3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Difficile scegliere. Potrei indicare Patrick Modiano, Arundhati Roy. I miei autori-autrici preferiti non sono però contemporanei. La lista sarebbe troppo lunga. Le letture anche dei classici mi hanno accompagnato fin dall'adolescenza.
4. Perché è nata la sua opera?
Nessuna risposta.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Il fine novecento è stato un periodo di grandi passioni collettive, di contraddizioni, di invito alla messa in gioco personale nel quotidiano.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Bisognerebbe chiedersi in che cosa consista la realtà. Il materiale narrato è sempre filtrato da un vissuto individuale.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Quello che ho scritto non è la mia storia. È tuttavia impossibile separare da me quello che ho narrato. I pensieri, i dubbi, gli slanci, le contraddizioni, gli ideali dei protagonisti e dei coprotagonisti appartengono a me e alle persone che con me, nel tempo, hanno percorso un tratto di strada.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mio marito legge sempre per primo quello che scrivo soprattutto perché ha la pazienza di trascrivere quello che io ho scritto a mano.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non saprei. A me piace tenere e sfogliare un libro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
In un programma radiofonico si leggono i libri ad alta voce. È gradevole soprattutto se si conosce già il testo. Quando il tasso di analfabetismo era molto alto, la lettura ad alta voce era un modo di fare cultura. Oggi forse è il caso di rimparare a leggere se è vero quel che dicono le statistiche, circa la capacità dei giovani di comprendere un testo.