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14 Set
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Intervista all'autore - Giuseppe Belcastro -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e vissuto fino ai 10 anni in Calabria a San Giovanni in Fiore, poi nel 1960 ci trasferimmo in toscana a Pistoia, dove ho vissuto per 52 anni.
Ora vivo da 5 anni in Calabria a Belvedere Spinello, il paese di mio padre. A 22 anni, per una amicizia di un poeta scrittore, scrissi molte poesie e studiai da privatista per acquisire il diploma di magistrale ma mi diedero solo il terzo anno perché avrei dovuto frequentare ma, siccome ero operaio meccanico industriale, non potevo lasciare il lavoro. Ho fatto molte letture di poeti scrittori e filosofi e pur avendo scritto alcune poesie veramente infantili. Dai 22 in poi ho scritto poesie veramente impegnate e valide fino al 2005, poi sono cambiato e anche la mia poesia è cambiata, per la lettura di un libro buddista
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Le ore serali sono privilegiate per la scrittura, ma durante la giornata a volte anche altri orari sono stati prolifici a seconda delle ispirazioni. Gli orari di sera e notte sono sempre stai vissuti da me come un luogo veramente mio, come un riparo dalla agitazione della vita in cui poter tirare le somme di passioni e sentimenti.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Michela Murgia a parte, Pasolini, Borghes, Witman
 
Perché è nata la sua opera?
È nata in modo spontaneo nel 2005, come cronaca giornaliera di crescita coscienziale di varie verità esperite e quasi sotto dettatura di una memoria antica che ascoltavo e quindi la scrivevo, integrata nel mio vissuto con parole che trovava nel mio linguaggio.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Certamente il contesto sociale della Toscana ha influito tantissimo sul mio linguaggio, sulla parola e sui significati delle parole stesse ma anche le memorie del mondo calabrese vissuto fino ai dieci anni ha avuto un peso non indifferente sulla formazione di sentimenti e passioni.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Certamente un modo per raccontare la realtà, in quanto una volta usciti dall'ego, sovrastruttura mentale di condizionamento come da una realtà-gabbia siamo già evasi e quindi si tratta di descrizione di una realtà altra, non di una scrittura che serva ad evadere.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nelle poesie che ho scritto c'è tutto di me: sangue, passioni, sentimenti, dolore e paure, ma anche soluzioni e felicità.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Fondamentale per la stesura della mia opera è stato il bisogno di ristabilire un legame e un dialogo con l'altro che non avevo mai avuto e che avevo riscoperto con la lettura del libro di buddismo che mi ha avvicinato ad una universalità dei sentimenti che non avevo mai provato, compreso il bisogno di aiutare gli altri a liberarsi veramente
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie e al mio carissimo amico Gianluigi Paganelli di Pistoia, poeta e scrittore che mi aiutò ad aprire la mia mente nei primi anni 70,
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook potrà essere molto importante, ma il libro resterà come una lettura sicura della sua permanenza e fruibilità che la tecnologia con tutti i suoi possibili guasti non può garantire
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che sia molto interessante e importante specialmente nella poesia se gli autori stessi siano impegnati a recitarle, ma anche per i racconti perché è come sentire i racconti che sentivamo da bambini

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