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BookSprint Edizioni Blog

13 Dic
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Intervista all'autore - Carlo Danese

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato durante la seconda guerra mondiale, a Lecce, dove abitava mia madre, ma subito dopo la fine delle ostilità i miei genitori hanno risalito l’ Italia e si sono stabiliti a Pavia, nella casa di mio padre. Quindi, mi posso considerare pavese, perché qui ho frequentato le scuole fino al liceo e all’ università e qui poi ho lavorato fino alla pensione. Ma ho sempre sentito vigorose le radici meridionali materne, rinvigorite dalla lontananza e dalla nostalgia, dal momento che ho avuto pochissime occasioni di tornare in Salento. Anche per riempire questo vuoto che provavo dentro di me ho cominciato a scrivere alcune pagine sparse, che poi ho cercato di mettere in ordine in questo libro.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Esortando a cercare sempre il tempo ed il piacere della lettura, consiglierei all’ inizio un libro d’ avventure, che stimoli a far volare la fantasia, riesumando anche il vecchio Salgari o il Quo Vadis. Successivamente, un libro che regali l’ immagine della società in un dato periodo storico, aiutandoci ad un confronto con la società attuale. Un libro per tutte le età potrebbe essere “Il bambino col pigiama a righe”, di John Boyne, una favola come, nel mio piccolo, “Favola di guerre”.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Ho un figlio che viaggia tra Londra e Boston ed un altro tra Milano e Germania. Spesso non hanno tempo di preparare bene i bagagli ed inserire un libro: ma ne hanno diversi sul loro tablet, il loro compagno di viaggi. Il nuovo millennio ci ha arricchito di questa possibilità: dobbiamo imparare ad apprezzarla per quel che merita. Io non ho queste necessità, perché non viaggio molto, così preferisco tenere allenati i miei sensi, sentire l’ odore del libro ed ogni tanto tornare indietro a rileggere, sfogliando rumorosamente qualche pagina… Tremo all’ idea di un mondo senza libri di carta per i nostri figli, mi auguro che sappiano trovare la giusta misura.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Entrambe le cose. Ho sempre scritto, anche da ragazzo, per un impulso, per sfogarmi di quelle che ritenevo ingiustizie o per ricercare i motivi di un mio dolore, con poche righe di diario, che poi sono diventate poche pagine, tenute in un cassetto: ne è venuta fuori anche qualche poesiola. Poi ho approfondito la mia ricerca ed ho scoperto l’ importanza e la soddisfazione di una programmazione, della scoperta di un collante che può trasformare i vari episodi di una vita in una favola, capace di suscitare un senso di speranza in un mondo di pace.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Il bisogno, che è diventato un piacere, di mettere ordine: in qualche scritto giovanile, in ricordi miei e di vecchi parenti, in sentimenti che includessero il perdono e la sua scoperta come di un dono, capace di alleviare il dolore. Bisogna farsi forza, non sempre è facile, ma poi l’ animo ne guadagna.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Ogni tanto dobbiamo pulirci l’ anima come ci puliamo i denti! Dobbiamo imparare a fermarci nella nostra corsa, fermarci a guardare la nostra vita da lontano, come da una nuvola fantastica, e imparare a vederci personaggi di una infinita commedia o di una favola carica di tutti i sentimenti possibili. La vita di ognuno di noi è già un romanzo, basta cercare, ricordare, aggiungere un po’ di fantasia e d’ amore e mescolare tutto per il verso giusto: la ricetta è semplice, almeno in apparenza. Certo, raccontare agli altri non deve essere solo un’ esaltazione della propria autostima, ma deve diventare un atto d’ amore.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Come già detto, prima ho messo insieme tanti piccoli sfoghi giovanili e li ho trasportati su una nuvola di sogni, che è sempre stata il mio rifugio, poi li ho riordinati e alla fine ne ho fatto una favola.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Un anno e mezzo fa i miei due figli hanno avuto la bella idea di realizzare un mio sogno: andare in Salento a rivedere tutti insieme i luoghi della mia infanzia, dopo tanto tempo. Già solo il pensiero mi aveva commosso, ma riuscii a trattenere le emozioni fino al ritorno. E in quel momento ho deciso che dovevo ricompensarli in qualche modo: ho messo insieme, come già detto, i ricordi ed i sentimenti e li ho gettati nel mio libro. Grazie a loro!



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Sì, quando mia moglie non ha mostrato di gradire che io parlassi dei suoi suoceri, con i quali in passato avevamo avuto diversi screzi.



10. Il suo autore del passato preferito?

I francesi, Gustave Flaubert ed Emile Zola e poi Pirandello.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Può senz’ altro essere utile, come tutto ciò che ci regala il progresso, ma non mi entusiasma l’ idea di ascoltare, quasi passivamente, come in attesa di addormentarmi e di sognare, cullato dalle parole. La vita è sogno, diceva qualcuno, ma un buon libro deve essere realtà e tenere ben svegli. 

 

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