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13 Feb
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Intervista all'autore - Fabio Oliveri -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Cosa dire della mia vita... molto semplice, fatta di grandi affetti e famiglia presente.
Vengo da una zona alla periferia di Roma ed ho coltivato grandi amicizie, perdute poi con il tempo e gli impegni che me ne hanno regalate di nuove. Ho la passione per la scrittura dalla mia adolescenza, ho sempre amati la poesia ed il suo modo traverso di dire le cose, che se ben centrato donano colore a tanta realtà. Col tempo ne ho coltivato l'attitudine, prevalentemente da autodidatta e ne amo la compagnia.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Dedico uno spazio alla sera, prima di dormire, quando la mente è libera. Quasi ogni giorno, uso la scrittura per rilassarmi, concentrarmi, divagare ed apprendere. Ne amo la capacità di apertura e la sua natura sincera, che difficilmente si può ingannare.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Per quanto riguarda il mio autore preferito, è Cristopher Paolini, che ci ha regalato con la collana di Eragon un grande capolavoro. Credi che abbia saputo tener fede a molti dei dogmi del fantasy ed abbia saputo utilizzare un linguaggio semplice anche per grandi concetti.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata dal bisogno di affermazione, dalla voglia di emergere e dalla sete di conoscenza. Ho sempre amato i settori che possono regalare un’occasione e per questo mi sono sempre applicato e continuerò a farlo. Inoltre ho una grande passione per l'arte e la sua tendenza a grandi cose.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. Senza una formazione, senza dubbio non sarei stato in grado di comporre niente di buono, né sento il bisogno e continuerò a studiare probabilmente per tutta la vita, cosa che portò con fede dentro di me. Il contesto sociale ed il suo impatti sono stati cruciali, avendomi formato a loro volta e regalatomi un’identità.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere credo debba sempre fare i conti con il reale, altrimenti l'opera rischia di decentrarsi e perdere di valore, rimanendo un’utopia. Adoro il contatto con il materiale, la sua solidità e affermazione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. Nella mia opera quasi ogni poesia è un processo di distaccamento da un episodio della mia vita, che ne rinforza la memoria e gli dona un pensiero.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Forse mia madre, che con la sua critica sfrenata, ha saputo indirizzarmi verso il concreto.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno in particolare, avendo sempre cercato di condividere le mie poesie con amici e conoscenti, anche attraverso i social. Forse sceglierei il mio vecchio amico dell'adolescenza, al quale amavo raccontarle o qualche ragazza cui le dedicavo.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di sì, anche se il libro cartaceo ha ancora un grande effetto, non stanca, è affascinante e di buon gusto, su una libreria.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto comoda per chi come me, adora leggere la sera, infinitamente comoda e fascinosa. Regala magia a tanto applicare. Facilità la comprensione e permette di concentrarsi, focalizzando e astrazione.
 

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