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BookSprint Edizioni Blog

15 Apr
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Intervista all'autore - Laura De Menech -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono nata a Belluno, nel cuore delle Dolomiti, ed è proprio in queste incantevoli montagne che sono cresciuta.
Nella mia infanzia è stata quindi sempre presente la neve con le sue piste da sci, come lo sono sempre state anche le varie tradizioni dolomitiche molto vicine all'Austria: sono cresciuta mangiando i canederli, il gulasch, e indossando, da bambina, i tipici abiti tirolesi "Lederhosen". E, non dimentichiamo, aspettavo con ansia l'arrivo di San Nicolò poco prima di Natale!
Ma, nonostante abiti nell'alto Veneto, ho frequentato molto anche la splendida Venezia.
La scrittura, però, è arrivata dopo.
In realtà, quando frequentavo le scuole elementari e medie, non amavo affatto scrivere; all'inizio preferivo disegnare, poi, più grandicella, ho iniziato ad amare la matematica fino a diventarne la secchiona della classe! I miei temi scolastici, nonostante non mi piacesse per nulla l'ora di italiano, avevano lo stesso un ottimo stile ed erano incredibilmente privi di errori grammaticali: erano però molto sintetici perché non ho mai amato perdermi in chiacchiere inutili.
Il vero, grande amore per la Scrittura è sbocciato prepotentemente più avanti, già in età adulta, trasformandosi ben presto in una vera e propria esigenza di scrivere e regalandomi molte soddisfazioni: ho, infatti, al mio attivo sedici riconoscimenti letterari che spero continuino a crescere.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ho sempre dedicato alla Scrittura la tranquillità della sera, tranne il fine settimana, quando è facile incontrarmi durante la mattinata seduta in un caffè, assorta nei miei pensieri e con un quaderno in grembo. Mi piace molto, davanti a un cappuccino, osservare il viavai di gente, ascoltare la musica di sottofondo e trovare così la mia ispirazione. Chi mi conosce, sa già che non deve avvicinarsi al mio tavolo se mi vede con la penna in mano!
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Da sempre adoro Stephen King che considero il mio Maestro. Ho iniziato a leggerlo da bambina, e già dalle prime righe mi innamorai subito del suo stile. Devo ammettere che mi ha insegnato molto, e il mio sogno è incontrarlo per potergli dire quanto è stato importante per me e quante cose è riuscito ad insegnarmi senza neppure conoscermi. Vorrei poterlo ringraziare per avermi illuminato la vita attraverso i suoi libri. Grazie Maestro mio!
 
Perché è nata la sua opera?
La mia intenzione era quella di scrivere un breve racconto, poche pagine ma ricche di significato. Poi, i personaggi hanno iniziato a vivere di vita propria: ognuno di loro aveva qualcosa da dire perché, in realtà, hanno tutti una ricca personalità e ho dovuto dar loro la possibilità di dire ciò che volevano rispettando i loro caratteri. Così il racconto ha iniziato ad allungarsi e si è trasformato in un breve romanzo mantenendo, comunque, il messaggio iniziale da trasmettere al lettore.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
A dir il vero, nulla.
Forse, sarebbe più corretto dire, nel mio caso, quanto ha influito il mio carattere sulla mia formazione letteraria.
Sono sempre stata un bimba introversa, che non amava socializzare e, nello stesso tempo, molto curiosa e attratta dal mondo del Sapere; per questo motivo, i libri hanno rappresentato subito per me il luogo ideale dove rifugiarmi per stare in pace e per soddisfare i miei infiniti "perché" (prima dei libri, il bersaglio delle mie domande ossessive era la mamma!).
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Diciamo che scrivere è "la mia Realtà", dal momento che mi permette di uscire dalla banalità del quotidiano per descrivere ciò che sento di questo vivere la realtà di tutti i giorni. Forse è un mio modo per poter vivere la Realtà dandole quel senso che non riesco a trovare nelle cose ripetitive ed esasperanti di tutti i giorni: scrivere diventa perciò essenziale per trascendere il quotidiano, trasformandolo in qualcosa di speciale per poi, alla fine, eternizzarlo attraverso la parola scritta.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Se il grande Marcel Proust amava ripetere che "Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso", io posso aggiungere che "Ogni scrittore, quando scrive, scrive sé stesso".
La cosa è inevitabile: ci sarà sempre un episodio, un personaggio, o soltanto una frase che riporta a sé stessi; e se questo non accade come ricordo, lo farà sicuramente come stile letterario o modo di pensare e affrontare la vita che diventerà la caratteristica, la firma di quel determinato scrittore. L'albero si riconosce dai frutti, e lo scrittore dalle sue opere.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, nessuna persona in particolare.
In realtà, quest'opera è nata dalle mie passioni e dalle letture che mi hanno sempre accompagnato durante la mia vita.
Si sa, oramai, che amo la Filosofia da sempre, e proprio da sempre esiste in me il desiderio di incontrare proprio quella figura leggendaria che incarni doti quali la Saggezza millenaria ormai perduta, e una grande nobiltà d'Animo, dote rarissima se non addirittura mitologica.
Ho immaginato quindi questo incontro ed è nato il libro.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno, come sempre!
Tutti i libri che ho scritto finora sono stati sempre una sorpresa per chi mi conosce: molti, addirittura, non erano nemmeno a conoscenza di questa mia passione, ma si sono resi improvvisamente conto del motivo per cui mi vedevano sempre con una penna in mano.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
In realtà, ho due pensieri opposti.
Il pensiero positivo mi suggerisce che la vera natura del libro è la carta: chi può negare il piacere di entrare in una libreria, ammirare tutte quelle belle copertine, leggere le prime righe inebriandosi dell'inconfondibile profumo di carta e inchiostro? Per me si tratta di una sensazione unica e insostituibile.
Con l'e-book, questa magia non esiste; con un semplice click possiamo avere a disposizione l'intera Biblioteca di Pergamo nel nostro smartphone...
Ma veniamo al mio pensiero negativo, quello che mi fa veramente paura: l'Intelligenza Artificiale.
Ammetto di essere una grande appassionata di tecnologia, e l'IA mi ha affascinato sin da subito, dal momento che il suo potenziale è praticamente infinito; purtroppo, però, è in grado anche di scrivere tranquillamente un libro in una manciata di secondi, dato che è in grado di attingere a miliardi di fonti di informazione in tempo reale.
Quindi, ottimo per la saggistica, ma per il resto?
L'Anima dello scrittore sarà perduta per sempre, come pure le sue esperienze di vita e i dolori che hanno contribuito alla nascita della sua opera.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è un'alternativa validissima solo per i non vedenti, a mio parere.
Ritorniamo al discorso di prima: per vivere appieno un libro, è necessario prenderlo in mano, toccarlo, ascoltare il fruscio delle pagine sotto le dita, sentire il profumo della carta e dell'inchiostro... È importante pure ammirare il tipo di carattere che è stato scelto, le dediche iniziali, gli spazi tra un capitolo e l'altro... insomma, tutto ciò che rende vivo un libro.
In poche parole, un libro deve essere vissuto nel suo insieme, non basta ascoltarlo. Allo stesso modo non è sufficiente ascoltare la voce di una persona: abbiamo la necessità di guardarla negli occhi, di ammirare gli abiti che indossa e di vedere come si muove e stringerle la mano. Solo così possiamo interagire veramente con gli altri, altrimenti è come rinchiudersi in una stanza e ascoltare la radio. Niente di più.

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