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05 Dic
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Intervista all'autore - Luca Di Giandomenico -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Luca, sono nato e cresciuto in un piccolo paesino di provincia nelle Marche. Durante il periodo universitario all'accademia di belle arti, mi sono appassionato alla scrittura grazie al corso di scrittura creativa.
Grazie a quel corso mi sono dedicato anima e corpo alla scrittura di piccole storie che hanno riscosso pareri positivi dal professore e anche dai miei compagni di corso. Da quel punto ho iniziato a dedicare molto tempo alla scrittura che, fino a poco tempo prima, era un territorio del tutto inesplorato.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Solitamente scrivo a notte fonda, in totale silenzio, accompagnato da una tazza di Tè e da un sottofondo musicale che mi faccia entrare nel Mood giusto per il tipo di racconto che sto scrivendo. Una volta trovata la giusta ispirazione passo almeno 3 ore nella stesura.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Da amante dell'horror quale sono, non posso non citare il maestro dell'horror per eccellenza ovvero Stephen King. Insieme a H.P. Lovecraft è la mia principale fonte di ispirazione.
 
Perché è nata la sua opera?
Un po' come tutte le volte che scrivo, lo faccio senza un'idea precisa in mente. Mi piace lasciarmi ispirare da tutto ciò che mi circonda, dalla musica ai film. Ho ripreso l'idea della caccia da un altro racconto scritto qualche anno prima e ci ho costruito intorno tutta la storia.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
In realtà non mi sono mai trovato male nei contesti sociali in cui mi sono ritrovato. Naturalmente problemi, ansie e insicurezze sono state un carburante che mi hanno portato ad esternare in quale maniera il disagio che provavo ma posso dire che il contesto sociale in cui vivo e ho vissuto non mi ha mai remato contro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo sia inevitabile raccontare qualcosa di reale. Volente o nolente mettiamo sempre una parte di noi nei nostri racconti e già solo questo racconta un qualcosa di reale. Allo stesso modo la scrittura è sicuramente un modo per evadere da quella realtà che tanto ci opprime ma lo scendere a patti con sé stessi è inevitabile.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Come detto sopra è inevitabile mettere una parte di sé quando si scrive e qui in questo racconto ho messo i miei timori e la paura di un futuro incerto proprio come gli avvenimenti descritti nel libro, il protagonista si trova sempre ad affrontare l'ignoto.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente il mio professore di scrittura creativa che mi ha fatto capire le mei potenzialità e tutta le persone che mi sono state accanto dandomi man forte durante la stesura.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A familiari e agli amici più stretti.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente l'ebook sarà il futuro della scrittura per comodità e fruibilità ma secondo me il fascino del cartaceo resterà intatto e credo che in futuro si avrà una riscoperta del cartaceo, un po' come è stato il vinile nella musica.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Insieme all'ebook rappresenta un po' il futuro dei libri ma, come detto sopra, credo non si riuscirà mai a soppiantare definitivamente il buon vecchio libro, con il suo odore e il suo fascino immortale

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