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04 Lug
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Intervista all'autore - Nando Quadrelli -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato il 20 luglio 1949 a Suzzara in una villetta di via Cesare Battisti, allora le donne partorivano in casa.
Mi sono laureato in medicina veterinaria presso la facoltà di veterinaria dell’università degli studi di Parma e poi specializzato in clinica delle malattie dei piccoli animali presso l’università di Milano e sono cinquant’anni che esercito la libera professione in provincia di Mantova.
Mio padre era un maestro elementare che indossava sempre l’abito blu e teneva due matite nel taschino della giacca, la sua e quella che gli veniva data dalla direzione didattica, insieme all’altro materiale per l’insegnamento che usava esclusivamente quando insegnava.
Dopo la mia nascita gli era stata assegnata una multi classe, dalla prima alla quarta elementare, in un paesino di campagna, dove c’erano poche strade asfaltate e molti casolari non erano stati raggiunti dall’energia elettrica e la mia famiglia si era trasferita ad abitare nell’appartamento del maestro, all’interno della scuola.
Fu la mia fortuna perché passai un’infanzia fantastica, tutti i giorni giocavo fino allo sfinimento e correvo per i prati e nei boschi e l’unico pericolo che correvamo, noi bambini di quella borgata, era di annegare nel Po oppure nelle bonifiche, quando andavamo a pescare, a mani nude nel fango.
Una situazione che oggi si potrebbe avverare solo in qualche sperduto villaggio africano o del terzo mondo.
Un paio di anni fa ho avvertito il mio socio, molto più giovane di me che avrei ridotto la presenza in clinica e mi sono messo a scrivere il racconto “L’umiliazione di Redeo Crivelli”.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando capita, sia di giorno che di notte
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho uno scrittore preferito mi piacciano i bei libri e quando trovo quello che mi coinvolge, vado a cercarne altri dello stesso autore e in ognuno di loro trovo qualcosa di interessante.
 
Perché è nata la sua opera?
L’ idea mi era venuta una trentina di anni prima quando un lontano parente della famiglia di mia mamma, un avvocato brasiliano aveva bussato alla sua porta, con in mano la fotografia di una grande palazzo padronale, dove era nato e aveva vissuto il bisnonno, prima di perdere tutto ed emigrare i Brasile a San Paolo, nei primi anni del novecento.
Mia mamma conosceva le disavventure di quel parente, sapeva che era cugino di suo padre e portava il suo stesso nome.
Per diverse settimane era rimasto suo ospite e per tutto il tempo che si è fermato nel mantovano l’ho accompagnato in giro per chiese e per cascine e in quel girovagare abbiamo trovato numerose testimonianze riferibili ai Crivelli che era stata una ricca famiglia di proprietari terrieri.
Il mio compagno durante quel girovagare cominciò a scoprire le sue radici e rimase talmente impressionato da chiedere immediatamente ed ottenere la cittadinanza Italiana.
Lo colpivano cose che per noi italiani sono la normalità, come i casolari risalenti al cinquecento o anche a periodi precedenti, oppure lo colpivano le lapidi commemorative presenti nelle chiese, in memoria del marito, della moglie o dei figli, che portavano le date di secoli passati.
Noi italiani siamo abituati ad avere un passato alle spalle, mentre i brasiliani non lo sono e molto probabilmente lui aveva sentito il bisogno di andare alla ricerca delle sue radici.
Da allora l’avvocato non ha mai smesso di tornare in Italia, insieme alla moglie, anche lei avvocato e quando veniva faceva tappa a Suzzara per salutarci e sono convinto che quando andrà in pensione si trasferirà nel bel paese.
Questo è stato l’input che mi ha spinto a fare qualche ricerca sulla famiglia Crivelli ed ho scoperto che nel medioevo, durante la discesa del Barbarossa in Italia c’era stata una diaspora dei membri di quella casata e così mi sono inventato il romanzo: “L’umiliazione di Redeo Crivelli”.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non lo so quanto abbia influito, per un certo periodo sono stato un assiduo lettore ma ultimamente leggo molto poco. Non ho una formazione letteraria, sono un pubblicista, iscritto all’ordine dei giornalisti della regione Lombardia e per diversi anni ho scritto articoli e diretto un giornale di categoria, sono un appassionato di storia eh ho frequentato dei corsi di storia medioevale all’università di Bologna.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Lo trovo un passatempo bellissimo che mi estranea completamente da tutto è mi aiuta a tenere sveglia la mente e invecchiando la ritengo una priorità, però non considero la scrittura solo una evasione ma anche un modo di raccontare la realtà.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non riesco ad accettare le ingiustizie, mi infastidiscono i “viscidi”, gli arroganti, i parolai, i manipolatori e nutro un profondo disprezzo per i politicanti che vivono alle spalle del prossimo, accettando ogni sorta di compromesso, arrampicandosi sugli specchi e mistificando la realtà.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Forse mia mamma
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia compagna.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo è troppo piacevole sfogliare le pagine di un libro, anche se ho letto molti racconti su ebook.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se il mio romanzo dovesse piacere, mi piacerebbe fare un audiolibro con la mia voce, per dare il giusto tono a ciò che ho scritto

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