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29 Ago
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Intervista all'autore - Massimo Distilo

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato e cresciuto in un piccolo paese della Calabria, Galatro Terme. Ho studiato musica e in particolare il pianoforte fin da piccolo. Ho poi approfondito la musicologia. Il libro è dunque correlato con questi miei interessi.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Un bel libro di storia dell'arte, con tante immagini di opere d'arte degli ultimi due secoli.




3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

L'e-book è molto interessante, ma non credo nella scomparsa del libro cartaceo. Il fatto che sia stata inventata la macchina da scrivere non ha abolito la scrittura a penna. Così come l'arrivo della televisione non ha fatto scomparire la radio.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Per scrivere serve passione, ma anche riflessione.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Gli ambienti che mi erano familiari da bambino. L'antico pianoforte Zimmermann di mio zio, i vecchi metodi ingialliti di Beniamino Cesi. Le prescrizioni su come tenere la mano che lo zio mi dava. Ho cercato di capire da dove derivava tutto questo.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

È un libro indirizzato agli appassionati di musica e di pianoforte in particolare, ma non solo. La storia del pianoforte in Italia ha avuto per tanto tempo il suo baricentro nel Meridione. Un grande pianista ginevrino, Thalberg, ed un suo allievo napoletano, Cesi, diedero origine ad una grande Scuola alla quale tutti quelli che, da Roma in giù e non solo, hanno messo le mani su una tastiera devono un po' qualcosa. Compreso il mio amico Francesco Libetta, grande concertista contemporaneo, che ha scritto una splendida nota introduttiva sul pianoforte a Napoli.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Da ragazzo scrivevo qualche piccola poesia, o qualche breve racconto, ovviamente inediti. Poi ho cominciato a scrivere per motivi professionali. Ho pubblicato un bel po' di cose in campo musicologico. L'ultima mia pubblicazione è uscita in inglese negli USA e si intitola: "Haunts of an armchair traveller: the variegated world of the letters of Guillaume Cottrau." Parla di un francese che agli inizi dell'Ottocento si trasferì a Napoli e "inventò" la canzone napoletana.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

L'intervista al mitico Aldo Ciccolini, un anno circa prima della sua morte. Il maestro era molto anziano. Ricordo che pranzammo con lui ed Antonio Di Palma in un ristorante di Avellino. Durante il pranzo, a registratore acceso, Ciccolini rievocò a lungo i ricordi giovanili legati ai suoi maestri di pianoforte e parlò del suo modo di intendere la didattica dello strumento. Fu un momento memorabile.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Durante la stesura no. Forse durante la realizzazione grafica. Ci sono stati vari problemi con la risoluzione delle foto e degli esempi musicali contenuti nel testo che ad un certo punto mi hanno fatto dubitare che sarebbe davvero alla fine andato in stampa.



10. Il suo autore del passato preferito?

Franz Kafka.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non lo trovo molto interessante, almeno nella mia esperienza. In passato ho comprato degli audiolibri ma, avendo la tendenza a distrarmi e vagare col pensiero, ad un certo punto mi rendevo conto di non seguire per nulla quello che diceva la voce.  

 

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