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04 Lug
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Intervista all'autore - Salvatore Viviano -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Da piccolo volevo diventare pilota, poi calciatore e per ultimo notaio, forse ammaliato da quel mondo di cui mio padre ne faceva parte, alla fine scelsi di diventare imprenditore.
Ho gestito tante aziende, alcune mie altre di altri, tutte gestite come delle caserme. Trenta anni fa, sono stato uno dei primi ad adottare delle uniformi come se fossero dei soldati, persone a cui insegnare le cose, per come vanno fatte, la cura di quello che fanno, il sentirsi realizzati, il sentirsi importanti, se pur nel loro piccolo, il fare parte di qualcosa di importante che non si ferma al semplice rapporto lavorativo. Da dove nasce tutto ciò, semplicemente da una visita in una piattaforma di scrittura on-line, dove ho trovato decine di scrittori, di quelli veri con decine di pubblicazioni, loro mi hanno consigliato di scrivere un racconto, mi dicevano scrivi, non ti preoccupare, hai i numeri per farlo, vedrai che piacerai.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco dedicarmi alla scrittura nelle prime ore del mattino, quando incomincia ad albeggiare, un te o un caffè e via a mettere su calce ciò che la notte ho immaginato di scrivere.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Camilleri
 
Perché è nata la sua opera?
Potevo scrivere qualcosa sulle industrie, sull'artigianato, oppure sulla sicurezza sul lavoro, invece avevo questo racconto dentro, come se fosse già scritto. Ero un marinaio, un sottufficiale, avevo la responsabilità di un intero equipaggio, curavo la firma del comandante e gestivo tutto ciò che era amministrazione e capo delle segreterie. Ho visto tante cose brutte ma anche enormi soddisfazioni, il mio nome era sinonimo di sicurezza e lealtà. Jordan Sandri forse è quello che avrei voluto essere.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia formazione letteraria è qualcosa di totalmente diverso dal contesto sociale nel quale sono cresciuto. Costruzioni grandi e piccole, impiantistica generale, ditte di spedizioni, sempre sul campo lavorativo, pochissimo tempo anche per leggere qualche fumetto. Nella mia vita ho scritto dei biglietti d'auguri, stilato qualche bilancio, delle verifiche, ma niente che poteva andare nelle mani dei lettori.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Penso che tutti i racconti siano una evasione dalla realtà, ma in essa si cela sempre qualcosa di noi, di ciò che siamo o quello che avremmo voluto essere.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
È una domanda a cui non posso rispondere, poiché mentre scrivevo, io vivevo quei momenti.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, non ho avuto nessuno aiuto, non ho letto nessun libro, poiché non volevo essere influenzato da niente e da nessuno. Siete stati la prima casa editrice ed è stato amore a prima ...Mail.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Le mie figlie, e i miei generi.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
No, ritengo che il fascino del cartaceo sia insuperabile.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Può anche darsi che funzioni, il problema è la non cultura della letteratura in genere.

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