Questo è un anno di paure, paure a volte sconosciute. Paure che ci fanno pensare di non poter trovare un futuro normale e sereno. La cosa triste è che così, molti giovani rinunciano a lottare. Serve un atto di coraggio, uno scatto di orgoglio per trovare uno spiraglio di speranza. Cerchiamo tutto ciò, intorno a noi, riappropriamoci della voglia di parlare, di dialogare, di guardarci in faccia. Ricostruiamo tutti quei rapporti che abbiamo mandato in fumo, in passato, per il troppo. Il mondo andrebbe guardato con gli occhi di un bambino, ritroviamo quello sguardo di cui abbiamo dimenticato la magia e riprendiamo in mano la nostra vita lottando per un futuro migliore. Vito Pacelli
La BookSprint Edizioni è una Casa Editrice giovane in tutti i sensi: nata nel 2010, ha un organico composto da ragazzi e ragazze, tutti al di sotto dei quarant’anni. L’affiatamento della squadra, la forte motivazione, sono la principale forza di questo team altamente specializzato.
Grazie a loro, alla loro capacità di rinnovarsi in continuazione, di cavalcare l’onda del cambiamento, la Casa Editrice BookSprint Edizioni ha assunto l’aspetto che la caratterizza oggi. Le capacità e la creatività di ognuno, unite alla vocazione ad avvalersi delle più moderne tecnologie, tenendo sempre in considerazione i progressi del settore editoriale, fanno delle pubblicazioni targate BookSprint un prodotto all’avanguardia, qualitativamente superiore.
Il racconto è un genere letterario in prosa che si caratterizza per immediatezza, brevità, densità, unicità. Gli scrittori di racconti esprimono la propria creatività attraverso un’ampia costellazione di storie. Ognuna di esse è autonoma e contiene una vicenda in sé conclusa, ma si può considerare come parte un corpus più vasto, che costituisce un tassello del percorso di ricerca dell’autore. Alcuni scrittori utilizzano lo stesso personaggio in diverse storie; una pubblicazione di racconti gialli, per esempio, può avere come protagonista sempre lo stesso investigatore.
La storia del racconto ha origini antichissime, e si perde nel remoto passato della tradizione orale, quando i mezzi per pubblicare racconti ancora non esistevano. Possiamo facilmente immaginare come le storie venissero tramandate a voce di generazione in generazione, come si arricchissero di sfumature e personaggi a seconda dell’abilità del narratore, prima di essere fissate definitivamente in forma scritta. Le prime forme orali note risalgono al Medioevo, con gli antichi generi dell’exemplum, del fabliau e del lai. L’exemplum racconta una storia, che si ritiene vera, in cui il protagonista mette in atto un certo comportamento, che gli permette di ottenere un determinato risultato, e spesso si tratta della salvezza della propria anima. Il fabliau, che può trovare un corrispettivo nella traduzione italiana “favolello”, ha origini francesi, ed è un breve racconto in versi che narra una vicenda semplice e divertente. Il lai è un racconto poetico più strutturato, suddiviso in stanze, molto diffuso in Francia e Germania, che trova ampia fortuna grazie al canto dei trovatori.
Il genere del racconto acquista autonomia sotto forma di novella, a partire dalla raccolta anonima Il Novellino (1281-1300), e si afferma definitivamente con uno dei più grandi autori di piccole storie, Giovanni Boccaccio (1313-1375). Il suo Decameron (1350-1353), una delle pubblicazioni di racconti più celebri di sempre, emancipa la novella dai canoni medievali; lo stesso termine novella ribadisce il carattere di novità, mentre se ne attesta la natura di vicenda realistica. Le caratteristiche del genere resteranno stabili sino al Rinascimento. A Boccaccio si deve anche l’introduzione dell’espediente della cornice, che viene ripreso dalla raccolta orientale Le mille e una notte e rielaborato per legarlo a vicende contemporanee, come, nel caso del Decameron, la peste del 1348.
Dopo il periodo d’oro rinascimentale, il racconto gode di alterne fortune. Soprattutto nel periodo del Barocco, il genere soffre, perde autonomia, convive con altre forme narrative: pubblicare racconti diventa sempre più difficile. Nel Settecento assistiamo a una ripresa della narrazione breve, preludio alla consacrazione ottocentesca, grazie al contributo dei più famosi scrittori di racconti di tutti i tempi.
