2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Fin dall'inizio ho dedicato, e continuo a dedicare, il tempo alla scrittura alla fine della giornata. Quando è sera e i problemi di lavoro e della vita quotidiana sono risolti o rinviati al giorno successivo. Quando la città si ferma, le macchine smettono di circolare lungo le strade e il silenzio mi consente di concentrarmi e fare uscire da dentro di me vecchie e recenti sensazioni, di rielaborare le esperienze vissute e trasferirle in situazioni immaginarie.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore contemporaneo preferito ha scritto romanzi nei quali il sogno si confonde con la realtà, dove i temi dominanti sono la passione che lega chi si ama, le regole dei rapporti sociali e familiari che spesso li divide e la solitudine ineluttabile di ogni essere umano. Romanzi nei quali il tema che ricorre è anche il potere che spesso condiziona la vita degli uomini, sia di chi lo esercita che di chi lo subisce. Sto parlando di Gabriel Garcia Marquez, autore i cui romanzi sono spesso anche le sue memorie. Sto parlando di L'autunno del patriarca, Cent'anni di solitudine, Cronaca di una morte annunciata... Ma anche e soprattutto di L'amore ai tempi del colera, in cui l'amore ostacolato assume una connotazione senza tempo.
4. Perché è nata la sua opera?
Ho cominciato a scrivere, come ho già detto, perché sentivo la necessità di scavare dentro di me e tirare fuori sensazioni provate, esperienze vissute, considerazioni e ricordi che hanno segnato il mio modo di essere. E mi sono reso conto di come il mondo del lavoro, nel mio caso quello della ricerca, aveva influito e influisce sulla mia vita interiore e su quella degli altri che sono poi diventati i personaggi del mio romanzo. Di come il lavoro, la perdita del lavoro, la difficoltà o impossibilità di raggiungerlo influiscono non solo sugli aspetti economici ma possano influire anche sui sentimenti e i rapporti tra le persone.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale e lavorativo in cui sono vissuto ha influito in modo determinante nella mia formazione culturale e letteraria. Tra l'altro, analizzare e scrivere, anche se nel mio caso in inglese, ha fatto parte per tanti anni del mio lavoro. Infatti la ricerca si basa su continui aggiornamenti, fantasia e creatività, sperimentazione e poi analisi e scrittura dei risultati. Tutto ciò ha dato un'impronta significativa al mio modo di affrontare la vita e di sentire spesso la necessità di trasferire sulla carta l'analisi di quanto pensato, programmato, realizzato e il risultato finale.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è sia un modo per evadere dalla realtà che per raccontare la realtà. La realtà viene analizzata e poi trasferita in un racconto in cui luoghi, fatti e personaggi reali vengono trasformati, modificati e ricollocati. Penso che ogni romanzo sia almeno in parte autobiografico, che racconti, modificandole, cose vissute dall'autore o raccontate da altri, e descriva personaggi conosciuti direttamente o indirettamente, riadattandoli e accentuandone gli aspetti più rilevanti per i contesti in cui vengono collocati.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è molto di me. Del mio ambiente, delle sensazioni e i sentimenti che ho provato, delle situazioni che ho vissuto e della vita di alcune persone a me vicine che sono diventate personaggi del mio libro. Il protagonista del romanzo è infatti un ricercatore che vive le difficoltà della ricerca italiana e della società attuale.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, nessuno. L'ho scritto direi di getto, anche se poche ore alla volta la sera. Rileggendolo mi accorsi addirittura di avere dato lo stesso nome a due personaggi minori!
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Dopo avere scritto il romanzo, lo avevo lasciato chiuso in un cassetto della scrivania. Un giorno, l'ho fatto leggere alla mia compagna, ed è stata lei che mi ha spinto a pubblicarlo. Va a lei il merito di averlo fatto.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non lo so. Probabilmente si. Molti giovani non amano più la carta stampata. Ma è bene che continuino a leggere o che comincino a farlo e quindi l'e-book può essere un modo diverso ma altrettanto valido. Le nuove tecnologie non devono essere considerate un ostacolo alla cultura e alla riflessione, spero che possano rappresentare un modo diverso per aggiornarsi, riflettere, confrontarsi e crescere.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è un altro modo diverso di avvicinarsi alla narrativa e alla scrittura in generale. E' anche un modo per apprezzare la recitazione. E' anche il modo per fare sì che anche i dislessici, che spesso hanno potenzialità sottovalutate e incredibilmente elevate, possano superare le loro difficoltà e avvicinarsi alla narrativa, alla saggistica, alle opere di divulgazione scientifica e di vario altro genere.