2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando posso. Momentaneamente sono impiegata full-time (ore 9,00-18,00) e tempo libero ne ho molto poco. Stando eternamente davanti ad un computer, a casa la sera, ma soprattutto in ufficio durante il giorno, ritaglio i miei piccoli spazi tra un impegno e l'altro, pausa pranzo compresa.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Nicholas Sparks.
4. Perché è nata la sua opera?
Per casualità. Racconti raccolti in un hard disk esterno pieno zeppo di tanto, di tutto, di più... Racconti ispirati da qualche stranezza vissuta, ascoltata o letta da qualche parte, quella stranezza che ti colpisce, ma non sai perché, e sulla quale però si sofferma il tuo pensiero e dalla quale scaturisce una storiella, la immagini, la scrivi...e conseguentemente, la vivi! Poi un giorno leggi: "pubblica il tuo libro con noi". Scorri nel tuo hard disk i tuoi scritti, ne scegli tre, a caso e dici: perché non provarci? Ed è la curiosità che un'altra volta ti guida: esperienza nuova, vediamo dove mi porta!!!!
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, anche se non le riconosco tutto il merito. Durante il periodo delle superiori ottenevo grandi soddisfazioni soprattutto dalle insegnanti delle materie letterarie che a loro volta, trovavano soddisfazione in me del loro operato e mi portavano d'esempio. Il contesto sociale in cui vivevo, famiglia compresa, mi incoraggiava in questo ma penso che se non avessimo già una predisposizione verso una o l'altra disciplina il contesto sociale potrebbe intervenire solo marginalmente.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Ambedue. Lo scrivere per me è diventato negli anni, un'evasione ai tormenti e alle angosce quotidiane ed ha sostituito quello che prima, fino ai miei trent'anni circa, facevo sedendomi davanti ad un pianoforte. Quando ero giù di corda, nervosa o arrabbiata, suonavo. Ora scrivo. I miei racconti prendono spunto da qualcosa che mi ha colpito, un avvenimento sul quale costruisco una storia, molto semplice, molto reale, molto vivibile.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Se quel “ciò'” è riferito ad una porzione autobiografica, no, non c'è molto di me se non nel modo di esprimermi e di scrivere, nelle idee e nello sviluppo del racconto stesso.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, essendo racconti scaturiti da qualcosa da cui sono stata attratta casualmente, lo scrivere ne è stato la conseguente concretizzazione.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mio fratello.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non proprio. Lo ritengo sicuramente un efficace e futuro strumento, ma la soddisfazione che dà leggere un libro sfogliandone le pagine, non è paragonabile allo scorrere delle righe dell'e-book. Non riesco ad immaginare 'biblioteche' sui cui scaffali non ci sarà più carta, e se penso di voler regalare un libro, non penso di certo ad un e-book (che faccio rientrare nei regali tecnologici) e tanto meno penserei a regalare un file formato Pdf da leggere su un e-book.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Potrà essere un valido aiuto nell'insegnamento per instradare al piacere dell'ascolto purché finalizzato all'inculcare il piacere alla lettura successiva, ma penso che toglie incisività al tatto (il tenere tra le mani un libro o un e-book), alla vista (lo scorrere delle parole), alla formazione del proprio vocabolario (più parole si leggono e più se ne possono incamerare) e alla fantasia (che secondo me vola meno se sono gli altri a leggere). Validissimo in caso di cecità, di allettamento, di compagnia...