2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare, scrivo quando ne ho voglia e tempo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Stefano Benni.
4. Perché è nata la sua opera?
Ho deciso di scrivere le mie esperienze perché, nel tempo, ho capito che la psicologia (in Italia almeno) è retrograda. Senza volerlo mi sono trovato a dare luce ad aspetti della natura della mante umana che nella letteratura e ricerca ancora non sono stati individuati e utilizzati.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Abbastanza, la natura della mia esperienza è molto estesa, pertanto le fonti della mia formazione sono un ventaglio di aree che hanno ben poco a che fare l'una con le altre dal sociale al design industriale, dal mondo del marketing e della comunicazione al management imprenditoriale, ma sono state aree di un territorio fertile per la mia formazione.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Il mio scrivere è saggistica, pertanto appartiene alla realtà.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto e nulla.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si, Laura De Biasi, che in vent'anni di collaborazione nelle attività formative e per il suo background di attrice professionista è stata un notevole confronto e approfondimento sulla lettura e interpretazione dei comportamenti umani.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Probabilmente sì.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non credo molto in questa modalità, ha troppi limiti. Molte persone non hanno la dominante uditiva dell'apprendimento, pertanto si addormentano. Il secondo limite è la qualità del narratore. Leggere espressivamente un intero libro mantenendo la verve espressiva è molto difficile, ci vuole una grande preparazione e dote. Ci hanno provato anche i grandi attori.