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30 Giu
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Intervista all'autore - Franz Mangione -

Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
le cronache degli ultimi periodi e l’uso diffuso dei social continuano a manifestare un progressivo imbarbarimento della gioventù.
Il bullismo e le azioni simil-delinquenziali si diffondono rapidamente tanto da offrire un deterioramento dei costumi che sembra inarrestabile. Pertanto non è anacronistico il consiglio che propongo il libro “Cuore” di De Amicis per la lettura dei ragazzi che fin dalle elementari dovevano abituarsi a praticare buoni sentimenti e a crescere con quei valori umani che avrebbero caratterizzato una onesta società
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Le giornate con le mille incombenze del lavoro o della vita familiare non permette di ritagliare un minimo spazio per la scrittura. Quando tutto tace, il silenzio della notte è il momento più propizio per mettere ordine ai vari pensieri e alle riflessioni che sono balenate durante il giorno. Questo è il periodo più favorevole alla materializzazione dei ricordi, alla concatenazione delle parole e delle frasi e alla meditazione di valori etici che hanno accompagnato la mia vita
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’Ebook?
Dalla frequentazione delle numerose biblioteche e librerie della mia città non credo che ci sia una progressiva diminuzione dei libri cartacei. Uno dei motivi può essere la consapevolezza di avere tra le mani quasi la persona dell’autore e nello sfogliare il libro avvertire quasi il contatto con il pensiero e le sensazioni che si materializzano tra le parole. L’ebook lo vedo utile in quelle occasioni in cui ci sono limiti o economici o fisici, come può essere per l’audiolibro per chi ha forte limitazione visiva. Inoltre, il vantaggio del libro cartaceo la soddisfazione di contemplare i libri accostati quasi a sostenersi reciprocamente e che a vederli danno l’invito a prenderli, sfogliarli e girarseli tra le mani.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Scrivere per me non può essere mai un colpo di fulmine. È piuttosto una “malattia”, un bisogno dell’anima, un volersi proiettare all’esterno per contemplarsi, ammirarsi, criticarsi, e allargare lo sguardo all’esterno per carpire i segreti della realtà fisica e della vita interiore. È quasi una necessità, un bisogno iniziato dalla prima giovinezza per prendere coscienza di me, del prossimo e della vita.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Quando iniziai a scrivere non mi prefiggevo certo di realizzare un libro. Scrivevo come avevo fatto in tutto il mio passato. Scrivevo quasi giornalmente pensieri, ragionamenti, sentimenti che mi venivano dentro ma fine a sé stessi non per lo scopo di scrivere un libro. Per questa finalità ho lasciato perdere tanti diari nei vari trasferimenti della mia vita. Solamente in quest’ultimo periodo, avendo constatato le tante pagine scritte e avendole rilette, ho capito che avrei potuto riunirle in un libro che rappresenta quindi i pensieri e le sensazioni di questi ultimi 40 anni quasi a volerli cristallizzare.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me non ha mai rappresentato una evasione dalla realtà. Anzi, è iniziato dall'osservazione del reale che è servita a confrontarla col mio mondo interiore. Infatti, sin dal primo risveglio, aprendo gli occhi, percepisco la realtà che mi circonda e mi trovo così pronto a vivere emozioni che poi posso fissare con la scrittura.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore??
A chi avrà il piacere di leggere questo libro vorrei suggerire di lasciarsi trasportare, quasi cullare confrontandosi sempre col reale per accogliere le emozioni che ci confermano di vivere e di essere utile a sé stesso e agli altri. La vita è meravigliosa e la si può apprezzare con l’attenta osservazione del mondo esterno e con l’assidua meditazione dei sentimenti che si nutrono nell’animo.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Durante l’esame di I Liceo Classico presso lo “Zucchi” di Monza, il professore di Italiano che lesse il mio tema, al termine degli elogi per averlo trovato interessante, mi disse: «Il giorno che scriverai un libro, ricorda che esiste anche la punteggiatura». Era un periodo storico in cui molti scrittori riuscivano a riempire una pagina intera senza alcuna interruzione e quindi senza punteggiatura. Io che, anche in quel periodo leggevo di tutto, volevo imitarli senza averne le stesse qualità. Questo periodo l’ho ricordato e in seguito credo di aver seguito il consiglio.
 
Il suo autore del passato preferito?
Non uno, ma molti sono gli autori che ho preferito nel corso della mia vita. Vedo al bramosia di leggere ho iniziato con i classici antichi studiati a scuola e poi con quelli della letteratura russa Da Dostoevskij a Gogol, Tolstoj e, soprattutto, Cechov. Poi tra gli spagnoli Miguel De Unamuno e Calderon de la Barca. La letteratura francese ha riempito molti anni delle mie letture, soprattutto quelle dell’ultimo periodo: Proust, De Beauvoir, Sartre etc. Degli italiani, oltre quelli classici, principalmente i contemporanei: Pavese, Calvino, Vittorini, Svevo ecc.… Da ognuno di questi autori ho carpito pensieri e riflessioni che mi hanno aiutato.

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