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25 Ago
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Intervista all'autore - Mauro Vinci -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Non ho deciso nulla, scrivevo da ragazzo da sempre, ho deciso di pubblicare quando, facendo le notti a mio padre negli ultimi mesi di vita,
ho riletto quanto scritto anni prima e trovandolo buono mi sono deciso. dopo 10 anni ho pubblicato il secondo libro e ora dopo altrettanti eccoci qui.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è mai un momento preciso, secondo come mi vengono le cose debbo sbrigarmi ad appuntarle in qualche modo altrimenti le dimentico e poi la sera le riprendo e le metto in forma. quando ancora lavoravo e viaggiavo per ore alla guida della macchina avevo messo una matita e un taccuino sul sedile del passeggero e dovevo subito scrivere altrimenti mi perdevo, cmq c'è sempre un periodo felice e lunghi periodi bui, ma basta il sorriso o il semplice sguardo di una donna per riattizzare la fiamma.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Omero. ha scritto l'amore la guerra l'amicizia la rabbia, tutto, basta leggerlo, poi sono venuti i grandi poeti e infine i contemporanei che esprimono in piccola forma e breve gli stessi concetti che da sempre interrogano l'uomo, Ungaretti, Quasimodo, per finire con una poetessa sconosciuta Anna Maria Petrillo.
 
Perché è nata la sua opera?
In parte è nata da sé, come viene la vita di tutti i giorni; una parte tuttavia è stata sfruculiata da un libro donatomi a Natale, Poesie di Pablo Picasso. Picasso che è stato un genio, ha scritto anche alcune poesie, la particolarità di questo poeta è stata che scriveva come gli veniva, cioè un pensiero in spagnolo completato da una frase in francese e forse da un termine atavico nel suo dialetto; mi sono messo alla prova esprimendo i sentimenti nella modalità che più mi permetteva di esprimerli e così sono uscite alcune poesie espresse con parole e frasi in lingue diverse. ma il filo conduttore è sempre lo stesso: l'Amore,
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tutto o totale se esprime meglio il concetto.
il dialetto frascatano e grottaferratese con cui ho preso il latte e appreso a sorridere, il dialetto con cui giocavo con i miei coetanei bambini, poi lo studio della grammatica italiana del latino e del greco con cui ho cominciato a leggere i classici, a godere della lettura di Dante e via via Manzoni Foscolo Leopardi.
nella vita ho frequentato tutte le classi sociali, sempre rimanendo attaccato al mondo contadino, alla gente che riempiva la mia vita, ho creduto fino allo sfacelo politico e sociale verso cui ci ha portato la classe politica che non smetterò mai di rimproverare, perché tradendo principi parole e azioni ci ha ridotti alla Italia di oggi.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non so rispondere a questa domanda, non evado quasi mai dalla realtà, sono molto riflessivo e introspettivo; non sono capace di raccontare la realtà, magari lo fossi e ammiro molto quelli che sanno parlare e descrivere e raccontare i fatti e le opere della nostra quotidiana realtà. mi perdo, questo si, ad analizzare i miei sentimenti, a cercare di mettere in frasi compiute le nebulose che abitano nella mia testa e in fondo mi considero un piccolo pezzo molto automatico di questo grande complesso che è l'universo.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Questo è il mio mondo, quello che percepisco che capisco che desidero anche che non capisco che sogno che spero che sbaglio che interpreto male che era solo una mia sensazione. tutto
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ci sono le persone che hanno coinvolto i miei sentimenti donandomi la capacità di sentire e di mettere per iscritto quello che ho sentito e che sento, si può dire l'ispirazione.
la stesura dell'opera è un'altra cosa, una cosa che faccio in segreto da me, solo per le opere in lingua straniera o in vernacolo si mi hanno aiutato amici che mi vogliono bene e ai quali io voglio bene.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno, nessuno conosce quello che ho scritto, solo alcune persone hanno letto qualcosa perché ho ritenuto di farle partecipe di alcuni sentimenti o chi mi ha aiutato nelle lingue straniere, ma "il romanzo" non lo conosce nessuno.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Secondo me il futuro dell'espressione dei sentimenti dell'uomo è sicuramente nei cuori e nelle teste degli uomini, il mezzo di trasmissione del proprio sentire agli altri umani può essere qualsiasi, sicuramente tutti mezzi nuovi che il progresso ci mette a disposizione, l'ebook è uno di questi nuovi mezzi.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Idem

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