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14 Giu
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Intervista all'autore - Sofia Spampinato

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Sin da piccola scrivere era la mia passione. All’età di 4 anni sapevo già le lettere dell'alfabeto e abbozzato frasi minime. Quando gli altri bimbi giocavano per strada tutto il giorno, io ritagliato parte delle mie giornate a stare in silenzio nella mia cameretta a scrivere nel mio diario segreto. È bellissimo avere diari segreti li scrivo da quando avevo 5 anni, e quando li rileggo provo grandi emozioni. Scrivere per me è un canale attraverso cui esprimo tutto ciò che alberga nel mio cuore, è il modo più naturale che conosca per dire ciò che sento o ciò che penso. Scrivere mi fa sentire libera e tira fuori alla mia coscienza la verità del mio essere. Scrivere mi fa provare grandi emozioni di rinascita, di accoglienza, scrivere mi permette di attraversare il dolore e di superarlo e mi aiuta a condividere anche le gioie.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Il libro è un diario filosofico autobiografico per cui non solo racconta la mia vita interiore ed il percorso di autoconsapevolezza che in me è maturato nel corso degli anni, ma è anche sintesi della visione del mondo contemporaneo e dell' incapacità umana di gestire le relazioni. Nel libro c'è tutta la mia esperienza di vita interiore narrata per condividere con il lettore punti vi vista, traguardi e progetti ancora non raggiunti, altri invece, già concretizzati. Il mio libro è una stazione di un percorso esistenziale, consapevole del divenire e dell' impossibilità di determinare traguardi assoluti.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Questo libro è stato per me stessa una grande sorpresa. Non avrei mai pensato di scriverne uno e tanto meno di pubblicarlo in pochi mesi. Durante le vacanze natalizie stavo uscendo da un periodo di grande sofferenza e anziché andare a ricercare la pace nei locali, a svagarmi appagandomi di palliativi inutili, mi sono seduta davanti al PC ed ho cominciato a scrivere. Sono stata rapita da un'impetuosa voglia di tirar fuori la mia vita e di fare il punto della strada ed ho cominciato a rielaborare il mio vissuto e tirarlo fuori con immediatezza. Scrivere è stato come rinascere, ma visto come va la vita in generale, se per ogni delusione dovessi scrivere un libro, riempirei molto velocemente la mia libreria.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta del titolo non è stata sofferta. Il libro era quasi finito, ma attendevo ancora la conclusione ed il senso di tutto quello che avevo elaborato. Fu durante una lezione di teologia fondamentale a cui assistevo da studentessa che colsi il senso di tutto il mio lavoro: ho capito che l'obiettivo era svegliare le coscienze dei miei lettori e invitarli a mettere in discussione la propria vita come avevo fatto io. Da quel momento nacque il titolo del libro: “Tu, chi sei?” chiedere di fermarsi dalla vita di tutti i giorni e riflettere su ciò che siamo e su cosa vogliamo realmente, sfuggendo all'apparenza e ricercando la verità almeno in noi stessi.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

In un'ipotetica isola deserta porterei con me la Bibbia, poiché rispetto agli altri libri che comunque hanno formato la mia mente e sensibilizzato la mia cultura, è un testo che possiede la forza dello Spirito Santo. L' esegesi del testo biblico è davvero complicata, ma rivela sempre messaggi d'amore infiniti, di carità, di perdono e di accoglienza. Per me è il testo più grande della storia poiché testimonia lo sforzo umano durato millenni di accogliere, spiegare e condividere il mistero di Dio. Porterei, inoltre, il mio solito quaderno per scrivere e un crocifisso da stringere tra le mani quando la logica umana non basta.



6. E-book o cartaceo?

Ammiro la tecnologia, ma io preferisco il cartaceo, perché amo l'odore della carta, mi piace sottolineare le frasi che mi colpiscono mentre leggo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Non ho deciso di intraprendere la carriera di scrittore. Mi sono solo decisa a vivere questa avventura, a sperimentare, a capire se ciò che ho vissuto potesse essere funzionale ad altre persone. La mia motivazione non è esaltare me stessa, ma condividere il dono dell'amore verso se stessi, verso l'altro e verso Dio, perché solo educandosi all' amore è possibile la felicità.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Vi rivelo un aneddoto che non ho mai raccontato a nessuno. Ero in chiesa stavo pregando con profonda intensità ed affidamento e chiedevo a Dio cosa potessi fare io per Lui. Non chiedevo di realizzare i miei sogni, ma quale doveva essere il senso della mia vita e nella mia più totale umiltà come io potessi aiutarLo a sopravvivere in questo periodo storico dove siamo presi da mille cose e dove non ci diamo mai concretamente l'opportunità di lasciare spazio all'amore vero nei nostri cuori. Mi sono venute in mente due risposte: la prima era fare un viaggio a Medjugorje e dopo mi sono sentita dentro la proposta di scrivere un libro. Da quel momento sono passati circa 10 mesi da quando ho sentito l'ispirazione giusta per scrivere.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Ho provato una bella emozione in tutta la fase della pubblicazione, dalla collaborazione con il grafico, con la redazione, con l'ufficio stampa. TUTTI straordinari, mi hanno accompagnata e seguita come una famiglia. Un'altra bella emozione l'ho provata quando sono andata a Torino a presentare l'anteprima al Salone Internazionale del libro. Non ero abituata alle telecamere, a tanta gente e soprattutto alla diretta, ma alla fine sono riuscita a sintetizzare ciò che desideravo comunicare. Vedere un testo proprio pubblicato è come assistere alla concretizzazione di una parte di te stessa.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La prima persona che ha letto questo libro si chiama Wally, una donna sconosciuta, incontrata per caso in un concerto da cui ci siamo estraniate per parlare di noi. Rapite da una profonda energia in mezzo alla folla e alla musica eravamo felici di avere mille cose in comune. Un incontro strano, ma significativo. Lei lavora in missione in Africa ed è lì che il mio libro è stato letto per la prima volta.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L'audio libro può essere una valida alternativa, ma io sono fedele al cartaceo e non lo sostituirei mai al digitale.

 


 

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