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BookSprint Edizioni Blog

19 Set
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Intervista all'autore - Luciana Servidio -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata a Napoli, dove sono rimasta per quasi 11 anni. Mi sono trasferita poi a Roma, con la mia famiglia, dove ho continuato gli studi fino alla Laurea e al Master in Traduzione Letteraria. Vivo tutt’ora a Roma.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
L’adolescenza è un’età davvero delicata e particolare, in cui sei alla ricerca di risposte per capire principalmente chi sei, perché sei qui, che senso dare alla tua vita, che strada devi prendere, quali sono le tue capacità e i tuoi doni. È un grande banco di prova, utile anche a capire quanto sei disposto a lasciarti influenzare dal mondo esterno e quanto credi in te stesso. Se tornassi adolescente sceglierei sicuramente quegli autori che hanno dato vita al settore del self-improvement o self-help, come Joe Vitale, Daniel Barrett, Neville Goddard, Neale Donald Walsch ed altri autori che come loro aiutano le persone a trovare dentro di sé le risorse per ampliare la visione e trasformare in meglio la propria vita, dandole un senso, una direzione, uno scopo.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’eBook?
Appena uscirono gli ebook ne rimasi affascinata, perché amo moltissimo leggere e trovai geniale l’idea di non portarmi più dietro il peso di uno o più libri; è stato però un amore molto breve che mi ha fatto apprezzare ancora di più il cartaceo. Come il personaggio di Lucinda nel mio romanzo, a me piace evidenziare, sottolineare, scrivere note a margine; quando sfoglio il libro appena letto, mi piace “… sentire quel lieve fruscio delle pagine e vedere tutti i colori di pennarelli ed evidenziatori rincorrersi allegramente ..”. Come possono competere con questo i tristi e asettici “.. libri digitali dell’era moderna?” Neanche il prezzo dell’ebook notevolmente più basso rispetto a quello del cartaceo è riuscito a farmi cambiare idea. E poi, vuoi mettere il fascino e la bellezza di una libreria piena di libri o del tirare fuori dalla borsa la storia che stai leggendo, anticipata dai colori e dai caratteri della copertina, l’odore intramontabile della carta stampata e il piacere di tenere in mano un libro invece che il suo surrogato digitale? Anche se ritengo importante stare al passo con i tempi e parlare il linguaggio del mondo, preferisco farlo sempre in “modalità umana” e non da umanoide. Ad ogni modo, trovo giusto che il lettore possa avere la possibilità di scegliere la modalità che preferisce.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Scrivere è un amore di lunga data. L’ho sempre fatto perché era il mio modo di conoscere me stessa e di confrontarmi con ciò che mi capitava e con il mondo in generale. Penna e carta bianca erano sempre con me e quando studiavo i grandi della letteratura mi innamoravo della loro capacità di saper trovare parole capaci di esprimere stati d’animo, emozioni, pensieri e sentimenti. Scrivere è come una lente di ingrandimento che porta l’attenzione su cose che solitamente sfuggono o passano inosservate. Scrivere è anche osservare come il nostro animo e il nostro sentire siano capaci di cambiare nel tempo. Scrivere è come cogliere il flusso della vita, seguirlo e dargli voce attraverso le parole. Scrivere per me è un po' come respirare e sì, è un amore che mi accompagna da sempre.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Più che spinta, sono stata ispirata da mia madre. Lei era una delle rare persone a cui facevo leggere alcuni passaggi di quello che scrivevo ed ogni volta mi diceva “tu dovresti scrivere”. Me lo ha ripetuto anche il giorno prima di andarsene, ma poi sono stata presa dal vuoto della sua assenza ritrovandomi senza forze e motivazione per fare alcunché. Poi, un giorno, mentre scribacchiavo al computer, l’ho sentita improvvisamente seduta accanto a me. La sua presenza era fortissima e ho sentito che era lì per un motivo ben preciso. Quasi senza accorgermene ho iniziato a scrivere. Piangevo e scrivevo e ho continuato così per un mese intero. Mentre scrivevo, ho capito che stavo scrivendo un romanzo, quello che mia madre mi aveva sollecitato mille volte a fare. Lei è stata l’ispirazione, il calcio d’inizio, le prime parole. E così è stato fino all’ultima pagina del libro: un lungo viaggio, io e lei da sole.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
La nostra vita sulla Terra è una vera e propria Scuola, dove veniamo per imparare o affinare alcune lezioni, scoprire chi siamo e di cosa siamo capaci. Persone e situazioni sono quindi uno strumento che ci serve per conoscere e ricordarci chi siamo. Luca vive un’infanzia e un’adolescenza fatta di assenza di risorse economiche e di amore eppure comprende che dietro quell’apparenza c’è dell’altro e questa certezza lo spinge a chiedersi cosa vuole dirgli la Vita e cosa deve imparare o migliorare vivendo situazioni molto spiacevoli. Anche Peter ha il suo bagaglio di dolore per la prematura morte della madre e suo padre, Mister P non si riprende più da quella perdita eppure sono persone che sanno trovare in sé strumenti e risorse per cambiare le proprie vite. I genitori di Luca, Tommaso e Angela, invece, davanti alle avversità si arrendono scegliendo di crogiolarsi nella miseria e nell’inettitudine e questo atteggiamento renderà la loro esistenza sempre più triste, vuota e inutile. Ma è proprio nei momenti forti, critici e densi che si può sviluppare una visione illuminata, da una luce che neanche sappiamo di avere dentro. Luca e Lucinda, come indica l’origine dei loro nomi, sono quelli che portano luce e visione nelle vicende dei personaggi che incontrano lungo la strada. Ritrovare la luce smarrita che tutti abbiamo dentro è una nostra responsabilità. Tutto accade dentro di noi ed è solo lì che possiamo trovare gli strumenti migliori per trasformare tutto. Se siamo disposti anche solo per un attimo ad affidarci alla Vita, anche nel buio più totale, si innesca quella visione capace di guarirci e riportarci sulla strada Maestra. Guardare dentro noi stessi e assumerci la responsabilità di ciò che ci siamo attirati è un grande atto di responsabilità. Noi possiamo trasformare tutto solo se permettiamo che questo accada: questo è il messaggio.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Più che un episodio, si è trattato di una presenza: oltre a quella fortissima di mia madre ce n’è stata un’altra: e l’Unicorno di cui parlo nel libro e che si trova sotto la dedica. Sentivo infatti che c’era altro insieme a mia madre e che mi avrebbe accompagnata per tutta la stesura del libro. Mentre mi interrogavo su questo, la figura dell’Unicorno si è materializzata davanti a i miei occhi, suggerendomi che dovevo ritrovare una statuetta che avevo perso di vista da qualche tempo. È così che sia mia madre che l’Unicorno sono finiti sulla pagina che precede il mio racconto.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Mentre scrivevo il libro non ho dato né tempo né attenzione alla mia parte razionale. L’ho chiusa nel cassetto per dare priorità a quello che mi stava arrivando. Non ho pensato e troppo spesso dubitare di ciò che si sente giusto fare blocca il processo creativo e lo riduce al silenzio. Conosco i tranelli della mente e le pretese della razionalità di controllare e gestire ogni parte di noi. Semplicemente non gliel’ho permesso e mentre scrivevo ho sentito che avevo iniziato qualcosa che avrei certamente portato a termine.
 
