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21 Giu
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Intervista all'autore - Daniele Pecorelli -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me la scrittura è sempre stata un qualcosa di aulico, di sacro, ma al contempo la più facile forma per interagire con il lettore,
al fine di regalare a quest'ultimo una connessione tra la persona fisica e la sua anima sensibile.
In essa io ritrovo libertà ed emozioni oscillatorie, tra le quali la gioia, la tristezza, ma anche uno spirito di accesa speranza.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Credo che tutta la mia vita sia racchiusa in questo libro;
quest'opera non è altro che la conversione dei miei pensieri da astratti a concreti, scritti in nero su bianco.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È un viaggio auto riflessivo.
Dietro alla superficialità che attanaglia il mondo, ci sono dettagli e
sfumature che riempiono la vita, dal concetto della famiglia agli amori infiniti.
Non tutti sono in grado di captare i dettagli, ma alle volte fanno la differenza ed è proprio in ciò che consiste il saper esporre con le parole più "adatte" ogni minimo argomento.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata semplice, d'altronde siamo tutti registi, protagonisti e scrittori della nostra vita, così come gli attori interpretano i ruoli nei film;
la differenza sostanziale è che noi non seguiamo un copione, ma solo ciò che ci faccia stare al meglio possibile.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un'isola deserta credo che porterei con me molteplici scrittori, tra cui Leopardi per la sua dote di immaginare cosa si stagli oltre il mare, ma anche il suo concetto di ermetismo, una volta razionalizzato e analizzato.
Porterei con me anche scrittori come Pascoli, per via del suo "fanciullino": un'isola deserta può aiutare a riscoprire sé stessi e chi meglio di lui;
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo: traccia indelebile scritta nero su bianco che dà maggior soddisfazione.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Da bambino quando a scuola chiedevano cosa si volesse fare da grandi, tutti rispondevano "calciatore", "astronauta", "ballerina", io risposi lo scrittore perché il mio progetto più grande era quello di scrivere una raccolta poetica; l'ho definito progetto e non sogno perché ero sicuro di portarlo a termine prima o poi, e così è stato.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho 26 anni, non sono un uomo vissuto, ma ho abbastanza per raccontare come un ragazzo così giovane possa ancora credere nei valori tradizionali e conservatori ed estenderli in qualsiasi ambito.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una gioia infinita ed un senso di appagamento impagabile; i sacrifici ripagano sempre. Basta crederci e credere in sé stessi
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Spero che la prima persona che leggerà il mio libro sia mia mamma: può volermi bene quanto si vuole, ma a livello oggettivo, è la pura verità in carne ed ossa.
Sono accetti qualsiasi tipo di critiche e/o complimenti.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia una buona strada, anche una voce adatta al contesto in cui si è può fare la differenza ed immergerti ancora di più nella trama, diffondendo enfasi e saggezza.

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