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11 Feb
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Intervista all'autore - Roberto Zaoner -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Io sono una persona un po' complicata e complessa. Sono nato a Palermo e mi dispiace quando percepisco che la gente, appena sa che sono palermitano, pensa subito alla mafia e alle coppole e lupare.
Non c'è modo di convincere gli altri che la stragrande maggioranza della gente è generosa, accogliente, aperta col prossimo, civile e soffre, come soffro io, quando avverte che i sentimenti della gente che non è siciliana, prova un certo senso di avversione, quando non d'ostilità verso di noi siciliani onesti e a modo. Le mosche bianche, che sono i mafiosi, sono una minutissima minoranza invisibile, che tanto male ha fatto a noi, veri siciliani.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La notte. In quel momento della giornata trovo pace e tranquillità. Non a caso, le mie opere migliori sono state scritte di notte. Non sono distratto dall'esterno e sono in pace con me stesso.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Tra i miei autori preferiti, consiglierei il colombiano Gabriel García Márquez. Il suo stile di scrittura è scorrevole e piacevole. E poi, scusate...! È, come me, del segno dei pesci ed è nato lo stesso giorno e lo stesso mese di mio padre, e come mio padre è morto anche lui a 87 anni. Ma al di là di questa scherzosa battuta, per me è stato un grande scrittore; uno dei maggiori esponenti della letteratura latinoamericana ed è stato vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1982. Il suo modo di scrivere rapisce e il tempo quasi si ferma. Io non ho letto il suo romanzo "Cent'anni di solitudine", ma ne ho sentito parlare molto bene e mi riprometto di leggerlo nei ritagli di tempo. Il romanzo è considerato la seconda opera più importante scritta in lingua spagnola.
 
Perché è nata la sua opera?
Non c'è un motivo preciso. Le idee mi assalgono istintivamente, Non sono io che le cerco. Corro subito a scrivere i versi delle poesie e le frasi delle prose in un taccuino, per non dimenticare quel momento magico che me le ha proposte. Mi innamoro subito di quelli che diventano i miei versi e mi dispiace molto se capita che me ne dimentico, perché non ho avuto tempo di immortalarle in un foglietto e riportarle quindi nel portatile. Comunque, in questo mio ultimo libro ho preso spunto da un mio ricordo che si è fatto strada nel mio animo, ricordando la mia adolescenza con mia nonna, di Benevento, vivendo a casa nostra. Era rimasta troppo presto vedova. Poi, l'anno scorso, a giugno del 2022, è avvenuta una tragedia che ha lasciato il segno nella mia anima: la morte di mio fratello, che mi ha parecchio addolorato. In seguito, ho voluto ricordare quanto è bella la mia città, Palermo, in specie quando s'illumina di colori e diventano serate festose in quella che è la movida palermitana, con gente allegra e che ama la vita. Naturalmente, non posso elencare tutte le mie creature contenute in questo mio sesto libro, che voi, egregi e gentilissimi Signori, mi concedete la possibilità di renderle conosciute al vasto pubblico e mi date l'occasione di regalare emozioni alla gente, che è quello che realmente voglio. Grazie.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. Quello che io scrivo è parte della mia vita. Ma anche la fantasia è tanta. È un pot-pourri di vicende realmente vissute, di sogni e di mondi fantastici, insaporiti di tanta fantasia.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per raccontare la realtà, ma alcune mie opere sono di stampo prettamente trascendentale.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. Ma in alcune mie opere io non ne faccio parte. Non sono protagonista delle vicende da me raccontate. In altre, ne sono il protagonista principale.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno. Le mie opere sono imperniate di ricordi (la mia adolescenza con mia nonna), di dolori (la perdita di mio fratello), ma anche di situazioni gioiose e di amore per la vita (la movida palermitana).
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia cugina. È stata lei che mi ha chiesto in regalo il mio primo libro. Poi, mi ha confessato che si era commossa fino alle lacrime, leggendo una mia poesia, per il decesso di mia madre, dal titolo: "Ricordi senza il presente".
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non so. Ma non dà luogo ad alcun dubbio che il libro fisico, a prescindere da come sarà il futuro letterario, è tutta un'altra cosa. Ne avverti l'odore, c'è il tatto, lo puoi coccolare e appoggiarlo al petto in segno di gratitudine, di rispetto, di ammirazione, di commozione e d'affetto per averlo ricevuto in regalo, com'è successo un paio d'anni fa, quando regalai un mio libro ad una mia zia, ex autorevole insegnante c/o il liceo classico "Garibaldi" di Palermo, il più prestigioso liceo classico di Palermo e forse della Sicilia intera.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È in alcune occasioni utile. Ma non mi fa impazzire. È solo un mezzo inespressivo. Non mi piace. La lettura è tutt'altro.

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