Il suo autore del passato preferito?
Ho letto moltissimi libri e sinceramente mi sono piaciuti tutti, anche se leggere Napoleon Hill, Og Mandino, Hannah Hurnard, Richard Bach e altri autori come loro é stata una preziosissima parte del mio cammino nella vita. Apprezzo anche i libri di avventura come quelli di Clive Cussler. Ma il libro che ha completamente trasformato la mia vita è stato ed è tuttora “Un corso in miracoli”.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo che l’audiolibro sia una genialata! Anche e soprattutto perché allena all’ascolto, una qualità che mi sembra si stia rapidamente perdendo, a favore delle immagini, della fretta, del fare molte cose allo stesso tempo. Anche se l'audiolibro è una modalità che apprezzo e pratico moltissimo, per me non può comunque sostituire la bellezza del libro cartaceo. Mi è capitato praticamente sempre che dopo aver ascoltato un audiolibro, io abbia scelto comunque di acquistare la versione cartacea, per poterlo sottolineare, evidenziare e scriverci le mie note a margine. Questa rappresenta per me una modalità irrinunciabile per godermi davvero un libro. È un po' la differenza che c’è tra il viaggiare in aereo e in mongolfiera o su una nave, dove lo scorrere lento del tempo ci dà modo di cogliere tutto ma proprio tutto di quella esperienza. Mi è successo anche il contrario: dopo aver letto il libro cartaceo, ne ho ascoltato anche la versione audio, quindi trovo che l'audiolibro sia un ottimo modo di integrare e accompagnare il libro cartaceo che a mio avviso non dovrebbe mai essere sostituito.

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