Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Mi chiamo Concetta, sono nata e vivo a Vittoria, una città sita nella zona sud orientale della Sicilia. Sono un’infermiera, nello specifico strumentista di sala operatoria del reparto di oculistica.
Vivo con i miei tre figli e con mia madre. Sin da ragazza coltivo da autodidatta l'interesse per la musica. Scrivo testi destinati ad essere intonati. Scrivere è diventato una passione. Una passione dalla quale faccio fatica a distrarmi. Questo libro è il risultato di tutto questo. E non solo. È stato scritto al fine di portare in essere la memoria del mio prezioso padre, cui devo tanto.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
A causa di esigenze lavorative ed impegni consueti, scelgo di scrivere la notte. La preferisco al caotico giorno. Il silenzio della notte è un grande alleato, in questi casi.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio scrittore preferito è Ken Follet. Apprezzo di lui un certo e spiccato senso critico rivolto alle cose e alla realtà. Oriana Fallaci, rimane in genere la scrittrice con la quale sembra dialogare attraverso un linguaggio ispirato non solo al senso critico o ad un pensiero ricercato. Un linguaggio rivolto al desiderio di comunicare la passione ed il sentimento che lo caratterizzano. Ecco perché leggere i suoi libri, significa conoscere di più di lei e del suo pensiero. Lei è la voce pedante, affascinante del narratore costante ed in itinere. Riesce ad animare il libro, a darne un volto oltre che esserne solo una voce o un pensiero.
Perché è nata la sua opera?
La mia opera nasce, come scritto sopra, da un desiderio di mio padre. Prima di morire mi ha confessato che nel passato qualcuno (probabilmente un giornalista o uno scrittore), avrebbe voluto scrivere un libro sulla sua vita. Mio padre fino ad allora non diede mai il suo consenso. Proprio prima di morire ha esplicitamente espresso questo suo desiderio, ovvero fare conoscere la sua verità, quella verità da molti, anzi da tutti, sconosciuta. Mi chiedeva di scrivere e descrivere le sofferenze, le paure, coraggio ed il suo desiderio di ricostruirsi.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito tantissimo
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
No. Scrivere non è un evadere dal mondo che mi circonda ma è un rimanere nel mondo, conoscerlo maggiormente, comprendere le sue sfaccettature, analizzarlo con occhio critico e fermezza di opinione, al fine di riportare una descrizione quanto più possibile oggettiva, non senza alcun riferimento alla sfera personale, soggettiva ed emotiva.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Si racconta di me, del mio tutto, ovvero della mia vita di quella di mio padre e della mia preziosa famiglia.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si, mio padre.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
L'ho fatto leggere per primo a mio figlio Ismaele, dato che riesce ad esporre in breve un’analisi critica e necessaria al fine di fare sempre meglio. Il suo incoraggiamento, la sua opinione sono risultati necessari al fine di completare e perseverare in questo grande lavoro, delle volte intrinseco ma che ha permesso una visione più complessa e per questo maggiormente apprezzabile, nonostante i sentieri oscuri e le difficoltà che hanno segnato il percorso della mia vita.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Si, il futuro ebook è importante perché tascabile, pratico ma non sostituisce la carta, con le sue odorose pagine che "sanno di libro. “Una magia propria di chi è lettore appassionato e fa fatica ad approcciare con il digitale, proprio come nel mio caso.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io per esempio apprezzo più leggere che ascoltare, anche perché mentre leggo immagino ogni cosa, senza contare il fatto che amo toccare, odorare le pagine, mettere un segno, sottolineare le frasi che più mi colpiscono.