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14 Giu
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Intervista all'autore - Gioia Maola -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono nata a Sora, in provincia di Frosinone e sono quindi cresciuta nelle campagne della Ciociaria.
Ho sempre considerato la penna come una migliore amica, questo perché credo che un foglio bianco non giudichi, ma sicuramente ho maturato la mia passione e la mia decisione di voler intraprendere la carriera da scrittrice proprio sui banchi di scuola, forse anche grazie alla curiosità che hanno suscitato in me i miei professori di letteratura.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Essendo ancora una studentessa, devo essere sincera, il tempo che ho da dedicare alla scrittura è veramente poco, specialmente frequentando il quinto liceo e dovendo quindi sostenere un esame; ma se sento la necessità di scrivere il tempo cerco di crearmelo attraverso un piano organizzato della settimana. Forse il momento in cui ho più fantasia però è la sera prima di dormire e uso quelle ore per buttare giù qualche idea e realizzarla appena possibile.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Domanda molto difficile, in realtà. Se proprio devo scegliere direi Dan Brown oppure Joël Dicker, anche se credo che ogni autore, così come ogni libro, ci lasci dentro qualcosa e non è da sottovalutare nemmeno l’attualità di autori più lontani come Jane Austen o Pirandello.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata durante il lockdown. Sono sempre stata affascinata dalla storia dei paesini della Ciociaria, che pur essendo molto sottovalutata andrebbe invece fatta vivere. Mia nonna da bambina mi raccontava spesso la storia del Castello di Vicalvi, che un po’ mi spaventava e un po’ mi affascinava. Durante la pandemia ho avuto modo e tempo di cercare informazioni, documentarmi sulla leggenda e interpretarla secondo un mio punto di vista, intrecciandola con la mia fantasia, la storia e la letteratura appresa a scuola anche se attraverso un computer.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sono diversi gli aspetti che mi hanno influenzato, sia positivi che negativi. Non sempre gli scrittori vengono capiti, e quando si vive in paesi così piccoli in cui la mentalità è ancora abbastanza chiusa, ci si sente un po’ fuori dal mondo; anche perché qui le possibilità non sono molte in vista di un futuro. Ma le nostre radici non si rinnegano. Sono convinta che anche tra molti anni questi luoghi, descritti anche nel mio libro, saranno sempre casa per me. Quindi nel bene o nel male, il contesto in cui si cresce è comunque fondamentale per lo sviluppo di una personalità, e in questo caso anche di una carriera letteraria.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
La scrittura è una forma di evasione nel mio caso. Scrivere è come prendere un treno che non sai mai dove ti condurrà. La scrittura è un mezzo potentissimo che a me ha permesso di vivere mille vite diverse ogni giorno, di dimenticarmi quanta atrocità c’è nel mondo e soprattutto quanto dolore e quanta sofferenza ci siano in questa vita. Mi basta prendere un foglio e una penna per dimenticami di essere Gioia e diventare qualsiasi cosa io voglia essere e ciò mi ha aiutato a distrarmi in periodi di grande stress e dolore.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel mio libro, più che di me in prima persona, c’è molto dei miei valori, delle mie idee e della mia crescita. Ho scritto questo libro tra il primo e il secondo liceo, in piena fase di adolescenza, in un periodo in cui la mia persona ha iniziato a prendere forma insieme ai miei sogni. Ma c’è anche molto delle mie radici in quanto la storia è ambientata proprio nei luoghi in cui sono nata e cresciuta.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sono molte le figure che sono state fondamentali per me nello scrivere. Senza la figura dei miei nonni materni forse non avrei mai conosciuto la leggenda di Alejandra e non mi sarei mai appassionata tanto al soprannaturale. Ma anche la mia famiglia è stata fondamentale svolgendo un po’ il ruolo di fonte di documentazione, e i miei amici che mi hanno sempre sostenuta nella mia passione per la scrittura così come i miei professori che sono sempre stati dalla mia parte incoraggiandomi anche attraverso la partecipazione a diversi concorsi letterari.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima persone ad averlo letto, anche se non interamente è stata la mia professoressa di italiano che subito dopo la stesura del manoscritto, ormai qualche anno fa, mi ha aiutata a svolgere una prima correzione rimanendo quasi commossa quando le palesai il mio amore per la lettura e la volontà che fosse proprio lei ad aiutarmi.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io personalmente mi sento più legata ai libri cartacei, forse sotto questo punto di vista sono un po’ tradizionale, ma ho il bisogno di tenere un libro tra le mani, di toccare e sfogliare le pagine, e soprattutto di sentirne l’odore. Riconosco però che l’alternativa dell’ebook non è per niente male: ti permette di portarti un libro dietro e ovunque con molta più facilità e comodità e ti permette di ottimizzare gli spazi
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se il libro è narrato da una bella voce, questa è in grado di trasportarti in un mondo a sé, di viaggiare con la mente stimolando la tua immaginazione e creatività. Io personalmente accompagnerei l’ascolto sempre con un libro tra le mani perché non riuscirei a mantenere la concentrazione senza, ma per chi non ha questo problema è l’alternativa giusta per dedicarsi alla lettura.

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