Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere significa comprendere le connessioni più intime tra ciò che esiste ed è esistito nel passato, tra il mio mondo interiore e tutto che viene a stimolare la mia fantasia.
Queste connessioni siamo noi tutti che le creiamo e le manteniamo in vita, ma chi scrive ci si dedica con impegno, volontà e creatività. Inoltre è un modo per conoscermi meglio, amo entrare nei miei personaggi perché mi rivelano degli aspetti di me stessa; gioco con le mie emozioni trasformandole, comprendendone le sfaccettature, penso che tutto ciò che proviamo ci possa insegnare qualcosa, ad evolverci ed a vivere meglio.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ho voluto dedicare questo libro alla valle dove ho la fortuna di vivere da 11 anni, nel Trentino, la valle dei Mocheni, o Bersntol, che lo scrittore Robert Musil ai tempi della Grande Guerra definì "La valle incantata", infatti ancor oggi ne traspare la magia, chi viene anche solo per una gita domenicale non la dimentica. Una valle di antiche tradizioni, miti e leggende, ma anche di persone che ben comprendono che cosa significa vivere a contatto con la natura e te lo trasmettono, in modo affabile, rendendosi sempre disponibili ad aiutarti.
Questi luoghi mi permettono di stare a contatto con la natura, cercandone anche le forme di vita più eteree e sottili che compenetrano e animano la materia fisica.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Volevo comprendere e poi cercare di trasmettere come soltanto un contatto più intimo con le leggi di natura potrà salvarci; non sono sufficienti principi religiosi e/o psicoterapie varie se non rispettiamo la nostra stessa natura e non riveriamo la Natura come Nostra Madre. Questo vuole essere il messaggio più profondo, che fa da trama sottile alla mia storia.
Lo sciamanesimo non è qualcosa di esotico o carnevalesco, fonte di curiosità per chi vive in un mondo tecnologico, ma è connesso col nostro stesso intimo, se cerchiamo in noi, sotto le strutture socio-culturali e religiose. Io ho vissuto come il mio protagonista Barnaba una sfida, una ricerca interiore.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Doveva essere "La Valle incantata", ma richiamava più una favola.
Il Salvanel mi è sembrato essere una rappresentazione interessante dei miti della Valle Incantata, nella sua unicità ma anche familiarità con analoghe figure presenti in altre valli alpine. Non solo, anticamente questi esseri erano i fauni, tra i quali è ben noto il dio Pan: corna, orecchie appuntite, aspetto selvatico tra l'uomo e la bestia. Questi esseri erano noti per le loro emanazioni di forza tellurica, le energie emanate da Pan erano così sconvolgenti che provocavano, appunto, il "panico", un'esaltazione dei sensi che disturba la psiche.
Il nostro Salvanel è la maschera di un uomo ben civilizzato ed evoluto, tuttavia per ironia la maschera diventa parte della reale natura dell'essere umano.
Questa storia si ambienta nel '800 ma mi pare attualissima.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Farei due nomi, un classico, Hermann Hesse ed un contemporaneo, Ken Follett.
Li porterei entrambi, perché sono assentata di letture!
Hermann Hesse è il primo scrittore che ho davvero amato nella mia adolescenza ed ancora mi piace, ammiro la sua capacità di trasformare la narrativa in poesia, di essere al tempo stesso sensuale e spirituale.
Ken Follett perché è meravigliosamente prolifico, riuscendo sempre a interessare e avvincere, portandoci attraverso diverse epoche storiche, che rappresenta alla perfezione, nei dettagli di vita quotidiana, con personaggi e avventure che non mancano di coinvolgere.
Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo. Adoro collezionare libri.
Tuttavia l'Ebook risulta molto comodo, ad esempio per chi viaggia frequentemente in treno o in aereo ed evita di portarsi il peso dei libri cartacei.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Da quando ero piccina ho sempre amato leggere, mio padre mi prendeva in giro perché ero sempre con la testa nel mondo dei sogni, così diceva.
Però ho compreso che per diventare scrittore non basta avere fantasia o amare le storie scritte da altri, ci vuole tecnica, dedizione, pazienza.
Ho potuto dedicarmi a tutto questo quando ho lasciato il mio lavoro di insegnante a tempo pieno. Il mio pubblico non sarebbe più stata una classe di adolescenti più o meno interessati, o annoiati, ma forse un pubblico più vasto, da coinvolgere con argomenti che sento come autenticamente miei.
Ho voluto iniziare con un romanzo storico di ben 520 pagine, altro che brevi novelle! Si tratta di "Anime ribelli, Margherita e Dolcino al rogo".
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il mio progetto era dedicare il mio secondo romanzo alla valle dove abito; più volte ho iniziato, cercando l'ambientazione in periodi storici diversi... prima o poi subentrava il cosiddetto blocco dello scrittore. Lo scorso autunno andai a Roma, a trovare mio figlio che vi risiede, volli visitare la basilica di San Paolo fuori le mura. Leggendo la storia del terribile incendio che la devastò nel 1824 ebbi come una folgorazione, dovevo ricamarci una storia di vita vissuta.
Apparentemente ero un fatto slegato dal progetto di scrittura a cui tenevo, ma proprio questa sfida mi ha stimolato la creatività. Ho trovato un nesso tra Roma e questa valle, all'epoca parte dell'impero austroungarico, e tutto è andato liscio, senza più interruzioni.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
La gioia è grandissima, da quel momento le cose immaginate prendono corpo e divengono un dono, per chi lo voglia accettare e dedicargli il tempo della lettura.
Una parte più profonda di me crea una comunicazione speciale con il lettore o la lettrice, questo è il dono, che combina l'aspetto materiale dell'oggetto con quello spirituale, dell'incontro di anime.
Complimenti all'equipe tutta di BookSprint, fantasticamente efficienti, rapidi e gentili, un plauso al grafico che ha realizzato una magnifica copertina, infatti con grande empatia ha saputo interpretare la visione che gli ho veicolato.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Principe Amr, il mio compagno, a cui leggevo capitolo per capitolo. Lui mi ha dato sempre utili suggerimenti, oppure divertenti: si immedesimava nei miei personaggi e li recitava come su un palcoscenico. Mi trasmetteva non solo spunti ma anche l'entusiasmo nel proseguire.
La prima a leggere l'opera completa è stata mia figlia Federica, che ha ultimato la lettura in tre giorni, nonostante i suoi numerosissimi impegni, e alla fine mi ha detto: "Mamma, sei la mia scrittrice preferita!"
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piacciono molto, ora ho un abbonamento perenne. Li ascolto da parecchi anni, specialmente quando guido o nei viaggi, ma anche camminando.
Certamente non si prestano molto i libri per studio o che si desidera approfondire, qui necessita il cartaceo, e non devono essere storie dall'intreccio troppo complicato. Inoltre con il libro cartaceo c'è un legame diverso, più affettivo.
I miei romanzi si presterebbero entrambi per un audiolibro, mi piacerebbe realizzare questo progetto, magari con la collaborazione degli amici di BookSprint.