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10 Gen
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Intervista all'autore - Donatella Gaiani

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vivo a Como. Non penso di aver deciso di diventare scrittrice. Ho scritto per me stessa, per il desiderio di esprimere qualcosa che potrebbe essere condiviso.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Non c'è un momento particolare. Quando sono sola e c'è silenzio




3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Difficile scegliere. Potrei indicare Patrick Modiano, Arundhati Roy. I miei autori-autrici preferiti non sono però contemporanei. La lista sarebbe troppo lunga. Le letture anche dei classici mi hanno accompagnato fin dall'adolescenza.



4. Perché è nata la sua opera?

Nessuna risposta.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Moltissimo. Il fine novecento è stato un periodo di grandi passioni collettive, di contraddizioni, di invito alla messa in gioco personale nel quotidiano.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Bisognerebbe chiedersi in che cosa consista la realtà. Il materiale narrato è sempre filtrato da un vissuto individuale.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Quello che ho scritto non è la mia storia. È tuttavia impossibile separare da me quello che ho narrato. I pensieri, i dubbi, gli slanci, le contraddizioni, gli ideali dei protagonisti e dei coprotagonisti appartengono a me e alle persone che con me, nel tempo, hanno percorso un tratto di strada.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Nessuno.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Mio marito legge sempre per primo quello che scrivo soprattutto perché ha la pazienza di trascrivere quello che io ho scritto a mano.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Non saprei. A me piace tenere e sfogliare un libro.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

In un programma radiofonico si leggono i libri ad alta voce. È gradevole soprattutto se si conosce già il testo. Quando il tasso di analfabetismo era molto alto, la lettura ad alta voce era un modo di fare cultura. Oggi forse è il caso di rimparare a leggere se è vero quel che dicono le statistiche, circa la capacità dei giovani di comprendere un testo.

 

 

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