Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto a Brescia.
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
“Il giro del mondo in 80 giorni” di Giulio Verne perché parla di un modo di vivere ‘british’ che non c’è più e che quindi può risultare affascinante.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Normale che ci sia questo interesse per la tecnologia. Un eBook è pratico ed economico. Non penso, comunque, che il cartaceo sparirà del tutto, anzi: credo che riconquisterà parte del mercato perso, magari con iniziative intelligenti. Chi vuole leggere un libro speciale deve sfogliarlo e sentire il profumo della carta e dell’inchiostro. Poi se lo merita, lo si può riporre in bella mostra su uno scaffale.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Diciamo un colpo di fulmine.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Diego, un mio amico che conobbi da ragazzo quando per rifiutare di svolgere il servizio militare ci trovammo incarcerati insieme. Un anno fa mi consigliò di scrivere un libro. Durante un mio isolamento per Covid decisi di provarci. A sorpresa le dita non smettevano mai di picchiettare sul tablet.
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il messaggio è quello di riuscire a vivere il presente con coraggio.
So che non è semplice e un libro non ti fa certo cambiare modo di vivere e di pensare, né farti dimenticare i problemi con cui devi purtroppo convivere. Ma ti può accompagnare in un’avventura che distrae e rende liberi, almeno con la testa. In fondo però è proprio questa la libertà: la stessa che avevo in carcere quando mi perdevo con la fantasia.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Sin da piccolo amavo scrivere poesie e racconti. Un romanzo però, fino ad un anno fa non avrei mai immaginato di riuscire a scriverlo.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Come dicevo, ero chiuso in camera isolato dalla famiglia in quanto positivo al covid. Mi servivano informazioni sui luoghi di cui scrivevo. Oltre a leggere libri, ascoltare interviste, recuperare cartine dell’epoca e vecchie immagini, mi venne in mente che la mia storia è ambientata nel 1870 quindi se recuperavo vecchi film di inizio secolo scorso, i registi rappresentavano scene di vita che potevano aver visto realmente da bambini. E così mi sono fatto una carrellata di pellicole in bianco e nero come un qualunque ragazzo oggi si farebbe di serie tv.
Poi però sono guarito e ho ritagliato il tempo qua e là.
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, mai. La storia era già lì pronta per essere scritta. Sapevo che era solo una questione di tempo. Il problema che si ha una volta scritto, è rappresentato dal rendersi conto che ci sono moltissimi errori ed imprecisioni. Poi alcune parti possono risultare difficili da capire. L’ho dovuto prendere in mano più e più volte.
Mia moglie è un’avida lettrice e mi ha aiutato parecchio: povera…
Il suo autore del passato preferito?
Jules Verne, ma non è l’unico.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piace. L’ho usato in passato in vacanza e nei lunghi spostamenti in macchina per lavoro. L’importante è la voce del lettore.