Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è dare forma a pensieri, stati d'animo, riflessioni ed emozioni.
Quando scrivo ciò che penso si materializza e tanto più il contenuto è importante, tanto maggiore è la possibilità che le mie emozioni contagino chi si avvicina al mio testo. Il primo credere in ciò che scrivo sono io, altrimenti rinuncio. Immagino che il lettore sia lì con me e credo fortemente che la mia narrazione diventi il mezzo per creare un’osmosi di stati d’animo tra me e lui.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro è un diario, il racconto reale di uno spaccato di vita personale durato dieci giorni ricchi di scoperte, insegnamenti, pensieri e riflessioni. Il libro è vita reale al 100%.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stato avvincente e appassionante.
Avvincente perché scrivere è stato come rivivere i momenti vissuti e dare memoria fotografica ai paesaggi unici di cui mi sono sentito parte integrante.
Appassionante in quanto a mano a mano che la penna scriveva mi son reso conto che stavo andando al di là di ciò inizialmente mi ero immaginato. Ho scritto il testo di getto senza minimamente rileggere neanche un rigo, per me era già perfetto così. Ero talmente trasportato da come tutto mi è uscito velocemente e senza esitazioni fino al compimento finale.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Lo scrivo anche nel libro, per una serie di circostanze c'era un altro titolo che mi sembrava calzasse benissimo: "Guida del Kungsleden per squattrinati". Ma ha vinto quello che poi è diventato il titolo del libro originale ed è giusto così.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ne porto due possibilmente: "Aurora sul Bajkal" di Sandra Frizzoni e "Mattatoio n° 5" o "La crociata dei bambini" di Kurt Vonnegut. Del primo ho ricordo di essere stato il primo libro ad avermi veramente stregato. Penso di aver avuto 11 o 12 anni quando lo lessi la prima volta, probabilmente alle scuole medie. L'avventura di un ragazzino, Pavel, da solo in luoghi incredibili ma anche difficili, inospitali e soprattutto così distanti dalla mia realtà mi hanno entusiasmato trent'anni fa e riescono a farlo ancora oggi rileggendolo.
Anche il secondo lo lessi molti anni indietro, per poi rileggerlo più volte. L'ultima volta che lo feci partii qualche giorno per raggiungere Dresda, volevo vedere i luoghi descritti adesso, a settant'anni di distanza da quel famigerato bombardamento. Penso basti questo per comprendere quanto fu importante per me quel libro.
C'è una frase che voglio citare da quest'opera, purtroppo ha una valenza molto attuale: "Dopo un massacro tutto dovrebbe tacere, e infatti tutto tace, sempre, tranne gli uccelli.
E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c'è da dire su un massacro, cose come "Puu-tii-uiit?".
Ebook o cartaceo?
Cartaceo.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mi piace scrivere e ho sempre scritto ma non ho mai pensato d'intraprendere una carriera. Ho pubblicato il mio primo libro senza alcuna premeditazione. Un eventuale prossimo libro verrà partorito allo stesso modo.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce da un piccolo taccuino utilizzato durante il mio viaggio in cui annotavo esperienze, pensieri e riflessioni quotidiane. Tornato a casa e rileggendo questo libricino scritto fittamente ho dato forma al libro. Scrivere, anche in maniera disordinata e veloce, permette di dar memoria a ciò che si vive con intensità straordinaria.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È certamente motivo di orgoglio personale: qualcuno potrà leggere ciò che volevi comunicare ed emozionarsi con lo scrittore.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia sorella, mia mamma, mia figlia la mia compagna e un mio caro amico. La prima vera tiratura di questo libro è stata di sole quattro copie.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non mi convince, parlo in maniera molto personale naturalmente. Non mi concentro abbastanza quando ascolto un libro, mentre quando lo leggo i sensi non si disperdono. Una questione di coinvolgimento.