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BookSprint Edizioni Blog

02 Set
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Intervista all'autore - Daniel Blov -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Montevarchi, un piccolo paese nel centro della Toscana e sono sostanzialmente cresciuto in una vallata che si chiama Valdarno dove scorre l’Arno.
È il fiume più importante della regione, celebrato anche da Dante nel canto XIV del Purgatorio. A parte un periodo all’estero, negli Stati Uniti, sono sempre vissuto in Toscana. Attualmente vivo e lavoro ad Arezzo che è un'altra città importante della Toscana a sud di Firenze.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Sebbene sia un insegnante di italiano di scuola media e assegni ai miei studenti il compito di leggere libri, spesso gli stessi mi relazionano opere moderne, adatte alla loro età, che mi rimangono alquanto sconosciute e, a volte, mi duole dirlo, un po’ indifferenti. La gran parte dei miei studenti ama leggere i libri del filone di Harry Potter, appartenenti a questo nuovo Fantasy, che ormai ha preso piede da una ventina di anni a questa parte. Tuttavia, e a volte lo faccio, suggerirei a tutti gli adolescenti, che amano generi al limite tra il thriller, l’horror e il soprannaturale, di leggere i libri di Stephen King, almeno quelli a sfondo adolescenziale e incentrati sull'amicizia. Sarà perché quando ero io un adolescente, parliamo degli anni ’90, amavo molto leggere questo autore, che, all'epoca, era il massimo esponente di questo genere, diciamo, noir. Tuttavia, ritengo che alcuni dei suoi libri, ad esempio Stand By Me, riescano a mettere in evidenza valori sull'amicizia e sulla solidarietà a mio avviso, oggi, un po' perduti o, quanto meno, assopiti. Il libro che ho appena citato narra di un ristretto gruppo di ragazzi che decidono di partire per un'avventura. Ciò che però si rivela importante non è tanto l'obiettivo che si sono prefissati di raggiungere, quanto il percorso che li porta a stare insieme, a conoscersi meglio e ad aiutarsi reciprocamente. Parliamo di un’epoca della storia in cui i cellulari erano ancora molto lontani dal comparire nelle nostre vite. Oggi molti dei libri per adolescenti trattano forse troppo il tema della perfezione, dell'eroismo, dei superpoteri, della tecnologia a tutti i costi. Io credo invece che, specialmente a quest’età, bisognerebbe più assaporare la semplicità e il piacere dello stare insieme incondizionato.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Ritengo sia diventata ormai una scelta quasi obbligatoria, vuoi per ragioni di tutela dell'ambiente, con il risparmio della carta, vuoi perché la fruizione attraverso i dispositivi digitali di opere di qualsiasi tipo di narrazione, sia visive che scritte, ha ormai fatto breccia nelle abitudini della maggioranza delle persone. Devo dire però che il libro scritto, come qualsiasi cosa che abbia una sua componente fisica, racchiude dentro di sé un fascino che difficilmente il digitale potrà eguagliare. Il tocco della carta stampata, il passaggio delle dita sulla copertina; persino, come nel mio caso, l’abitudine di annusare le pagine che odorano di nuovo. Tutti questi piccoli gesti, apparentemente insignificanti, ma che a mio avviso sono come dei rituali, suscitano sensazioni importanti per l'essere umano che richiamano il nostro bisogno di sollecitare e di affinare i nostri sensi, non di attutirli. E in fondo, la vera vita scorre attraverso le esperienze sensoriali, non quelle virtuali.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
