Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Dopo anni dedicati ai numeri, a scrivere relazioni tecniche dove a volte le parole faticavano ad uscire e a stare unite, ho scoperto che attraverso la scrittura si possono trasmettere agli altri sensazioni diverse.
L'emozione più grande che ho provato è stata quella di riuscire a trasferire su carta delle sensazioni che ho vissuto ma anche frutto della mia fantasia e che possano suscitare in chi legge reazioni diverse a seconda del proprio stato d'animo.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro è frutto della mia fantasia, non è nato da un'esperienza vissuta da me, ma da diversi racconti sentiti parlando con tante ragazze, donne. Credo infatti, che ogni donna, anche se vive una vita che può definire felice, ama sognare e di fronte a tante brutte notizie ama sognare qualcosa di bello.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho iniziato a scrivere quest'opera in una fresca mattina di settembre. Erano alcuni giorni che mi girava in mente una frase quando in macchina mi trovavo ferma al semaforo. Poi una mattina l'idea è diventata una realtà e le parole, fino allora nascoste nella mia mente sono diventate frasi ben definite. A mano a mano che le parole riempivano il foglio mi sono sentita una gioia interiore immensa, una sensazione di pace e allo stesso tempo di soddisfazione perché stavo dando un senso a quell'idea, a quel sogno.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata molto semplice, già dopo il primo capitolo lo avevo deciso. All'inizio i miei protagonisti non avevano un vero nome erano lui e lei, solo successivamente, ho dato il nome ma fin da subito lei, la protagonista viveva un sogno, un sogno che poi per lei, si è trasformato in realtà.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ci sono forse tanti libri che porterei con me, ma quello che in assoluto vorrei con me è La Città della gioia di Dominique Lapierre. È un libro che ogni volta che lo leggo mi turba perché mi ricorda che nella realtà ci sono ancora tante situazioni di miseria, di degradazione dove per sopravvivere si deve lottare. Ma come il protagonista scopre, in questa situazione, di avere una forza un coraggio e la capacità di amare incondizionatamente così ognuno di noi può raggiungere questo dedicando del tempo agli altri, facendo piccole rinunce e ricevere una gratitudine immensa.
Ebook o cartaceo?
Credo che siano importanti tutti e due. Io amo il libro cartaceo, mi piace il profumo della carta stampata ma soprattutto lo sfogliare le pagine mi dà la sensazione di un traguardo (la fine del libro) che piano piano arriva. L'ebook lo trovo comodo, meno affascinante ma utile quando si viaggia, quando cominciano ad aversi problemi di vista. Quindi l'uno non esclude l'altro.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
In realtà non c'è un momento ben preciso. Qualche anno fa avevo provato a scrivere qualcosa per raccontare degli episodi vissuti che avrei voluto condividere con altre persone ma il tutto è rimasto così senza corpo. Quest'anno invece, mi sono svegliata una mattina con un'idea ben precisa, con delle parole, delle frasi già formate e piano piano è venuto fuori il libro. È stato quindi un po' per caso ma credo legato al momento storico che stavo vivendo. Ho per esempio già iniziato a lavorare ad un altro libro e chissà magari fra poco riuscirò a finirlo.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Fin da bambina mi piaceva sognare, sognare ad occhi aperti. Spesso immaginavo di essere come Raffaella Carrà, capace di cantare e ballare, di condurre trasmissioni seguitissime. Questo piacere di sognare mi è sempre rimasto perché credo che grazie ai sogni possiamo colorare di più la nostra vita. Ho inoltre sempre pensato che gli occhi di una persona possano trasmettere tanto e a volte sconvolgerti. E da qui l'idea di mettere su carta queste sensazioni.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Quando ho concluso il romanzo ho provato sensazioni diverse. La prima mi sono sentita felice perché ero riuscita a scrivere qualcosa che facesse appassionare ma anche sognare, non riuscivo a credere che fossi stata capace di averlo fatto. Poi mi sono sentita svuotata, come se una parte di me si fosse trasferita sul libro e non ne facesse più parte.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
All'inizio ho mandato il libro alla casa editrice, volevo capire se effettivamente avevo scritto qualcosa di interessante. Dopo aver ricevuto una recensione positiva del mio elaborato l'ho fatto leggere ad una mia amica. Lei legge spesso e quindi volevo il suo parere, volevo capire se effettivamente potesse piacere a un ipotetico lettore.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l'audiolibro sia una versione innovativa e molto utile che permette di poter "leggere" a tutte quelle persone che per problemi vari non riescono a farlo.