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14 Set
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Intervista all'autore - Amaly Azzarini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Dopo un'adolescenza piuttosto difficile - sono rimasta orfana a 12 anni - ho conosciuto quello che ancor oggi, dopo 48 anni di matrimonio è ancora mio marito. Con lui ho condiviso la passione per i viaggi che mi hanno portato a visitare quasi tutto il mondo, viaggi-avventura che mi ripromettevo di descrivere, in special modo, ogni qual volta leggevo qualche reportage da paesi lontani. Ma è stata la lettura del bando di un concorso letterario che mi ha spinto ad affrontare questo tipo di impegno.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Di solito la sera tardi, quando intorno tutto è silenzio. Devo dire però, che quando inizio a scrivere un libro, la mia mente è sempre attiva e in qualunque ora io abbia qualche intuizione sul prosieguo dell'opera, prendo appunti in ogni luogo posso trovarmi in quel momento.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Data la mia passione per la terra d'Africa, il mio scrittore preferito è il primo Wilbur Smith, quello in cui il romanzo si svolge in epoche storiche reali e in luoghi affascinanti e mirabilmente descritti.



4. Perché è nata la sua opera?

L'idea di scrivere questo libro è scaturita dalla volontà di portare a conoscenza di quante più persone possibile, le esperienze spirituali vissute da un amico ed i doni che ha ricevuto a seguito della sua conversione. Lui stesso ha riportato il tutto in vari appunti che ho cercato di organizzare e chiarire nell' intervista oggetto del libro.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Forse nel mio caso, più che una formazione letteraria, ha inciso il fattore ereditario dato che mio padre, pur essendo morto a soli 45 anni, ha lasciato molti scritti - soprattutto poesie - e racconti fantastici che mi inviava dai posti lontani in cui si trovava durante i lunghi mesi di navigazione lontano dalla famiglia.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Per me è l'uno e l'altro. I miei libri sono autobiografici quindi rispecchiano fatti reali di vita vissuta, però, lo scriverli mi permette di rivivere emozioni che credevo sopite e allora realtà ed evasione si mescolano.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tutto. I miei libri si ripromettono di dare al lettore sempre e solo quello che ho vissuto e che vivo, quello che ho sentito e che sento senza mai travisare la (mia) verità.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Beh, nel caso di "Dall'Inferno a Medjugorje" l'intervista non si sarebbe concretizzata se non ci fosse stato Carlo Camurri, l'attore principale dell'opera.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Come sempre, le prime persone a leggere i miei scritti sono i miei critici più accesi: mio marito e la mia prima figlia.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

A mio parere, forse anche a causa della mia età, l'e-book non potrà mai sostituire il piacere di tenere il libro tradizionale tra le mani.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che sia un'importante frontiera da oltrepassare per aiutare, in primis i non vedenti, ma anche per avvicinare al libro, i possibili lettori troppo pigri per leggere.



 

 

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