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BookSprint Edizioni Blog

04 Ott
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Intervista all'autore - Gianpiero Bessone -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Pinerolo a una trentina di chilometri dalla città di Torino, negli anni del boom economico e dello sviluppo industriale, in una Italia che di lì a poco si sarebbe trovata ad affrontare le lotte operaie e studentesche e gli anni di piombo.
Dopo aver perso mio padre all'età di sei anni, ho frequentato tutti i gradi della scuola primaria e secondaria in Pinerolo. In questa cittadina, ho coltivato le amicizie giovanili e incontrato i primi affetti e assorbito, nel bene e nel male, le influenze di una cultura provinciale, attratta dalle nuove proposte di una visione più aperta del mondo e la connaturata e consolante anima prudente e conservatrice.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
"Il barone rampante", romanzo di Italo Calvino, uscito del '57 dunque si potrebbe dire che si tratti di un'opera datata e con forti sospetti di anacronismo. Fu anche per me una lettura adolescenziale. Il racconto, connotato da uno stile fiabesco e fantastico, narra la storia di una scelta diversa che, di giorno in giorno, si conferma e rafforza, conservandosi intatta per tutto lo svolgersi della storia del suo protagonista. La forza, tutt'ora intatta, di questo romanzo sta nella lezione che il giovane Cosimo, silenziosamente e cocciutamente, trasmette al lettore, vale a dire la coerenza e il coraggio delle proprie opzioni, sino alla disobbedienza, per quanto esse siano diverse dai canoni regolari e apparentemente prive di futuro.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Il mio dato anagrafico tradisce evidentemente una lunga militanza di manipolatore di libri, intesi nella loro fisicità e nella loro espressione materiale, concreta.
Tuttavia, ho imparato a ricavare i benefici della proposta di una lettura che permette di ampliare i contenuti dell'opera con contributi multimediali che la arricchiscono e la rendono immediatamente estensibile. È superfluo confermare che la soluzione rappresenta un enorme sviluppo in termini di disponibilità di opere scaricabili dalla rete, insieme alla possibilità di conservare grandi quantità di testi in un device, e - last but not least - alla evidente riduzione dell'impatto ambientale, in senso lato.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Bisognerebbe dire, prima di tutto, che lo scrivere è una esigenza, una spinta interiore. La scrittura è inizialmente un colpo di fulmine, nasce dalle più recondite pulsioni di esprimere se' stessi e di trasmettere sensazioni, raccontando storie e personaggi, reali e non. Pur conservando la purezza dello stupore e della emozione, la scrittura assume nel tempo il connotato di un amore consapevole, di un progetto destinato a un risultato più concreto e ad una visione più matura. L'obiettivo di uno scrittore credo sia conservare la sincerità del pensiero e della creazione stessa, scevra da misurazioni di opportunità, unitamente all’applicazione di un metodo (di uno stile, se vogliamo dire così) che renda coerente e armonico l'insieme.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Mi sono chiesto, per la verità, quale sia stata la spinta. Nonostante non esista una risposta coerente, penso si sia trattato dell'età, vale a dire la presunzione di aver qualche cosa da dire; dopo tanti anni di mestiere, mi ha convinto che valesse qualche pena tentare di trasmettere pensieri e considerazioni sul tema specifico del libro, la risorsa umana, coacervo di comunità e differenza, di coerenza e anomalia, di note e pause. Meditare sul valore sociale della irrepetibilità, in una ottica generale, partendo dal nostro piccolo perimetro.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il fil rouge dei racconti, apparentemente slegati tra di loro, è la ricerca e la riscoperta della diversità, quella distonia che ciascuno di noi porta in seno, nel profondo della propria natura, che ci distingue da ogni altro essere umano. In un'epoca di standard e di omologazioni prefabbricate, si perde la curiosità e la sensibilità che, insieme, spingono a cogliere e a riconoscere ciò che è distintivo, che ci rende unici. L'ambientazione dei racconti nell'ambito irrituale del mondo industriale, acuisce ed evidenzia la tensione tra gli obiettivi di una società tesa a regolare e catalogare l'essere umano in format statici e statistici e la realtà di questi stessi uomini, dotati di eccezioni, caratteri tipici, unicità che costituiscono il vero valore persino in una comunità avversa alle deviazioni.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Scrivo, se così posso dire, dall'età di dodici anni. Ho immaginato spesso che lo scrivere potesse diventare un modo di vivere, non tanto un modo per vivere. Le traiettorie della esistenza, le scelte e il caso spesso confusi e contemporanei, mi hanno condotto per moltissimi anni lontano dalla necessaria perseveranza e dall'impegno della scrittura.
Credo non sia un caso che, non appena conclusa la mia carriera lavorativa, sia ri-emersa la voglia di scrivere, questa volta con costanza e con il progetto di una opera finita e coerente.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Devo riconoscere ai conoscenti, ad alcuni colleghi più attenti, lo stimolo a dare un senso alla mia attitudine. Molti sono, in realtà, gli episodi. Nel tempo mi sono lasciato prendere dall'edonistico piacere della adulazione e dell'incitamento, pur conservando una sana autoironia e avendo altresì imparato a neutralizzare pensieri autoreferenziali e egocentrici. Il desiderio, invece, di lasciare un segnale - non tanto un segno - piuttosto una provocazione destinata a rimuovere lo strato dell'indifferenza sul tema trattato trasversalmente nel libro, è stato lo spunto per cominciare e continuare a scrivere.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Nel mio caso, il libro vive di vita propria. Posso dire che non ho mai pensato di interrompere la scrittura, caso mai mi sono ritrovato inviluppato in trame non previste o non programmate, ma ciò - caso mai - ha alimentato il piacere di continuare e di portare a compimento il lavoro.
Scrivere un libro, credo sia una catarsi, una purificazione, quasi una seduta di analisi, al di là del risultato artistico letterario più o meno riuscito. Per questa ragione, forse, può essere più impegnativo capire come esso vada a finire, a patto di conservare l'autenticità e la sincerità del comporre.
 
Il suo autore del passato preferito?
Due: Carlo Emilio Gadda e Umberto Eco
Non sono un freddo esteta, ma apprezzo la padronanza della lingua e l'abilità di rendere suoni dotati di significato, una musicalità (scorrevolezza) grata al solo orecchio e significati che "suonano" bene, duplice stimolo per cogliere entrambe le qualità del testo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che le disponibilità che la tecnologia ci regala, anche in letteratura vadano colte. Oltre alla comodità innegabile che l'audiolibro porta in sé, lo strumento consente di aumentare il livello di percezione dell'opera, la gradevolezza del fluire delle parole con gli accenti narrativi corretti, consentendo oltretutto una fruizione più diffusa anche per i soggetti che altrimenti non avrebbero la possibilità di accedere alle opere. L'audiolibro è un conforto, spero che si sviluppi e si implementi la pratica di utilizzare questo modo di proporre le opere.

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