Autori come Edgar Allan Poe (1809-1849), Guy de Maupassant (1850-1893) e Anton Cechov (1860-1904) costituiscono i massimi esempi del racconto dell’Ottocento, e saranno punti di riferimento obbligati per i successivi scrittori che vorranno pubblicare racconti.
Dopo la grande fortuna del romanzo moderno, il racconto si riafferma tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Dall’America all’Europa Orientale, gli scrittori di racconti rivendicano la maturità di un genere che riesce sempre a imporsi e a stupire, acquisendo di epoca in epoca carattere di novità. L’Italia, negli ultimi due secoli, può vantare un’ampia schiera di scrittori di racconti. Si pensi a nomi come Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Gabriele d'Annunzio, Italo Svevo, Tommaso Landolfi, Primo Levi, Alberto Moravia, Giorgio Bassani, Piero Chiara, Dino Buzzati, Italo Calvino, Antonio Tabucchi. Alcuni di essi hanno influenzato movimenti artistici di rilevanza quantomeno europea, pubblicando racconti memorabili, che sono entrati di diritto nelle grandi pagine della storia della letteratura.
Prima dei libri, prima della scrittura, la poesia era già esistente. Pubblicare poesie non era ancora possibile, ma i componimenti originari, nati come canti di lavoro, oppure composti e portati nelle piazze dai cantastorie, venivano tramandati oralmente. Allo stato sorgivo la poesia era voce, non parola scritta. La metrica regolare, la rima, la musicalità delle parole, erano tutti elementi utili alla memorizzazione dei versi; la cadenza del singolo verso creava il ritmo delle strofe, che aiutava a ricordare le parole esatte. È lecito supporre che nel lungo percorso che ha condotto alla vera e propria pubblicazione di poesie, molte delle parole originarie siano state sostituite e altrettante strofe siano andate perdute per sempre, per non parlare delle liriche che non sono mai passate per il torchio. È molto difficile stimare le dimensioni di questo tesoro artistico inghiottito per sempre dall’oblio.
La poesia si caratterizza sin da subito per la sua densità semantica. Grazie anche alle qualità musicali del componimento, le parole diventano un mezzo espressivo molto potente, con una forza evocativa di gran lunga superiore alla prosa, sia essa in forma di romanzo o racconto. La parola assume una duplice funzione: comunicare un significato, e produrre un suono. Questa particolare caratteristica trasforma il linguaggio in uno strumento musicale dalle potenzialità ineguagliabili. Inoltre, prima della stampa e degli editori , quando pubblicare poesie non era pensabile, i cantastorie recitavano i versi cantando e danzando, potenziando il componimento con la teatralità dei propri versi.
Come si può facilmente capire, la poesia è un genere che pone enormi difficoltà di traduzione. Quando un editore decide di pubblicare poesie di autori stranieri, bisogna mettere in conto un lungo lavoro di trasposizione linguistica. I suoni della lingua madre vanno irrimediabilmente perduti; per quanto possibile si cerca di preservare il ritmo originario, ma più spesso si deve creare una nuova sonorità che meglio si adatta al mercato nazionale. Tutto questo richiede un lungo lavoro da parte dello staff della casa editrice.
L’evoluzione del genere ha portato la poesia a cambiare notevolmente nel corso dei secoli. Per lungo tempo le liriche sono state caratterizzate dalla rigidità della metrica e delle forme di componimento. Il Novecento ha visto invece l’esplosione del verso libero, con il crollo di ogni forma di creazione preordinata.
Esempio massimo di poesia rispettosa della metrica e delle regole è la Divina Commedia di Dante Alighieri, una delle migliori opere poetiche di tutti i tempi, che contribuisce all’affermazione della poesia come forma d’arte scritta. Il genere raggiunge grande popolarità tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, quando, in forma di poema epico cavalleresco, penetra negli strati più bassi della popolazione con l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel Novecento la metrica si frantuma; basti pensare alle opere di Ungaretti e Montale. Le regole del passato si avvertono come inutili e opprimenti costrizioni per un espressione che dev’essere libera e svincolata da ogni schema.
Attualmente, in ambito editoriale la poesia è nettamente dietro ad altre forme di narrazione, in primo luogo al romanzo, ma anche al racconto . Pubblicare poesie diventa sempre più difficile a causa di un mercato molto orientato alla prosa. Ma se le raccolte poetiche diventano di anno in anno più rare sugli scaffali delle librerie, sempre più liriche trovano espressione attraverso il web. È stato calcolato che ogni anno ci sono 4 milioni di nuove poesie pubblicate online.
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