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15 Set
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Intervista all'autore - Gabriela Poenas

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere è un modo per liberarmi, dare sfogo a tutte le mie emozioni o pensieri che in un qualche modo nella vita reale non riescono ad uscire. Scrivo sia per me sia per chi ne ha bisogno, perché alle volte un semplice libro può aprirti la mente, farti sentire compreso, avere nuove speranze, in tutti i casi un buon libro ti lascia il segno ed è questo il mio obiettivo: lasciare dei sentimenti in coloro che leggono le mie parole.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Per scrivere “Red Wire” mi sono basata su molti aspetti della mia vita quotidiana e su alcune cose accadute a me poiché, penso che non sia possibile descrivere certi sentimenti se non li si ha mai provati. Ad esempio tutti i sentimenti provati dalla protagonista sono descrizioni di emozioni provate da me.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Ho iniziato a scrivere quest'opera con l'obiettivo di dare forza a tutti coloro che si trovano nella situazione della protagonista di questo libro. Perché? Perché all'inizio ho avuto bisogno della forza che non riuscivo a trovare. Man mano che le pagine aumentavano e la storia prendeva sempre più vita, tutto è diventato qualcosa di serio. Col passare dei mesi ho visto i personaggi evolvere sempre più e sebbene ho fatto delle rinunce, come qualche uscita in meno con gli amici, il mio lavoro mi ha fatto sentire sempre più entusiasta e fiera di me stessa. Tutto questo è stata anche una vera e propria sfida e una rivincita verso le persone che in passato pensavano che io non fossi stata mai in grado di scrivere un libro.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

 

La scelta del titolo di questo libro non è stata per niente combattuta, anzi sin dall'inizio ho sempre avuto le idee chiare. “Red Wire”, questo era titolo che volevo per il mio primo libro: Ed è stato così.

 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

In un’isola deserta molto probabilmente porterei il libro che si intitola "Il rumore dei tuoi passi". Con esso anche i suoi personaggi e Valentina D'Urbano, l'autrice. Mi sono innamorata di questo libro man mano che ho letto le pagine. Una storia graffiante, intrigante, ma allo stesso tempo dolce e innovativa. Ho ammirato la bravura di Valentina D'urbano nella scelta delle parole e della trama scelta poiché racconta una storia d'amore, ma insolita, per via dei caratteri dei due protagonisti. Vorrei avere loro su un'isola deserta perché potrei passare giorni e giorni a parlare con l'autrice e i protagonisti per saperne di più, quindi in quel momento non avrei bisogno di nient'altro.



6. E-book o cartaceo?

Preferisco nettamente il cartaceo rispetto alla versione E-book, è vero che la seconda è molto più comoda, più leggera, costa di meno ed oramai con gli ultimi aggiornamenti puoi leggere anche in assenza di luce nella stanza. però non potrà mai sostituire l'emozione che riesce a trasmettere la lettura di un libro cartaceo: Il profumo della carta, al tatto sentire le pagine lisce, ruvide, carta riciclata, patinata opaca o lucida, avorio e comunque tutte pronte a darti un'amozione... Sentire la pesantezza di 300 pagine o la leggerezza di 100...



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Avevo10 anni quando un bambino della mia stessa età mi chiese cosa volessi fare da grande e io gli risposi che avrei voluto fare la scrittrice. A quell'età non mi resi neanche conto di ciò che volesse dire scrivere un tema di 4 facciate, figuriamoci un libro! Adesso anche se non sono grande, il mio sogno si sta realizzando, poiché non è un libro a darti il nome di scrittrice, ma è il primo passo verso il raggiungimento del sogno.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea di questo libro è nata quando finì di leggere un libro romantico, e mi arrabbiai perché finì in modo diverso da come avevo immaginato; così decisi che avrei voluto scrivere un libro tutto mio come lo volevo io. Iniziai a scriverlo aprendo un blog personale, dopo qualche mese ero riuscita ad arrivare a 2000 lettori, ma per sfortuna mia, è stato rubato o comunque non riuscivo più ad accedervi. Con questo avvenimento avevo deciso di non continuare più scrivere, non volevo più prendere in mano questa storia perché avevo perso la voglia e la fiducia verso me. Dopo mesi, amici molto stretti e familiari, hanno insistito perché io riprendessi a scrivere. Così parola dopo parola, pagina dopo pagina, da solo, “Red Wire” ha ripreso a vivere, come una fenice tra la cenere.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro è stata un'emozione indescrivibile, unica, che non potrò mai dimenticare. Ho provato un'emozione grandissima di appagamento e fiducia verso me stessa, perché alla fine non era solo una mia autoconvinzione. Mi sono emozionata e mi sono commossa nel vedere tra le mie mani il frutto del lavoro di un anno intero e poter far conoscere a più persone possibili le mie parole.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La prima persona che ha letto l'intera trema è stata mio padre, dandomi il maggior supporto quando avrei voluto mollare tutto.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Questa nuova forma di "lettura", secondo me, è molto utile per alcuni: le persone che guidano molto durante la giornata, le persone che svolgono le faccende di casa o chi deve accudire bambini; quindi per tutti coloro che non hanno tempo materiale per sedersi e godersi un libro. Però, per quanto riguarda i sentimenti che trasmette un libro dipende molto dalla qualità di chi interpreta il libro, ovvero da chi lo legge.

 

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Giovedì, 15 Settembre 2016 | di @BookSprint Edizioni

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