Non ho mai pensato che avrei dato alle stampe un libro anche se ho sempre scritto. Da adolescente ho attraversato la fase poetica, da universitaria ho dato una mano a scrivere tesi e tesine, da prof ho scritto pagine e pagine di materiale didattico e piccoli saggi sulla mia innovativa metodologia didattica, lavori che si sono persi nei depositi delle scuole dove ho insegnato, ma non mi sono mai messa alla prova con lo stile narrativo. L'estate scorsa ho maturato il progetto di scrittura dei miei racconti, ma ancora ho esitato, fino a quando mi sono decisa ed allora ho scritto senza fermarmi, presa dal bisogno di raccontare la Morgia, così come la vedo e la amo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento o un tempo dedicato alla scrittura. Quando scrivo, dimentico il tempo che passa e i bisogni di chi mi è accanto, per questo preferisco la notte, col suo silenzio e la sua tranquillità.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Di sicuro Andrea Camilleri, che mi trasporta nella Sicilia che amo a sentirne il profumo, a respirarne la salsedine , a incantarmi col suo mare e ad avvincermi con le sue storie.
4. Perché è nata la sua opera?
Perché' ho voluto aggiungere anche io qualche pennellata all'affresco storico su Pietracupa, dipinto prima, in chiave rigorosamente storica e documentata, dalla storica A. Delmonaco, poi nei bei ricordi di C. Camillo. Ho pensato che in tanta luce di verità, fosse necessaria un po' di ombra, l'Ombra della Morgia, appunto. Penso che ognuno di noi tre abbia lo stesso obiettivo: non lasciare morire nella dimenticanza una parte importante della nostra cultura. Conosco Pietracupa e la amo, perciò ne ho scritto, ma come questo paese, in Italia ce ne sono altri a rischio, che non riescono ad affrontare il futuro.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Senza di esso non sarei quella che sono e non avrei scritto il mio libro. Molti altri contesti non sono favorevoli alla scrittura come quello in cui ho avuto la fortuna di vivere.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Sicuramente per me è un modo per raccontare la realtà oggettiva, come la vivo e la percepisco, anche se, a volte, la distorco o la ignoro, adattandola ai miei obiettivi e al messaggio che voglio trasmettere. Per me scrivere è soprattutto una forma di comunicazione in cui metto in gioco anche la mia realtà soggettiva, i miei pensieri, le mie opinioni e le mie emozioni, per quanto distaccata mi sforzi di essere. Scrivere è, quindi, svelare una parte reale di me nella difficile ricerca delle parole che stabiliscano il contatto con l'ignoto lettore da cui voglio essere compresa, accettandone il giudizio, qualunque esso sia.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Ovviamente molto, ma non è necessario parlare delle proprie esperienze per raccontarsi. In ogni lavoro letterario lo stile parla dell'autore, i contenuti scelti parlano del suo vissuto e, per quanto l'autore tenti di estraniarsi dalla sua opera, il suo pensiero lo tradisce. Non esiste un'opera letteraria che non parli ad alta voce del suo autore.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
L'idea di scrivere un libro di racconti mi è venuta qualche mese fa, quando ho recensito un libro del mio amico Claudio Camillo e la recensione è stata pubblicata da un paio di giornali molisani. In una nostra conversazione, scherzando, gli ho manifestato l'intenzione di scrivere un testo narrativo, anche se pensavo che non lo avrei mai fatto. Lui ne è stato entusiasta e mi ha incoraggiato a mettermi alla prova. Ho pensato, quindi, di tradurre in parole le storie che custodivo nei miei ricordi, ma senza mio marito, non avrei mai cominciato: è stata la sua fede nei miei mezzi comunicativi a incoraggiarmi ed è stato lui, che non ha mai letto una parola di quanto scrivevo, perché' non legge l'italiano, a dirmi che, se volevo scrivere, dovevo farlo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
I miei figli hanno letto le prime pagine e un mio amico italiano, dopo aver letto il primo racconto, ha voluto leggere anche il resto. Nessun altro ha letto il mio lavoro prima della stampa, ma ormai ero partita e non mi sarei fermata.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Sicuramente e ne fa fede il dato statistico che sempre più persone se ne servano. Anche io me ne servo spesso.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente non lo amo, anche se mi piace l'e-book, ma io sono ancora legata alla scrittura visiva. Tuttavia penso che per molti potrebbe cambiare l'approccio alla lettura.