Quando ho deciso di diventare scrittore? Francamente, non so neanche se l'ho deciso! Se c'è una scelta che non riesco a situare temporalmente e nemmeno a definire se sia stata improvvisata o meditata, è proprio questa (ma in generale, tutte le mie scelte sono indefinite). Un giorno, non so indicare una data, mentre ricordavo la mia trascorsa vita di soldato, ho iniziato a scrivere: "dietro un folto cespuglio addossato alla recinzione...". Immagino che le esperienze più pregnanti costituiscano una sorta di "caldaia del vulcano" che prima o poi qualche piroclasto lo deve espellere.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La mattina verso le 10.00 dopo la corsetta sulla spiaggia, la colazione, la lettura di alcuni giornali e lo studio di un Canto della Divina Commedia; spesso anche verso il tramonto.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Jean D'Ormesson, accademico di Francia, firma della prestigiosa "Les pleyades"... un vegliardo acuto, intelligentemente tradizionalista e cattolico.
4. Perché è nata la sua opera?
E chi lo sa? Bisognerebbe interrogare i meandri della mia psiche la quale è quanto di più riservato esista ... fidanzata di un fidanzato gelosissimo di essa: "io sol uno". (D.A. "Divina Commedia" Canto II)
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Totalmente. Senza il trasferimento in Marocco e la frequentazione della comunità italiana ed internazionale; senza la mia esperienza militare e, successivamente, quella trascorsa presso gli OO.II.SS.; senza il mio peregrinare per il mondo arabo-islamico e l'incontro con quei preti dei quali ho fatto cenno prima ... la "caldaia vulcanica" non avrebbe avuto piroclasti da espellere. Per essere più "ficcante" riporto il seguente ringraziamento che forse costituirà l'incipit di un prossimo libro: "Al destino che Iddio santissimo ha posto nelle mie mani. Alle coincidenze sincroniche che hanno costellato la mia vita e che sospetto appartengano alla dinamica dell’amore di Dio che tutto volge in bene (anche il male). Ai miei genitori che mi hanno imposto, donandomelo, il battesimo."
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Quello che maggiormente aborro della vita è evadere la realtà; sono convinto che questo atteggiamento sia il sostrato psicologico di tutti i Robespierre del mondo i quali non hanno esitato a far della terra un immenso cimitero pur di piegare la realtà alle proprie idee/aspirazioni. Prima di giudicare mi sforzo di togliermi le "lenti a contatto" dell'idealismo (aimè le porto anch'io) e mi sforzo di applicare il sano buonsenso dei nostri nonni che quanto a realtà la sapevano lunga.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto; l'ho scritto, l'ho firmato e controfirmato e addirittura ho lasciato intravedere alcuni aspetti intimi.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nel libro ci sono i miei commilitoni vivi e morti; ci sono i miei amici più intimi e cari; tutti hanno contribuito per la loro presenza nei miei migliori pensieri. Uno su tutti ci ha creduto forse più di me e a lui ho dedicato la pagina del ringraziamento.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A quell'amico che ho provveduto a ringraziare per il fattivo supporto.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non ne ho idea!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
"Ai posteri l'ardua sentenza", non a me ... potrebbe essere un ritorno alla cultura tramandata oralmente.