A volte può emergere come un colpo di fulmine. Tuttavia nel mio caso, ma credo che in generale funzioni così, non si tratta mai di qualcosa che sboccia e matura inaspettatamente. La scrittura racchiude un bisogno di narrare che è già insito in noi da molto prima che ci si accinga a mettere mano ad un libro o a una narrazione. Io ho sempre serbato questo istinto, questo tendere alla narrazione sin da quando ero un bambino. Mi ricordo che, quando avevo all’incirca otto o nove anni, volevo diventare regista di film horror e questo desiderio mi spingeva a scrivere le mie prime sceneggiature cinematografiche, per quanto rudimentali, ovviamente. Con il tempo ho abbandonato questa tensione verso il cinema per dare più spazio alla musica. Tuttavia, anche in questo caso, è stato un amore per la scrittura musicale. Poi, sul finire, dell'adolescenza, ho scoperto l'amore per la recitazione e questo voleva dire scrivere e dare vita, attraverso il corpo, ai vari personaggi che mi venivano offerti. Posso perciò dire che l'atto del narrare si può esprimere a più livelli e che non è un qualcosa che nasce dal nulla. Narrare è come un varco che si apre in te e che ti permette di trovare nuovi mondi di espressione. Scrivere un libro mi permette di liberare tutta la mia fantasia, di mettere in scena personaggi, situazioni, sentimenti in una maniera veloce e immediata.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho deciso di scrivere questo libro dopo avere riflettuto, per anni, su molti aspetti. Tra questi, c'erano le mie personali posizioni su temi di grande attualità, come la tutela dell'ambiente, le questioni di geopolitica internazionale, il ruolo delle superpotenze nella spartizione dei destini del mondo. Oltre a ciò, anche componenti più legate all'essere umano. In questo libro ho quindi cercato di sintetizzare il mio sguardo e il mio sentire rispetto a queste tematiche. Tuttavia, a me interessava creare delle realtà metaforiche e simboliche piuttosto che concepire situazioni contingenziali o personaggi fisici in carne ed ossa. Posso dire quindi che tutte le situazioni, che emergono nel libro in maniera plastica e concreta, si configurano come il pretesto per una riflessione più profonda che riguarda ognuno di noi e non il singolo personaggio del romanzo. Si tratta molto spesso di ciò che ci aspettiamo dalla vita e anche quello che, in qualche modo, ereditiamo in base alle scelte che facciamo.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Io credo che ogni lettore, che si trovi a fruire del mio libro, possa essere in grado di ricavare il proprio messaggio finale. Non ho la presunzione di aver scritto un libro pensando che, una volta terminata la lettura, chiunque potesse trarne un insegnamento o una morale dal valore universale. Certamente, uno dei messaggi più forti è quello che ogni nostra azione, ogni nostro comportamento, prima o poi, restituisce degli esiti, positivi o negativi che siano, in base a come ci si è comportati prima. In base a come si è seminato, tanto per dirla proverbialmente. Credo fortemente a questa posizione e non c'è niente di fatalista o di escatologico nelle mie intenzioni. Sono sempre stato convinto che il comportamento di oggi sia strettamente correlato a quello che potrebbe accaderci domani.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come ho già detto, la scrittura è un qualcosa che ha sempre accompagnato la mia vita. Per me la scrittura è la creazione allo stadio embrionale di qualcosa che poi eventualmente puoi sviluppare anche in altre forme narrative, plastiche e performative. Ho scritto un po’ di tutto: sceneggiature, brani musicali e, quando sono diventato attore, ho anche scritto e riadattato copioni teatrali. Scrivere mi fa sentire come se avessi in mano i destini del mondo. È come vestire i panni di un demiurgo che crea dal nulla, mentre alla fine hai anche la possibilità di diventare un deus ex machina in grado di ristabilire ordine al caos. Narrare è come un processo salvifico che può veramente aprire visioni e prospettive alternative, specialmente in un mondo come quello di oggi dove tutto è ormai fin troppo trasparente e preordinato.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Devo dire che non ci sono particolari episodi o aneddoti legati alla stesura e, ancor prima, al concepimento di questo libro. Al contrario, credo che questo lavoro sia nato attraverso un processo tutto sommato razionale e di riflessione. Una sorta di distillazione di tutte le idee che mi venivano in mente e che avrei poi sviluppato, fino alla loro ponderata combinazione e interazione. Il processo di scrittura e di stesura del libro ha seguito, in sostanza, un processo assolutamente ragionato e meditato. L’unico episodio aneddotico è forse legato alla copertina: è stata infatti mia moglie, dove aver letto il libro la prima volta, a suggerirmi quale dovesse essere l’illustrazione della copertina. Era rimasta impressionata dall'immagine di una vestaglia, indossata da una delle protagoniste, che, cadendo a terra, crea una sorta di nuvola di tessuto. Ho così raccolto il suo suggerimento comunicandolo al grafico, il quale ha accettato di buon grado. Così è nata la copertina del libro.