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BookSprint Edizioni Blog

03 Mag
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Intervista all'autore - Paola Falci -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura ha sempre rappresentato una dimensione fisica ed emotiva molto forte poiché quando scrivo mi sento libera, slegata da qualsiasi costrizione sociale o interpersonale e sento questo senso di libertà materializzarsi come un'infusione di estremo benessere.
Sento di non dovermi piegare a nessuno, di non essere trattenuta da tutte le costrizioni sociali e di rapporti interpersonali con i quali, purtroppo, noi tutti siamo costretti a fare i conti ogni giorno della nostra vita. Scrivere è come "montare una tenda da campeggio" dove sai che nessuno ti disturberà quando ti ci chiuderai dentro e che deciderai tu quando smontare; la scrittura è la mia "comfort-zone", il mondo dopo posso essere Paola, scevra da ogni giudizio altrui, spesso superficiale, d'apparenza e di circostanza. Inoltre rappresenta quel mondo parallelo dove sento di poter comunicare tutto a tutti, senza aver paura di farlo o di quale sarà la reazione del mio interlocutore. Con le parole posso punire ed elogiare, celebrare un sentimento o demonizzarlo, amare e odiare, in poche parole vivere come mi piace.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro mi rappresenta totalmente, anzi è l'esatta trasposizione di tutto quello che ho provato e vissuto in quegli anni bui che disegnano inesorabilmente il passaggio dall' adolescenza alla gioventù di ognuno di noi; sono stati anni di tormento che ancora oggi hanno un'eco nella mia vita da adulta, durante i quali, a fare da palcoscenico alle inquietudini del cambiamento, si sono succeduti dolorosi accadimenti familiari che come un'improvvisa "valanga" mi sono crollati addosso.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho dato un senso alla mia sofferenza sorda che non aveva in quel momento l'ascolto e il sostegno di nessuno, consapevole che, per quanto stupende siano le parole in sé stesse perché cariche del loro forte, sensoriale e ancestrale significato, peccano, allo stesso tempo, del loro limite difronte alle traduzioni delle emozioni umane.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo non è stata una vera scelta, né una lunga ricerca; è avvenuta in maniera del tutto naturale e spontanea perché "Poesie dell'anima" identifica perfettamente sia il contenuto che la fonte d'ispirazione di tutto il mio libro.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei con me il "Don Chisciotte della Mancha" magari insieme a Miguel de Cervantes. Adoro questo romanzo che credo contenga in sé tutta la più alta forma ed espressione della letteratura di ogni tempo. È un romanzo umano, didattico in cui, ogni volta che lo leggo, colgo le necessità umane, scopro l'importanza della fantasia, visualizzo la follia, nella sua accezione positiva e guardo negli occhi l'ignoto e l'istinto. A mio avviso l'opera di Cervantes porta alla luce la coscienza umana nella sua totalità.
 
Ebook o cartaceo?
La mia preferenza cade sempre sul libro cartaceo che ritengo porti con sé il profumo della carta sfogliata da chi lo legge e soprattutto, in un mondo così estremamente e totalmente dematerializzato, rappresenta un tesoro che si concretizza in un "scrigno di parole" che possono essere lette e rilette.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Non ho mai pensato che la mia attitudine alla scrittura e la mia passione per questa potessero mai concretizzarsi in un libro e successivamente in una pubblicazione. Sono molto grata all'editore Vito Pacelli e alla sua casa editrice BookSprint perché mi ha dato una possibilità considerando che oggi le possibilità sono "tesori preziosi".
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non c'è un'idea premeditata ma un desiderio fortissimo di scrivere, scrivere su ogni cosa che mi accadeva, ogni avvenimento, emozione che mi attraversava, ogni situazione dolorosa che vivevo. Ho sempre utilizzato la scrittura come veicolo di comunicazione con me stessa e con gli altri e non solo nella forma di poesia ma anche di racconto breve, diario, romanzo.
Per il momento questo libro è il mio primo inedito e parto con il genere che mi è più congeniale, più vicino alla mia "indole espressiva".
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Provo una sensazione di profonda felicità perché per quanto mi riguarda la felicità è la realizzazione delle proprie fatiche e dei sacrifici che vengono dallo sforzo anche nel trasferire le emozioni dal cuore alla carta.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Non c'è stata una prima o una sola persona; ho fatto leggere qualche scritto che compone il mio libro alle persone delle quali mi sono fidata e che ho stimato di più.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Da bambina ero appassionata di una raccolta di libri e 45 giri che si vendevano in abbinamento e che si comprava settimanalmente dai giornalai. La raccolta si chiamava "Fiabe sonore- A mille ce n’è…".
Io ne ero "ghiotta" tanto da trascorrere intere giornate all'ascolto e alla lettura contemporaneamente di queste fiabe. Mi facevano sognare ad occhi aperti.
Oggi anche se l'audiolibro non rientra nelle mie preferenze, ritengo che possa essere un’alternativa abbastanza valida alla lettura attiva che però non sostituirei per nulla al mondo.

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