3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È un’opera che ho pensato quindici anni fa e di cui ho sempre rimandato la scrittura. Il giorno dopo di un incidente piuttosto serio ho iniziato a scriverla, e l’ho portata a termine molto velocemente. È la realizzazione di un sogno in un cassetto.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata semplice perché abbastanza ovvia. Non ci ho pensato un attimo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Un libro di Umberto Eco, così potrei nuotare e pescare tutto il giorno. A parte gli scherzi con un libro solo non ce la farei. Sono un lettore accanito e con almeno un paio di casse di libri ne potrei fare il giro. L’autore del quale non sono mai riuscito a interrompere la lettura di tutti i sui libri, leggendo quindi tutta la notte, è Milan Kundera, nonostante io sia interista. Mi capitava anche con Piero Chiara. I libri che ho riletto il maggior numero di volte sono, oltre ai libri sugli indiani d’America, “Il dottor Zivago” e “Sasenka”, un romanzo storico di Simon Montefiore.
6. E-book o cartaceo?
E-book è favoloso. Alcuni libri, tuttavia, li voglio tenere anche in cartaceo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non sono uno scrittore, ma ho già realizzato nella mia mente altri tre libri. Uno è la prosecuzione di questo libro con l’elaborazione anche matematica delle nuove idee proposte, ma che prenderà ancora tempo. Gli altri due riguardano argomenti completamente diversi. “Pensieri e parole” sull’indispensabile ruolo di un linguaggio nell’elaborazione del pensiero, con descrizione di alcune riflessioni profonde, meno profonde (dove si tocca) e proprio sulla spiaggia. “L’illusione della libertà”, un quasi romanzo che dovrebbe far pensare.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Quando mia figlia, oggi ventiduenne, aveva un paio di anni, salì per la prima volta su un aereo utilizzando un finger (quella specie di tubo attraverso il quale si entra direttamente nell’aereo). Appena prima del decollo guardava perplessa fuori dal finestrino e poi ci chiese dove fosse l’aereo. Al momento ridemmo, ma pensai subito alla difficoltà di capire l’effettiva realtà delle cose standoci all’interno. Questo m'indirizzò su alcuni tipi di pensieri. Un’entità non interagente con il vuoto sarebbe, dal nostro punto di vista onnipresente ed eterna.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una bella soddisfazione. I pensieri volano mentre “scripta manent” e possono essere trasmessi molto più facilmente. Credo sia come un quadro per un pittore. Lo può immaginare, ma finché non c’è, non c’è e non può essere trasmesso ad altri compresa l’emozione che suscita.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Una mia collaboratrice di cui conoscevo la passione per questo genere di argomenti (formazione e strutture dell’universo, spazio e tempo ecc.), e che è stata la mia prima sostenitrice.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Favolosa. È un’idea che mi era venuta molto tempo fa ascoltando i noiosi programmi e le pubblicità alla radio. Con i mezzi di ascolto attuali poi offre un gran servizio a chi non può leggere, perché viaggia o perché non ci riesce, o agli anziani