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Tantissime volte e per i seguenti motivi. Il primo luogo la mia bassa autostima, che mi porta sempre a pensare che ciò che sto facendo non sia all'altezza e che qualcun altro, al mio posto, avrebbe fatto quella stessa cosa in una maniera migliore. In secondo luogo, l'intreccio del libro è stato veramente una sfida di non poco conto. Il mio obiettivo era quello di creare una lettura che potesse tenere il lettore vivo e partecipe dall'inizio alla fine, catturandolo all'interno di una intricata maglia di dinamiche e di colpi di scena. La creazione di questi colpi di scena non è stata per niente facile perché ognuno di questi doveva trovare una sua logica rivelazione. Il continuo disseminare indizi e il doverli raccogliere alla fine, affinché chiudessero il cerchio in maniera plausibile e non generassero quelli che, cinematograficamente, si chiamano buchi di sceneggiatura, è stato un vero rompicapo. In più, la strisciante e subdola idea che quello che stavo scrivendo fosse, in generale, scontato. Alla luce di tutto ciò, ho vacillato molte volte, pensando di non riuscire a restituire quello che nella mia testa sembrava, invece, funzionare perfettamente.
 
Il suo autore del passato preferito?
A dire la verità non ho un autore preferito, come del resto non ho un genere di musica preferito, un solo film preferito, un solo cibo preferito. Ritengo che l'apprezzare cose diverse aiuti, al contrario, ad avere una visione più ampia permettendoti di cogliere spunti anche laddove ritieni non ce ne siano. Uno dei miei autori preferiti, al quale mi ispiro, è senz'altro Stephen King, che ho citato prima. Tuttavia ci sono anche i grandi classici della letteratura, opere la cui lettura, a mio modesto avviso, dovrebbe essere imprescindibile per l'essere umano. Si va da Proust per le sue intuizioni sul concetto di tempo e sulla memoria a Dostoevskij per la sua capacità di cogliere quegli aspetti più profondi legati all’anima dell’uomo. Da Dante ad Edgar Allan Poe, da Italo Svevo a Sciascia. È impossibile citare tutti gli autori e le opere classiche che, ripeto, dovrebbero costituire il nostro pane quotidiano, senza contare la poesia e persino i capolavori del teatro, da Shakespeare a Ĉhecov. Noi abbiamo un’idea diversa oggi. Cerchiamo il genio a tutti i costi e per noi il genio vuol dire la creazione di qualcosa di nuovo. Tuttavia, ciò che appare nuovo è in realtà il risultato di una contaminazione di suggestioni vastissima. Un po' come facevano gli antichi scrittori greci e latini i quali non creavano mai niente da zero, ma, caso mai, si inserivano sulla scia di quello che altri grandi pensatori e artisti avevano concepito prima di loro.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia una tappa ormai imprescindibile, figlia dell'avanzamento tecnologico e delle possibilità che oggi il digitale offre. Come insegnante, vedo che l'audio libro sta diventando una risorsa sempre più importante, specialmente per quegli studenti affetti da problemi dell'apprendimento come la dislessia. Anche i disturbi dell'attenzione e la difficoltà di concentrazione nella lettura possono trovare nell’audio libro un valido alleato. In più l'audio libro si avvicina molto al panorama dello storytelling, cioè alla dimensione della narrazione orale. Oggi stiamo vivendo, in effetti, il ritorno di una seconda oralità, come diceva il filosofo Walter Ong. Credo quindi che l'audio libro possa eventualmente rappresentare l’espressione della parola viva, vissuta nel momento in cui viene esperita, laddove la lettura della pagina scritta appartiene a una fruizione solitaria. L'audio libro promuove l'ascolto e, volendo, una compartecipazione collettiva a ciò che viene narrato.

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