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08 Ago
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Intervista all'autore - Walter Marcelli -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sin da ragazzo il mio desiderio era quello di fare il giornalista. Dopo aver svolto il tirocinio presso il quotidiano romano "Il Tempo", la vita mi ha portato ad altre scelte.
Ho ripreso l'attività giornalistica a fine anni 80, iniziando a collaborare con giornali e riviste, seguendo la cronaca e lo sport; poi la radio, quindi la televisione. A fine anni 90 sono diventato il capo ufficio stampa di una multinazionale inglese, dirigendo contemporaneamente un settimanale di attualità del litorale romane e collaborando anche con varie testate nazionali. Poi, nel 2013 la decisione di dedicarmi completamente al giornalismo seguendo le auto e lo sport. Ho diretto la rivista Experience Magazine Italia e ho iniziato a scrivere sui miei blog, prima Autostories.it e poi FootballStories.it e le relative pagine social. Poi, di conseguenza, la necessità e la voglia di trasferire sulla carta storie poco conosciute, per approfondirle come sul web non è possibile.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare. dipende dalle esigenze del lavoro e dalle situazioni del quotidiano, o dal momento, Magari mi imbatto per caso in una storia che mi colpisce e subito nasce la voglia di approfondire, di ricercare e iniziare a scriverne.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Due i riferimenti. Il primo, ovviamente, è Nick Horby, autore non solo di Febbre a 90, per me il più bel libro scritto sul calcio e la sua passione, e poi Roddy Doyle.
 
Perché è nata la sua opera?
Da sempre sono un innamorato del calcio britannico e, soprattutto, delle sue storie incredibili. La vita, poi, mi ha dato la possibilità di vivere e lavorare in Inghilterra per diverso tempo, consolidando questa mia grande passione.
Tutti conoscono le storie dei grandi campioni, ma il calcio inglese e quello scozzese è pieno di personaggi, eventi e fatti curiosi di cui pochi sanno, ma che, secondo me, meritano di essere messi sullo stesso piano di quelle delle star.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente molto. Ho seguito il calcio dai professionisti ai dilettanti ai giovani. Ho frequentato i campi di periferia e quelli dei piccoli centri. Ho lavorato e vissuto per diverso tempo in Inghilterra. Ho subito le influenze di quella letteratura. A tutto questo si è poi aggiunta la passione.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è un modo di raccontare la realtà. E attraverso il suo racconto riuscire a capire il senso del tutto.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La storia è storia. I fatti non cambiano. Ciò che possiamo fare è ricostruire, analizzare e scrivere. E nel racconto mettere dentro tutta la passione che hai.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Tutte le persone che ho incontrato nell'ambito della mia carriera giornalistico-sportiva e negli anni in cui seguivo il calcio da dentro. I miei amici scozzesi, inglesi, gallesi che mi hanno ancora più coinvolto nella passione di uno sport che, purtroppo, è però profondamente cambiato in tutti questi anni. E proprio questo cambiamento, ma ha spinto a raccontare quelle storie di un tempo che non potrà tornare, ma che ha tanto da insegnare.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie, che da sempre è stata la mia critica più attenta e severa.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è un'opportunità in più che le persone hanno per leggere e conoscere, soprattutto perché disponibile anche sui mezzi che tutti maneggiano in ogni momento della giornata.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Vale lo stesso discorso fatto per l'ebook. Vista la diffusione sempre crescente dei podcast che parlano di tutto, dall'inchiesta sui fatti di cronaca alle ricostruzioni storiche, e che la gente comunque ascolta in macchina o passeggiando, credo che l'audiolibro possa ritagliarsi un suo spazio, magari condiviso sulle stesse piattaforme che ospitano i podcast.

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