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21 Mar
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Intervista all'autore - Francesco Giofré -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato in un paesino della Calabria che si chiama Comerconi, frazione di Nicotera (VV). Vivo a Medolago (BG), dove mi sono trasferito negli anni '70 per ragioni di lavoro.
I miei genitori contadini mi hanno mantenuto agli studi e ho conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l'Università di Messina. Dopo la Laurea ho insegnato per un anno in Sardegna e poi qui. Dopo lunghi anni d'insegnamento ho vinto il concorso per Presidi e ho diretto prima Scuole Medie e poi Istituti Comprensivi della provincia di Bergamo. Non ho mai deciso di diventare scrittore. È capitato per caso, avendo voluto raccogliere in un testo, che poi ho intitolato "4 amici e nu porcu", i pezzi che scrivevo per due periodici pubblicati a Nicotera: PROPOSTE e POLIS. Poi è venuto il resto.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ora che sono in pensione oltre a scrivere mi dedico anche all'orticoltura, silvicoltura e frutticoltura. Dedico alla scrittura le ore serali e alla lettura le ore mattutine. Come a me piace dire sono un tipo a cui piace curare la cultura e la coltura. Ho un campicello ed una discreta biblioteca.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Premetto che mi piace di più leggere o rileggere i classici. Tra gli autori contemporanei mi piace leggere i libri di Andrea Vitali, Marcello Veneziani, Mauro Corona.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera, i cui argomenti sono incentrati nell'ambiente in cui mi sono cresciuto, Comerconi, nasce per il desiderio di raccontare, recuperandoli nella memoria, episodi, fatti, personaggi, siti del Paesello di modo che anche i giovani di adesso ritrovino le loro tracce in un passato non vissuto, ma presente nelle vie, nelle case, nei fatti, nei luoghi dove vissero i loro antenati e contribuirono a fare la storia del Paese che oggi è loro. In poche parole: "per non dimenticare"!
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Entrambi gli ambienti hanno contribuito tanto nelle mia formazione letteraria: il primo, quello delle origini e della formazione educativa e scolastica, perché mi ha dato gli strumenti e i basilari per imparare a scrivere; il secondo perché mi ha aiutato ad ampliare gli orizzonti, a saper analizzare il presente e trovare nel passato ed anche nell'attuale argomenti su cui riflettere e per i quali ne valeva la pena mettere un po' di nero sul bianco.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo per raccontare la realtà, a volte anche con coloriture personali.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quello che ho scritto e scrivo c'è tanto di me. A volte mi nascondo, a volte compaio, ma ci sono quasi sempre.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per la mia modesta scrittura, oltre che alla mia memoria, mi affido ai racconti dei miei paesani che spesso vado ancora a trovare, della rivisitazione dei luoghi e di altri documenti che ritengo interessanti. È fondamentale per me, più che qualcuno, qualcosa da raccontare, mettendola sulle pagine perché importante ai fini di cui ho detto e perché certi aneddoti rinfrescano anche l'animo e lo rendono più consapevole e leggero, riflettendo su un passato a volte ilare, per cui ispira allegria e sane risate, a volte un po' più cupo, ma che fa riflettere.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Tutti i miei scritti, prima di arrivare nelle redazioni, vengono letti da mia moglie Adelaide e da mia figlia Valeria.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
A me piace dire che lo scritto dovrebbe essere ancora letto sulla carta. Sfogliare le pagine di un libro è come cogliere le mele sulla pianta. Si ha il tempo e l'occhio di scegliere le mele più mature, come fermarsi su una pagina e riflettere su ciò che lo scrittore ha esposto e godere della bontà espressiva, dei termini e del modo di collocarli in sequenza. Tornarci e rivedere, sottolineare o evidenziare, memorizzare e riferire ...
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Va bene per chi sa leggere ma non ha tempo, per chi non ha voglia, per chi non sa leggere. Secondo me l'audiolibro contribuirà a rendere le persone sempre più lontano dagli altri. Assenti, perché per ascoltare dovranno isolarsi. Individualisti e forse anche ignoranti, perché a questo punto potrà venire meno uno dei percorsi e strumenti che le scuole hanno sempre fornito e curato, ma di cui si potrà fare a meno: la LETTURA! E non si saprà poi neppure più leggere l'etichetta di un prodotto o le istruzioni di un qualsiasi oggetto da costruire. Però se i tempi sono questi e le mode anche, ci adegueremo tutti spegnendo le luci.

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