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02 Dic
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Intervista all'autore - Anna Maria Tota

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono una ragazza di Molfetta, provincia di Bari. Studio Lettere Moderne presso l'Università "Aldo Moro" a Bari. Non penso che una persona decida di diventare scrittore. Non è una cosa che uno si può imporre. La scrittura abita già in te. Deve essere solo scoperta!



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Non c'è un momento preciso che dedico alla scrittura. Può essere la mattina, il pomeriggio, la sera o la notte quando non riesco a prendere sonno. A scuola, per esempio, lo facevo durante le interrogazioni dei miei compagni di classe. Posso dire, però, che preferisco momenti di solitudine e soprattutto la notte, quando c'è silenzio e tutti dormono.




3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Per i romanzi direi Alessandro D'Avenia, a cui va tutta la mia ammirazione e stima. Per la poesia, preferisco gli autori emergenti, quelli che hanno la loro opera nel cassetto e quelli che ogni tanto postano qualcosa sul loro blog o su facebook.



4. Perché è nata la sua opera?

La mia opera è nata perché quando ho iniziato a scrivere e a far leggere le prime poesie, molti tra i miei amici le apprezzavano. Questo sicuramente mi ha portato a credere che, in fondo, forse, quello che scrivevo e che scrivo non erano e non sono cose da niente, ma che suscitano un qualcosa negli altri.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Molto. Il contesto sociale determina notevolmente la formazione letteraria di ognuno di noi. Determina le nostre scelte, i nostri atteggiamenti, il nostro essere.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Ambedue. La scrittura ha questo forte potere: fa scappare via, fa evadere, fa sognare nuovi mondi e fa scoprire nuovi orizzonti, ma allo stesso tempo permette di raccontare o denunciare una determinata realtà. Può trattare argomenti semplici e complessi, dal carattere forte o leggero.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Di me c'è tutto lì dentro. Ogni poesia rappresenta una esperienza della mia vita, un sentimento, uno stato d'animo rispetto ad una certa situazione che ho vissuto o che stavo vivendo nel momento in cui scrivevo o il ricordo di persone che adesso non ci sono più.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sicuramente una mia professoressa del liceo: ha letto tutte le mie poesie e mi ha dato consigli per renderle migliori.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Alla mia professoressa di liceo, come ho già detto. Lei è stata sicuramente un punto di riferimento. Ha avuto una grande pazienza con me e quindi non posso far altro che ringraziarla.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Sicuramente sta avendo molto successo l'e-book e probabilmente potrebbe diventare molto più usuale del cartaceo: riduce il problema dello spazio negli scaffali, dello spostamento da casa alla libreria per l'acquisto. Ma il cartaceo è comunque qualcosa che non può mancare e per cui ci si deve battere. L'e-book sullo schermo ti illumina il viso, il cartaceo l'anima. Ricordiamo che molti testi sono giunti a noi proprio perché presenti su supporti come papiri, pelli, pergamene, carta. Un tablet, un cellulare non durano per sempre. E poi, l'e-book può essere anche comodo, economico... ma il profumo delle pagine di un libro appena lo si apre, o di un libro appena stampato, è tutta un'altra storia.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso sia molto utile in vari casi. Soprattutto per chi ha intenzione di studiare una lingua che non sia la sua in modo autonomo, ma anche per chi combatte contro casi di disabilità. L'audiolibro in questo caso può far conoscere libri, opere a chi davvero è impossibilitato a farlo, e magari far nascere in queste persone la passione per la letteratura e la scrittura.

 

 

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