Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Pietro Gatti, abito a Casalpusterlengo, una piccola cittadina in provincia di Lodi. Ad oggi ho 25 anni e studio Psicologia Clinica e della riabilitazione.
Non mi piace quasi mai presentarmi attraverso aggettivi in quanto penso che i diversi contesti della vita ci portano ad assumere comportamenti, pensieri e definizioni diverse.
È proprio questo impianto filosofico, quasi riconducibile allo scetticismo che mi ha portato a scrivere "Vedila con filosofia". Un giorno mi sono chiesto: "E se non fosse così?". Assumere la prospettiva dell'altro e mettere in discussione i propri fondamenti morali penso che sia un ottimo modo per provare nuove esperienze, per sperimentare emozioni nuove e quindi crescere promuovendo ad ogni età quello che è il processo di individualizzazione.
Questo scritto ha proprio lo scopo di portare il lettore in territori che magari non conosce o permettergli di porsi domande che non hanno tempo di essere ascoltate. Tutto questo è stato pensato in un contesto in cui ciò che viene riportato non è assolutistico o universale ma criticabile, ridefinibile. Dal mio punto di vista, se dovessi dare una risposta al perché di questo libro probabilmente direi che nasce dall'esigenza di dialogare con il lettore e trovare tesi diverse in risposta allo stesso quesito.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La sera, quando tutto è più silenzioso e la vita diventa meno caotica. Definisco la sera come la culla dei pensieri, delle emozioni, della meditazione.
Il suo autore contemporaneo preferito?
È difficile definire un autore preferito. Le mie influenze sono molteplici. Attualmente probabilmente direi Vittorino Andreoli. Dal punto di vista concettuale, come si può anche osservare nel libro, è sicuramente Fabio Rizzo, in arte Marracash.
Perché è nata la sua opera?
Amo il dialogo e le capacità riflessive delle persone. Questo libro nasce proprio per far riflettere su diverse tematiche. Non mi è mai interessato creare un libro che avesse lo scopo di vendere verità, un libro assolutistico e sterile. Al contrario ho voluto creare un terreno che fosse fertile: il lettore dovrebbe, leggendo, seminare le proprie teorie.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale penso che sia uno delle influenze più forti. Sotto certi aspetti si vogliono mettere in discussione alcuni aspetti del contesto sociale contemporaneo.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo per raccontarla, analizzarla, scoprirla e metterla in discussione.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Dal punto di vista emotivo è stato sicuramente un grande investimento. Dal punto di vista intellettuale, come accennavo, lo scopo non è mai stato quello di riportare teorie assolutistiche. A volte, in alcune parti del libro si leggeranno dei passaggi che uso solo per "stuzzicare", non per definire le mie teorie.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non particolarmente. Direi più che altro le relazioni e i dialoghi con diverse persone che mi hanno fatto capire che su alcuni argomenti esistono ancora molte divergenze morali.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ottima domanda. Il primo a testare lo scritto fin dalla fase embrionale penso che sia stata la mia compagna, Silvia. È stato molto emozionante soprattutto perché su alcuni argomenti sono nate discussioni che mi hanno permesso di capire che il libro può funzionare.
Il primo lettore del saggio finito invece è stato un mio amico e vecchio compagno di corso. Con lui mi sono scontrato diverse volte su tematiche simili. È stata la persona grazie alla quale mi sono reso conto che è possibile avere divergenze morali ma essere comunque ottimi amici.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Dal mio punto di vista no. Amo le copie fisiche. L'odore del libro è parte integrante dell'emozione che suscita.
Sicuramente l'ebook è ottimale perché permette dal punto di vista economico letture più onerose.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È sicuramente una frontiera inclusiva. Permette di superare i limiti della lettura soprattutto per coloro che hanno difficoltà visive.