non ho certezze in tal senso.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente la prospettiva non mi entusiasma, però potrebbe avere un futuro.