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16 Dic
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Intervista all'autore - Federico Zucchetta

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato e vissuto a Perugia, non ho frequentato l'università, di conseguenza le mie conoscenze, ma soprattutto la mia formazione umana, viene in buona parte dalla lettura, ho sempre amato leggere. Ho deciso di scrivere per un esigenza di comunicare qualcosa, un’ idea, un pensiero, un sentimento. Ho iniziato abbastanza tardi per un fatto principalmente di fuga dalla quotidianità, da ragazzo ho avuto la fortuna di frequentare gente con cui parlare di vita, sentimenti, prospettive. Da grande, anche per varie storie che ciascuno ha avuto, mi è mancato una valvola di sfogo e scrivere è la naturale conseguenza.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Non c'è un momento particolare per scrivere, spesso non c'è neanche il tempo, il lavoro e i vari impegno, la famiglia hanno per forza di cose una priorità. La risposta a questa domanda potrebbe essere "quando posso!"



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Sceglierne uno è difficile, è come chiedere "Vuoi più bene a mamma o papà?" I miei preferiti sono gli scrittori Sudamericani, ma ce ne sono di italiani che mi hanno dato tanto a livello di emozioni e di conoscenza interiore. Se devo fare un nome, scelgo una donna, dico Isabel Allende.



4. Perché è nata la sua opera?

L' idea di scrivere questo storia è di sette anni fa, al principio ho pensato a un romanzo originale, eravamo nei primi anni della crisi economica, prospettare un futuro diverso, spostarsi nelle varie realtà in modo particolare e immaginare quali fossero state le reazioni dei diversi personaggi nel rimanere senza denaro. L'ho scritto e modificato nel tempo, poi quasi per gioco ho provato ad inviarlo ad una casa editrice ed eccomi qua.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Molto, la provincia non la cambierei per tutto l'oro del mondo. Mi piace pensare e vivere in piccolo e essere circondato da persone senza pretese di gloria e successo. Non essere troppo influenzato da mode e tendenze temporanee per me è vitale e dove vivo ho anche questa opportunità, io la considero liberta, "vita"



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Un po' tutte e due le cose, diciamo che per me scrivere è evasione, ma chi legge si trova davanti spunti di riflessione sulla nuda e cruda realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è tutto, c'è quello che amo e quello che odio. Ma non ci sono spunti di riflessione miei personali, le riflessioni e i comportamenti, anche negativi, dei personaggi del libro sono farina del mio sacco, ma anche rubati a persone che ho incontrato e inventato per esprimere qualcosa...



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

No, è tutta colpa mia!



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

La prima persona in assoluto è stata la mia compagna, poi anche ad un amica che vive in una città lontana da me, diciamo che è una del mestiere, avevo bisogno della loro approvazione.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

L'e-book è un nuovo mezzo per la lettura del libro, importante e anche efficace nell'era tecnologica che stiamo vivendo, ma non credo che sarà l'unico mezzo di lettura in futuro, credo e spero che il libro di carta esisterà sempre. Avremo la possibilità di decidere il mezzo con cui leggere, questo si, ma non riesco ad immaginare un libro pubblicato solo in e-book.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Mi piace, per un certo tipo di libro, non troppo articolato e di semplice ascolto è un ottima idea, lo si può ascoltare viaggiando, camminando o correndo. Pensandoci il mio racconto potrebbe essere anche "letto" così, mi fa strano però pensare a Pasolini ascoltato in audiolibro.

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